Rifondazione e mondo cattolico

Uniti contro la povertà

intervista a Fausto Bertinotti

Liberazione 23 ottobre 1997

In una lunga intervista, rilasciata a Carlo Di Cicco dell'agenzia Asca, Fausto Bertinotti racconta il ricco e complesso dialogo tra Rifondazione comunista e mondo cattolico.

Il dialogo continua. Tra Rifondazione comunista e mondo cattolico si susseguono gli incontri, le reciproche attenzioni, i fruttuosi scambi di idee anche sui temi più caldi in cui le differenze restano. Ma la base comune, che ha attraversato ad esempio l'incontro a luglio scorso tra il cardinale Ersilio Tonini e Fausto Bertinotti alla Festa nazionale di Liberazione di Roma, è la lotta alla povertà, figlia primogenita della globalizzazione capitalista di cui nessuno più si occupa, ne indaga le cause e ne condanna il continuo espandersi.

La voce del papa più volte si è levata per ammonire i paesi ricchi a mutare la cultura stessa che è alla base dell'attuale sistema di valori, ma la reazione è stata spesso tiepida e di facciata. Da qui, anche da queste parole di un uomo anziano e malato che non sia arrende, parte il confronto serrato con Rifondazione che ha nel suo stesso Dna la lotta contro lo sfruttamento, la miseria e tutte le forme di povertà. La memoria di Fausto Bertinotti corre subito a monsignor Di Liegro, un uomo che ha saputo farsi carico con forza delle sofferenze degli esclusi e degli emarginati. «Partire da una persona è sempre un modo giusto per avviare una riflessione anche su un tema forte come i nostri rapporti con la realtà del mondo cattolico italiano. Una persona come don Di Liegro - prosegue il segretario di Rifondazione comunista - con la sua sensibilità e la sua testimonianza dalla parte dei poveri e degli esclusi, è in grado perfettamente di spiegare la nostra interlocuzione con la chiesa cattolica.

Siamo tutti di fronte al vuoto incolmabile lasciato da una scomparsa che impoverisce la vita pubblica italiana in modo grave». Di cosa ci ha parlato Di Liegro, quale è stata la sua eredità? «Ci ha parlato di una presenza di cristiani dalla parte dei poveri in una società contemporanea nella quale la solidarietà è difficile e per nulla scontata. I poveri intesi dal punto di vista economico e deprivati della possibilità di esprimersi, ghettizzati, esclusi e non considerati. La parola, l'agire e il fare alla maniera di Di Liegro incontrano la politica che non può sottrarsi a questa interrogazione che verte sulla forma stessa del fare politica. Persone come don Di Liegro, ci ricordano di operare senza integralismi. La politica deve aprirsi a queste testimonianze e deve imparare a portare su un altro terreno le medesime istanze».

Certamente Di Liegro è una figura esemplare, ma tra mondo cattolico e Rifondazione esistono anche questioni irrisolte e problemi ancora aperti su grandi temi. «Certo, penso ad esempio alla scuola privata per cui il dialogo fatica a manifestarsi in una reciproca capacità di comprensione. E con il mondo cattolico - aggiunge subito Bertinotti - abbiamo registrato una certa difficoltà di comprensione in tutta la vicenda della crisi di governo. E non è vero che la difficoltà di comprensione si spiega con il fatto che il mondo cattolico trova le sue espressioni politiche nell’ambito del centro sinistra, rispetto a una posizione, come la nostra, tesa ad alcuni obiettivi di riforma che possono essere sentiti come troppo radicali.

Mi interessa indagare il perché si è interrotto il dialogo nel momento della possibile crisi; il perché una parte ampia del volontariato sociale cattolico che opera immerso nell’emarginazione, o altre realtà di elaborazione di pensiero e di progetti pastorali, pure audaci, sono state, in quel momento, colte dal dubbio; il perché questo mondo cattolico ha sentito come l'erigersi di un muro nel dialogo avuto senza riserve. Capisco che il rischio di un'avventura della destra al governo del paese possa rafforzare un governo di centro sinistra, ma non bisognerebbe indagare - si chiede Bertinotti - di più l’adeguatezza delle risposte che possono venire o non venire a una domanda profonda di nuova qualità sociale di vita? Non ci si dovrebbe chiedere in quale misura e con quale attenzione si risponde a esigenze di persone senza voce che non riescono finora a farsi ascoltare da questo quadro politico? Perché deve essere accettato un intervento della politica inteso come male minore e perché coscienze avvertite sui mali del nostro tempo, non debbono interrogarsi sulle ragioni di chi pensa di dare risposte coerenti e giunge a rompere proprio per affermare questa possibilità?»

Ma il dialogo con i cattolici, è inutile negarlo, qualche diffidenza, all'interno di Rifondazione l'ha creata soprattutto per antiche contrapposizioni storiche che hanno spesso perduto la loro ragion d’essere. «Dentro il partito - spiega il segretario - c’è malumore e qualche preoccupazione ma non in forma particolarmente estesa. Esiste infatti la coscienza che in questi anni di processi di modernizzazione senza modernità una parte importante del popolo della sinistra si è visto privato di un rilevante partito com'è stato nella storia democratica del nostro paese il Pci mentre l'interlocuzione con parti del mondo cattolico ha mostrato consonanze sorprendenti. Lo si è rilevato nel rifiuto ad accettare il mercato come il grande ordinatore della nostra società. Si è fatta strada l'idea che in fondo a questo percorso di navigazione comunisti e cattolici potranno incontrarsi in un confronto dove si trovano concordi nella critica a una società europea solo monetarista.

Oggi nella ricerca comunista è stata sradicata la convinzione che il fenomeno religioso sia un semplice residuo di altri tempi e non esiste più l'assioma che lo stato debba occupare tutti gli spazi sociali, negando la ricerca del fenomeno religioso. Le vecchie idee sulla religione sono totalmente lontane dalla nostra ricerca ufficiale e dal sentire della grande maggioranza dei militanti».

E il percorso indicato dall'ultimo congresso nazionale, in cui tra le culture critiche con cui avviare un confronto stretto si è parlato anche della chiesa cattolica, prosegue dando buoni frutti. «Non era mai successo - ricorda Bertinotti che un cardinale della chiesa di Roma andasse a una festa ufficiale di comunisti. Ma è accaduto alla festa di Liberazione, dove il cardinale Ersilio Tonini è stato affettuosamente accolto dalla comunità della festa dei militanti di Rifondazione. Ci sono altre tracce di sviluppo di questo dialogo. Potrei citare numerosi confronti con vescovi e con esponenti qualificati di chiese locali che si sono manifestati in più occasioni.

Occorre evitare di fare la figura dell'elefante che mette il piede in una cristalliera e lasciarsi guidare dal buon senso e dalla gradualità. Ma la direzione di marcia rimane chiara. Lo stesso deve dirsi nei confronti di altre realtà culturali come i centri sociali che sono attraversati da istanze di solidarietà e da desiderio di cambiamento sociale. Non si può lasciar cadere il discorso andando oltre il dialogo e camminare insieme anche quando possono sorgere degli ostacoli. Sapevo che per me, andare alla marcia Perugia-Assisi, questa volta, sarebbe stato difficile e contrastato. I fatti sono stati meno negativi di come qualcuno ha riferito, ma ci sono andato perché non si poteva mancare ad un appuntamento tanto emblematico, a un incontro di forze sociali e ideali così diverse».

Sulla scuola non statale i punti di conflitto però permangono ed è giusto indagarli più a fondo. «Sulla scuola noi facciamo un altro ragionamento rispetto a quelli ricorrenti in campo cattolico. Il dialogo, per essere fatto in modo fecondo, richiede che non si tacciano i punti di dissenso. Noi riteniamo che il finanziamento alle scuole private sia un errore. La scuola privata ha ragione di esistere, ma noi siamo convinti che la scuola pubblica debba essere un’offerta che il paese mette a disposizione di tutti i suoi cittadini in età scolare. Ci pare significativo e qualificante investire risorse adeguate per formare tutti i cittadini dentro contenitori pluralistici. Se si abdica a questo metodo - sottolinea Bertinotti - si aprono, a mio parere, tristi prospettive.

Le scuole cattoliche avranno altre intenzioni, ma vedo già apparire i nuovi e veri beneficiari di una prospettiva di finanziamento pubblico alle private: le scuole di impronta aziendalistica con le quali la scuola pubblica sarà ridotta e frammentata ad isole di qualità e livelli diversi ai quali si accede a seconda del censo. Alle migliori e più esigenti potranno andare quelli con più mezzi, mentre i meno fortunati economicamente dovranno accontentarsi di una offerta di minore qualità. Torna allora attuale, in questo contesto, la lezione della scuola di Barbiana animata da don Milani.

Vorrei che si facesse già ora un'indagine che documentasse la selezione di classe che ormai si sta riproponendo nell’attuale scuola italiana con tanti ragazzi bollati come vuoti a perdere e che la scuola lascia a loro stessi senza rimpianti». Il confronto franco invocato da Bertinotti non si può quindi fermare sul complesso universo della bioetica. «Nel Parlamento europeo - conclude il segretario di Rifondazione - abbiamo votato per la difesa integrale della persona di fronte alle nuove biotecnologie».