AL VIA I COMITATI DI DIFESA

Fabio Sebastiani

Liberazione 20 luglio 1997

ROMA. Per essere stato uno spazio "ritagliato"' tra gli appuntamenti della festa nazionale, convocato per di più, alle dieci del mattino di un sabato assolato ed afoso, il dibattito sul welfare è andato come si dice, alla grande. Tendone affollato, confronto durato quattro ore e soprattutto tanta passione negli interventi e tra il pubblico. Il popolo comunista non va in ferie, quindi. E il clima apparentemente festaiolo che si respira allo stadio Flaminio fa da paravento ad un impegno di lotta che arriva dritto dritto a settembre quando «il groviglio dei temi» come ricorda nel suo intervento Armando Cossutta, arriverà ad un punto di svolta. Un impegno che proprio l'altro ieri durante i lavori della direzione il partito ha assunto su di sé lanciando l'invito a formare nelle fabbriche e nei quartieri i Comitati di difesa dello Stato sociale.

Comitati di lotta che avranno come primo effetto quello di smentire quel clima di ottimismo di maniera «pericoloso», come lo definisce Franco Giordano nella sua relazione introduttiva, «perché disincentiva la mobilitazione democratica».

Riforma del welfare, occupazione, riduzione d'orario, ma anche riforme istituzionali. E’ composto cosi il «groviglio» di cui parla Cossutta.

Sulla «madre di tutte le riforme» Giordano prospetta una situazione essenziale quanto difficile da gestire: «Per evitare l'imbuto dei tagli - occorre ribaltare l'impostazione mettendo al primo punto l'occupazione, recuperare il discorso sull'evasione e dare maggior forza al fatto che attraverso questi punti passa l'atto costitutivo della cittadinanza del welfare». Una cittadinanza che va difesa dalla degenerazione progressiva, dalla precarizzazione del lavoro, dai modelli facili, come quello statunitense dove 1'80% dei lavoratori ha ricevuto nel 93 stipendi inferiori a quelli presi nel '70. In Italia questo scenario si sintetizza nelle proposte di Confindustria: licenziamenti collettivi e individuali, flessibilità salariale e di orario, privatizzazione spinta come unica alternativa alla mancanza reale di una politica industriale.

«A settembre c'è bisogno di una mobilitazione democratica - sottolinea Giordano - che andrà ad innestarsi in un clima di definizione di assetti istituzionali preoccupanti». Ma la preoccupazione non si ferma qui e tocca anche il ruolo del sindacato. «I1 sindacato non ha un modello alternativo - continua Giordano - e non ha un vertenzialità».

La ripresa di settembre dovrà avere quindi un forte momento di lotta. Cossutta prospetta una situazione che non consente interpretazioni di sorta: «Se sulle pensioni ci propongono cose che non possiamo accettare diciamo di no, e diciamo di no anche se sulle riforme istituzionali ci indicano queste porcherie. Ma anche quando avremo detto di no non avremo vinto ma avremo perso, ecco perché la mobilitazione che vi chiediamo è quella di obbligare il governo a tornare indietro. Non delegate a nessuno, agite, intervenite!». Il richiamo di Cossutta è forte, ricalca in pieno la gravità del momento.

«C'è una drammatica apertura di forbice - dice Paolo Ferrero - tra attesa nel paese e mancanza di strumenti per intervenire. E' una situazione che rischia di dare il via ad una drammatica guerra tra poveri e di non far capire in realtà che cosa sta succedendo. Attesa perché i lavoratori mentre da una parte non si fidano del sindacato e intanto pensano che la matassa la sbroglierà Bertinotti». Una situazione difficile che vede la destra pronta a cavalcare, al Sud, l'opportunità dei centomila posti e, al Nord, con la Lega, a scatenarsi populisticamente contro i tagli alla previdenza. «Non possiamo rimanere in braccio a Cgil, Cisl e Uil», sottolinea Ferrero. E avverte: «I Comitati non possono essere l'unico strumento per la costruzione della mobilitazione di ottobre». Il nodo del sindacato prova ad affrontarlo Giampaolo Patta, della segreteria della Cgil: «Sentiamo una stretta e un rinvio da parte del direttivo - esordisce - e prima della fine di agosto occorre riunire i quadri sindacali». Patta denuncia un tentativo di scivolamento sui tempi stretti. «C’è la manifestazione sul federalismo e c'è la chiusura della finanziaria». Quanto e quale posto avrà la consultazione tra i lavoratori e la costruzione di una piattaforma? «Bisogna scrivere nero su bianco una data precisa - afferma Ferruccio Danini, presidente del Direttivo della Cgil - a partire dalla quale il sindacato si decida finalmente a consultare i lavoratori». Anche Danini chiede una manifestazione ma più ravvicinata, a settembre.

Durante il dibattito sono intervenuti, oltre al segretario della Federazione di Taranto, anche due segretari regionali, Nesci della Liguria e Zuccherini dell'Umbria.

Nesci ha parlato dell'importanza del welfare delle municipalità ovvero di quello Stato sociale che sta per essere letteralmente devastato dalla privatizzazione delle municipalizzate. Peppino di Iorio, della segreteria della Cgil di Napoli ed esponente dell'area dei comunisti, ha sviluppato il suo intervento parlando della necessità di dare un impulso alla battaglia sulle centomila opportunità di lavoro al Sud. «E’ una partita decisiva - ha detto - per interrompere il circolo involuttivo tra disoccupazione e stagnazione. Ci vuole per il partito un'esperienza di massa, un'iniziativa a settembre sul lavoro». Lo stesso tema è risuonato nelle parole di Gennaro Migliore, segretario della Federazione del Prc di Napoli, che ha parlato della necessità di costruire una mobilitazione dal basso.

Armando Cossutta ha aperto il suo intervento conclusivo riprendendo la critica «all'ottimismo di maniera», e mettendo l'accento sulla difficile situazione che si prospetta a settembre. «Un grande impegno organizzativo è possibile se ci sarà una consapevolezza diffusa». Cossutta si rivolge direttamente agli iscritti, ai militanti e ai quadri chiedendogli un impegno straordinario, «una infinità di iniziative diffuse». La battaglia sul welfare nell'intervento di Cossutta si salda con il risultato della bicamerale per le prossime amministrative in sei grandi città, con l’operazione Di Pietro ad opera della sinistra moderata («la direzione ha deciso di presentare in quel collegio un altro candidato»).

«E’ un momento in cui non basta l'intelligenza dei discorsi ma serve anche l'iniziativa della lotta». L'impegno su cui il partito si sta attrezzando è a tutto campo, assicura Cossutta: riduzione d'orario, scuola, trasporti, sanità. E si allarga all'Europa. «Superiamo i confini ristretti - afferma, rivolgendosi soprattutto a Cofferati - e attrezziamoci per una mobilitazione che deve essere fatta per ottenere risultati concreti». Ed è con lo stesso tono bonario che si rivolge agli esponenti dell'Area e di Alternativa invitandoli a non litigare. Il momento lo richiede.