Scandalo delle bambine-operaie di Bronte e Randazzo (Catania)

Affari e criminalità al Sud

Luca Cangemi

( deputato Prc)

Liberazione 18 dicembre 1997

Realtà sconvolgente ma che non rappresenta una sorpresa: già durante la recente campagna elettorale amministrativa di Bronte avevamo denunciato pubblicamente le condizioni di lavoro e di vita nella zona.

Il coinvolgimento nella vicenda del candidato sindaco delle destre a Bronte, nonché deputato regionale di Forza Italia (naturalmente un imprenditore tessile) è un ulteriore conferma del gravissimo inquinamento che si estende dalla società alla vita democratica ed istituzionale.

A Bronte emerge un modello che sta diventando drammaticamente tipico del panorama sociale siciliano: un distretto industriale quasi del tutto sommerso che occupa migliaia di persone in condizioni disumane: l'applicazione senza residui dei principi della flessibilità e della liberalizzazione del mercato del lavoro, una modernità selvaggia che si afferma anche connettendosi ad elementi retrivi di una data tradizione culturale.

E' necessario indagare questo "continente", capire le sue dinamiche, analizzare i suoi protagonisti. Questo modello di sfruttamento che si afferma - perché di un vero e proprio modello si tratta - ha da un lato un devastante patere di disgregazione sull'intera società, dall'altro la capacità di costruire un vasto consenso di natura transclassista, di apparire alle fasce sociali più deboli comunque in grado di fornire risposte in una situazione in cui la disoccupazione colpisce intere generazioni cui l'assenza di reddito diventa insopportabile. Un modello che d’altra parte vede crescere ed affermarsi un ceto di affaristi e speculatori direttamente espressione della criminalità organizzata o comunque ad essa collegati ma che è anche inserito in circuiti produttivi di grandi aziende definite "sane e pulite" del Nord Italia o internazionale.

L'ideologa della flessibilità e della deregolamentazione del lavoro così ampiamente diffusa in questi anni è stata particolarmente devastante nel Mezzogiorno, ha costituito un senso comune che ha visto nelle attività sommerse prefigurazioni magari un po' imperfette ma vitali, delle trasformazioni che era necessario indurre nel mondo del lavoro.

Drammatico è stato da questo punto di vista l'arretramento politico e culturale registrato da una larga parte della sinistra e del movimento sindacale.

Abbiamo chiesto che la commissione lavoro della camera dei deputati che ha avviato una indagine nazionale sul lavoro nero e minorile si rechi presto in provincia di Catania per fare una verifica sulla situazione e sull'azione degli organi dello stato preposti alla tutela dei diritti sul lavoro.

Ma vi è soprattutto la necessità di riannodare con urgenza i fili di una mobilitazione nella società che coniughi l'inchiesta e la denuncia sulle situazioni concrete con la capacità di prospettare innanzitutto alle giovani generazioni un'alternativa alla disoccupazione ed al lavoro precario o addirittura servile.