Aderisce allArea programmatica dei comunisti in Cgil e perde il distacco La democrazia non vale per tutti Paolo Repetto |
Liberazione 21 dicembre 1997
Giovanni Pallocchini, impiegato edile di Sabaudia in distacco sindacale, sta per tornare in produzione perché, dice la Fillea-Cgil, «sono finiti i soldi». Tutto qui? Niente affatto. Dietro una non-notizia si nasconde un grave episodio di discriminazione ai danni di un sindacalista, rispedito in azienda perché promotore dell'area programmatica dei comunisti nella Cgil nella provincia di Latina.
Eppure, Pallocchini aveva tutte le carte in regola per continuare a svolgere il proprio mestiere: passato alla Cgil dalla Cisl nel settembre 1995, inizia dopo alcuni mesi a girare le Camere del lavoro della zona per occuparsi delle vertenze in edilizia con risultati ragguardevoli. Gode della massima agibilità, ma ripaga i suoi responsabili portando a casa - tra l'autunno del '96 e la fine di novembre '97 - la bellezza di 600 nuove tessere all'organizzazione, "scippate" alla Cisl tra lavoratori attivi e pensionati.
Sulla sua attività sindacale nulla si può dire: tanto è vero che quando Pallocchini decide di passare dal Pds a Rifondazione, nellaprile 97, non si muove una mosca (e ci mancherebbe altro); ma non accade nulla neppure quando il sindacalista viene eletto segretario del circolo Prc di Sabaudia, benché saltasse agli occhi lincompatibilità sancita anche dallo statuto Cgil - tra la carica politica e il distacco sindacale. Evidentemente, Giovanni Pallocchini faceva gran comodo alla sua organizzazione, da indur la a chiudere un occhio sulle irregolarità statutarie.
Le cose cambiano quando inizia a diffondersi la voce di una prossima costituzione dell'area dei comunisti in Cgil, intorno alla fine di novembre, in vista della prima assemblea del 6 dicembre all'hotel Le Palme di Sabaudia. Su forti pressioni dei dirigenti nazionali e regionali della Fillea-Cgil, il segretario locale convoca Pallocchini per esprimere tutta la sua disapprovazione: si tratterebbe, infatti, di una scelta di corrente, nonostante la Cgil le abbia abolite per statuto. «Ho risposto che quella dei socialisti esiste ancora nei fatti - replica linteressato - e non si capisce perché ai comunisti debba essere negata una propria visibilità». Fatto sta che mercoledì 3 dicembre - a tre giorni di distanza dallassemblea dellArea - viene comunicata a Pallocchini la revoca del distacco a partire dal primo gennaio 1998. La motivazione ufficiale parla di mancanza di disponibilità finanziarie, nonostante la categoria abbia investito parecchio sul suo funzionario, nei mesi precedenti.
«Mi occupato dellufficio vertenze - racconta - e dei corsi sulla sicurezza nei cantieri. Mi hanno così messo a disposizione tutte le strutture necessarie spendendo certamente parecchi soldi. Ma quando una figura diventa sgradita, cambia il contesto e le politiche si adeguano alla nuova situazione.
Pallocchini tornerà in produzione, nella sua azienda edile, con tanta amarezza in corpo. «Mi sono battuto per risolvere tanti problemi - aggiunge -; ho scovato, in questi anni, tante piccole imprese, alcune sperdute, e ho trovato nuove tessere anche in montagna. Non immaginavo che potesse finire in questo modo». E non se lo immaginava neanche il coordinamento nazionale dell'Area dei comunisti, che in un comunicato esprime tutta la sua preoccupazione per quanto sta accadendo: chi dichiara che il pluralismo è una ricchezza, si legge, non può adoperarsi «per tacitare nella Cgil quelle che vengono considerate "voci stonate"». Ma è indubbio che simili episodi denotano «i limiti dellattuale rappresentanza sindacale e i rischi concreti di un sempre maggiore allontanamento dei lavoratori da chi li dovrebbe rappresentare».
Luguaglianza? Solo sulla carta
Marco Gelmini (del Direttivo nazionale Cgil)
Ladesione alla Cgil «comporta piena eguaglianza di diritti e di doveri nel pieno rispetto dell'appartenenza a gruppi etnici, nazionalità, lingua, fedi religiose, di orientamento sessuale, culture e formazioni politiche...». Cosi recita lart.1 dello Statuto Cgil. Come possiamo leggere qui sopra le cose funzionano però in modo ben diverso. E bene che questo si sappia e del "caso Pallocchini" si discuta a fondo. Qualcuno propone con forza l'unificazione tra Cgil, Cisl e Uil, qualcuno pensa al "sindacato dellUlivo"; nel frattempo pochi lavoratori partecipano alla consultazione relativa all'accordo sullo "stato sociale" e il direttivo nazionale Cgil non discute e continua a rinviare il confronto al proprio interno. Quale democrazia si propone per i lavoratori e per il "sindacato unico-unitario"? Quella della Cgil di oggi, del "caso Pallocchini"?
Quella delle consultazioni "americane" di cui non importa il dato dei partecipanti e non si analizzano i risultati? La Cgil, questo sindacato, sono "malati", tanto ingessati da non poter più nemmeno guardare in faccia la realtà, tanto da non rispettare le proprie regole, tanto da non tollerare la presenza dei comunisti (dichiarati e attivi) che il sindacato, in questo paese, lo hanno fondato-costruito e (ancora oggi) sostenuto in modo concreto e attivo.
Mi piace sperare che questa ennesima violazione delle regole "di fondo" della Cgil, di ogni organizzazione democratica, provochino un minimo di ribellione contro limbarbarimento e la restrizione della democrazia in Cgil. Ricordo, qualche mese fa, diversi appelli sottoscritti da autorevoli dirigenti Cgil contro «il presidenzialismo» e il «rischio di svolte autoritarie» in merito al dibattito nella "bicamerale"; vorrei che chi si scandalizzò, giustamente, allora lo facesse anche oggi di fronte a ciò che succede nel sindacato di cui è dirigente e militante. Si tratta di difendere non solo il diritto di Pallocchini e "dei comunisti" ma la democrazia di tutti, le regole di tutti e un'idea plurale della Cgil e del sindacato che se non è così, semplicemente... non è!