Camera dei Deputati - 9 ottobre 1997
Ecco perchè non possiamo votare questa Finanziaria Intervento di Oliviero Diliberto. |
Signor Presidente, colleghi, noi ci rivolgiamo a lei, Presidente Prodi. Lei che con la formazione del suo Governo aveva suscitato così grandi speranze fra i lavoratori, i pensionati, i giovani, i disoccupati del nostro Paese. Ci rivolgiamo a lei, che aveva suscitato così alte attese di riforme, di trasformazione, di cambiamento. Ci rivolgiamo a lei che era stato votato, in definitiva, non per rispondere alle richieste della Confindustria, dei mercati internazionali, delle banche europee, ma per rispondere ai bisogni dei ceti meno ricchi, più disagiati, per cercare di risolvere i problemi materiali della vita quotidiana, quei problemi (salari, pensioni, sanità, casa, scuola e trasporti) che sono sempre meno presenti nei discorsi dei politici.
Ci rivolgiamo dunque a lei, che tante speranze aveva suscitato, per dirle con rispetto autentico, ma con fermezza, che le sue parole non ci hanno convinto. Il risanamento dei conti pubblici è lobiettivo fondamentale del suo Governo: bene, anche a noi sta a cuore il risanamento.
Il suo traguardo è lEuropa: bene, anche noi vogliamo entrare in Europa, sia pure in forme almeno in parte diverse; anche noi ripeto vogliamo lEuropa. Vi è un punto viceversa che ci divide nettamente e strategicamente ed è sul chi deve pagare per entrare in Europa e per risanare i conti pubblici. Noi crediamo infatti che sia assurdo e profondamente ingiusto che a negare tutto ciò siano sempre e solo, come purtroppo ormai accade da troppi anni, i pensionati ed i lavoratori. In un paese nel quale vi è unevasione fiscale scandalosa di 230mila miliardi, questo si fatto unico in Europa; in un paese nel quale la sola tangente Sir-Rovelli ammonterebbe secondo i giudici di Milano a mille miliardi; in un paese nel quale vi sono dirigenti e pensionati di lusso, questi si privilegiati, alcuni anche seduti sui banchi del Governo, che percepiscono 40 o 50 milioni al mese di salari e di pensioni; in un paese come questo non si trova di meglio che tagliare le pensioni, elevando letà pensionabile a lavoratori pubblici e privati. Ecco il senso del nostro "no" a questo disegno di legge finanziaria, che giudichiamo iniqua, signor Presidente del Consiglio. La giudichiamo tale da non imprimere una svolta in senso riformatore alla politica del Governo e lavete voluta così con una sorta di testardo incaponimento. Proviamo a ricostruire i fatti. Avete predisposto il disegno di legge finanziario senza tenere in alcun conto un pezzo determinante della maggioranza. Avete trattato poi con le parti sociali senza alcun mandato da parte della maggioranza medesima, ben sapendo che noi eravamo e siamo nettamente contrari ai tagli alla spesa sociale ed alle pensioni.
Non saprei se definire tutto ciò superficialità o arroganza, come ormai tutti i commentatori e gli osservatori neutrali riconoscono.
Vi siete accorti come dire della nostra presenza solo pochi giorni fa ed avete scelto, solo perché costretti dallopposizione, a confrontavi con noi in Parlamento, ma ormai avevate già depositato formalmente il disegno di legge finanziaria. Abbiamo chiesto in un primo momento di ritirarla e di ridiscuterla con noi, perché era e resta il suo impianto complessivo a non convincerci. Essa colpisce le pensioni, non crea alcun posto di lavoro certo nel Mezzogiorno ed anzi, con i tagli allEnte Ferrovie ed allEnte Poste, di cui lei Presidente non ha parlato, mette a rischio serissimo migliaia di posti di lavoro. Tale provvedimento non si propone di affrontare adeguatamente il grande problema della riduzione dellorario di lavoro, come avviene in tutta Europa. Già si era profilata nei mesi passati, in un quadro del genere, la proposta del Governo di parificare nei fatti le scuole private a quelle pubbliche con finanziamenti dello Stato, cioè di tutti i cittadini, mentre si tagliano insegnanti, classi e fondi a quelle pubbliche, altro che rilancio della scuola! Era ed è dunque in discussione la complessiva politica economica del Governo.
Abbiamo poi accettato di non parlare più del ritiro del disegno di legge finanziario ed abbiamo chiesto di poterla ridiscutere a fondo con noi, non solo come un diritto, ma vorrei dire come un dovere per una forza della maggioranza.
Poi, spinti sempre da senso di responsabilità, abbiamo proposto un patto di stabilità di un anno tra Rifondazione Comunista ed il Governo, quella stabilità che avete chiesto per tanto tempo nei mesi passati, ma che evidentemente nella realtà non volevate, perché quel patto lo avete rifiutato.
Vi abbiamo poi proposto di discutere almeno alcuni punti programmatici del nostro programma per cercare di realizzare un compromesso, parola che ho personalmente e ripetutamente pronunciato in questaula. Vi abbiamo proposto di difendere dai tagli le pensioni di anzianità tutte -, la sanità pubblica con leliminazione dei ticket più iniqui, di iniziare ad affrontare seriamente la lotta allevasione fiscale con unidea semplicissima che però funziona in tutto il mondo e non certo nei paesi comunisti ma negli Stati Uniti DAmerica, consentendo la detrazione fiscale di tutte le fatture incrociate per far emergere il "nero" e costringere tutti a richiedere fatture e ricevute.
Ancora: vi abbiamo proposto di creare direttamente, con un intervento pubblico, centinaia di migliaia di posti di lavoro al sud, come sta accadendo in Francia dove 350mila nuove assunzioni verranno fatte dallo Stato, a guida socialista. Vi abbiamo infine proposto di varare una legge che prescrivesse la riduzione dorario a 35 ore con una data certa per lentrata in vigore. Vi abbiamo chiesto, insomma, un ascolto e delle risposte, dichiarandoci disponibili a ragionare sulle date, sui numeri delle nostre proposte. Proposte semplici, ragionevoli, serie; passatemi lespressione: proposte riformiste! Anche questo vi è parso troppo.
Ed allora dopo lintervento del Presidente del Consiglio martedì scorso, il segretario del nostro partito, lonorevole Bertinotti, ha terminato lintervento in questaula chiedendovi di accogliere almeno alcuni dei punti programmatici che vi avevamo proposto: difendiamo le pensioni di anzianità, diamo posti di lavoro al sud, riduciamo lorario. Non ci avete ascoltato, non avete avviato in queste 48 ore appena passate alcuna vera trattativa; non avete cercato il compromesso. Abbiamo ricevuto parole cortesi, certo finalmente ma parole, non cose!
Abbiamo rilevato aperture sulla sanità, che apprezziamo e che sono merito della nostra azione. Se aveste fatto la stessa cosa sulloccupazione e sulle pensioni oggi ci troveremmo ad un punto diverso ed invece niente sulloccupazione, nessuna legge che determini la riduzione dellorario di lavoro e si continuano a tagliare, nei fatti, le pensioni di anzianità con quella concessione, così sbandierata agli operai, che in realtà è un vero e proprio imbroglio perché tutti sappiamo che si tratta di categorie indefinibili per legge, tanto è vero che la categoria del lavoro usurante prevista nella riforma delle pensioni Dini non si è riusciti a definirla. Non avete dunque voluto voi risolvere questa crisi politica della maggioranza e non lavete voluta risolvere perché tra le banche, i mercati e la Confindustria, da una parte, e la povera gente, dallaltra, avete scelto i primi. E non è un caso che oggi la Confindustria vi applaude mentre lo scorso anno, quando insieme facevamo la più gravosa legge finanziaria della storia repubblicana insieme riuscendo a coniugare rigore ed equità, non tagliando pensioni e sanità, ebbene lo scorso anno la Confindustria vi prometteva di buttarvi a mare. Non è in caso questo cambiamento di opinione nel padronato italiano; hanno cambiato idea ed oggi vi applaudono perché nel frattempo siete stati voi ad aver cambiato linea di politica economica.
Ecco perché oggi non possiamo che votare contro questa finanziaria e contro ogni risoluzione che approvi queste linee di politica economica. Lo facciamo con la stessa coerenza che ci ha fatto scegliere caso unico, credo, nel mondo di non entrare nel Governo, come pure ci è stato ripetutamente richiesto. Non abbiamo voluto posti di ministro, di sottosegretario, di sottogoverno, insomma non abbiamo voluto posti di potere, che pure ci venivano offerti. Caso anomalo in questo paese! Lo abbiamo fatto in nome dei contenuti, delle nostre idee, della coerenza perché i nostri programmi erano e restano ed oggi ciò appare del tutto evidente troppo distanti. Votiamo contro e non lo facciamo né volentieri né a cuor leggero. Ci avete costretti. Ma se votassimo a favore del taglio delle pensioni, del rigore a senso unico senza badare ai contenuti, anche noi ci omologheremmo ad una politica che diviene sempre più solo teatro, chiacchiera, gioco di potere, una sorta di grande e tragico gioco della guerra dal quale spariscono i problemi della gente, la voce vera della gente, quella gente che già oggi fa fatica ad arrivare alla fine del mese con il proprio salario e la propria pensione, che paga laffitto di casa, i libri di testo per la scuola dei figli e che è disperata perché disoccupata.
Il vostro obiettivo è risanare il bilancio dello Stato, ma sembra che abbiate dimenticato i bilanci concreti delle famiglie in carne ed ossa. Noi questo è il punto di fondo non ci arrendiamo a questa politica. Volevamo un ragionevole compromesso tra risanamento ed equità; non lo avete voluto e ve ne accollate una pesantissima responsabilità. Non avete voluto laccordo. Noi per parte nostra continueremo a batterci testardamente e coerentemente, affinché vengano tutelati quelle donne e quegli uomini che non hanno voce, che non hanno accesso ai giornali, alle televisioni e alla grande ribalta nazionale; donne e uomini, cari colleghi, che non sono numeri, non sono oggetti, non sono semplici indicatori economici, ma sono e saranno sempre la nostra bussola di comportamento; anzi, se vogliamo, sono la ragione stessa della nostra esistenza, perché se non ci fossimo noi comunisti queste donne e questi uomini perderebbero anche la speranza. Con la nostra azione di oggi, pur così difficile, questa speranza vogliamo tenerla viva, per loggi, ma soprattutto per il domani.
(resoconto stenografico)