Direzione Nazionale PRC - 4 Novembre 1997
Una nuova fase politica Nellagenda la scuola, la giustizia, il sindacato, la sanità di Gia.C. |
Liberazione 5 novembre 1997
Ieri, nella sede del gruppo a Montecitorio, si è riunita la direzione nazionale di Rifondazione comunista. Un dibattito iniziato con la relazione di Fausto Bertinotti centrata sulla fase politica che si è aperta dopo la risoluzione della crisi di governo - che ha visto gli interventi di Ghelli, Musacchio, Caprili, Russo Spena, Sorini, Ferrando, Caponi, Migliore, Diliberto Deiana, Mantovani, Maitan Sentinelli, Turigliatto, De Cristofaro, Ferrero, Casati, Lo Sappio, Gagliardi, Grassi, Rizzo, Zuccherini, Giordano. Per Bertinotti siamo oggi di fronte ad una «fase nuova» che segna all'attivo dei comunisti l'impegno del governo per una legge sulla riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore, l'accordo sulle pensioni che fa salvi i diritti pensionistici degli operai ed equivalenti e la riduzione dei ticket.
Il quadro concertativo per il segretario del Prc esce da questa crisi fortemente scosso: «Il governo è entrato nella trattativa con un punto che il sindacato ha dovuto accettare» dice. E, proprio partendo dal ruolo frenante svolto dalla Cgil, pone la necessità di costruire un'ampia sinistra sindacale.
Vento in poppa, dunque? Affatto. Perché se l'asse del governo si è spostato a sinistra, nella bicamerale ha prevalso, invece, una linea di destra. In questa forbice si allarga lo spazio per la nascita del centro spiega Bertinotti. Che mette anche in rilievo come il Pds accentua sempre più il suo ruolo di «mediatore tra diverse proposte ed interessi».
Poi il ragionamento sul partito. Nel suo corpo profondo il Prc ha tenuto durante la crisi, anche se Bertinotti non si nasconde che ci sono «insufficienze» che vanno superate. Punta l'indice su quello che chiama «l'apparato massmediologico» che si è mosso per oscurare le ragioni dei comunisti. «Questa crisi per la prima volta ha visto l'opinione cosiddetta informata, catturata dal consenso». La stabilizzazione e la governabilità insomma come valori a prescindere. Ma la crisi ha fatto emergere anche soggetti sociali antagonisti, per la prima volta i centri sociali sono entrati sulla scena della politica.
C'è, dunque, un humus utile per la crescita autonoma di soggettività politica. «Abbiamo davanti un anno cruciale - dice il segretario - dobbiamo lavorare per rafforzare il risultato ottenuto e trasformarlo in un risultato programmatico». E oltre all'orario di lavoro indica come terreni di lotta la scuola, la giustizia, il sindacato, lo Stato sociale e la sanità. «Su questi elementi non dobbiamo avere sofferenza ma rilanciare incalzare con ipotesi riformatrici». Perché il nodo è questo avverte Bertinotti: «Se un governo di centrosinistra può essere messo in discussione, se cioè una forza antagonista di fronte al fatto che non si avvia una politica riformatrice deve correre il rischio estremo della rottura». La risposta è sì.
Perplessità sulla conduzione della crisi vengono espresse da Leonardo Caponi che, sul documento conclusivo, si astiene: «Come può essere definita giusta una conduzione politica che ha confinato il nostro partito in uno stato d'assedio?» Per Caponi c'è stato un dissenso forte nel nostro elettorato nei momenti acuti della crisi. L'equilibrio dei nostri rapporti col governo - aggiunge - si misura su tre cose: contenuti, consenso che realizzano le nostre posizioni e, infine, le conseguenze che producono le nostre posizioni».
Speculare e contrariala posizione di Ferrando secondo cui occorre una scelta politica di fondo che recuperi le ragioni del partito «come forza di opposizione e di alternativa» E chiede un congresso, una «verifica democratica delle scelte che si sono compiute».
Il documento conclusivo
La Direzione nazionale del Prc sentita la relazione del Segretario nazionale Fausto Bertinotti sulla situazione politica la approva.
Nel nostro paese si è dischiusa la possibilità di una nuova fase politica. Determinanti in questo senso sono stati i risultati ottenuti dall'iniziativa del nostro partito che ha condotto un duro e aspro confronto nella maggioranza che sostiene il governo, fino a giungere al passaggio necessario della crisi. Naturalmente questi risultati vanno difesi dalle insidie cui già sono sottoposti, consolidati e pienamente attuati, ma la loro iscrizione negli impegni del governo ha già provocato un rilevante mutamento del comportamento di forze sociali e politiche nei suoi confronti.
La difesa delle pensioni di anzianità per i lavoratori operai ed equivalenti ha trovato conferma ulteriore nell'accordo tra governo e sindacati, che va giudicato positivamente, senza tacere limiti ed ombre, come per gli insegnanti su cui va migliorato. Per la prima volta da quindici anni a questa parte i ticket sanitari vengono ridotti e non accresciuti.
Ma è stata soprattutto la conquista della riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali per legge entro il 1° gennaio del 2001, a dare il segno concreto della diversità nella politica economica, come dimostra anche l'atteggiamento violentemente contrario della Confindustria. Questa conquista è stato il frutto di due elementi che si sono felicemente combinati tra loro, da un lato la nostra decisione di portare la critica al governo fino alla crisi - senza la quale non sarebbe stato possibile una ricomposizione su un terreno più avanzato - dall'altro lato la decisione del governo francese, che conferma la giustezza di un investimento di iniziativa in un movimento europeo per la riduzione dell'orario di lavoro.
E' quindi ora concretamente possibile lavorare per avviare una nuova fase e le stesse imminenti elezioni amministrative, pur nella diversità del dato locale dal quadro nazionale, possono qualificare i governi degli Enti locali quali soggetti di un più generale progetto riformatore.
Ma mentre nel governo l'asse si e spostato a sinistra, nella Commissione Bicamerale per le riforme istituzionali continua a prevalere una linea moderata e di destra, che produce egemonia culturale specialmente sui temi del presidenzialismo; mentre sui temi della giustizia evidenti sono gli attacchi all'autonomia della Magistratura e i tentativi di normalizzazione delle Procure più esposte.
In queste evidente divaricazione di tendenze si allarga lo spazio per la rinascita di un centro, che per ora oscilla tra essere un condizionamento moderato interno al sistema bipolare o porsi come alternativa di modello al medesimo.
Il Pds mentre conferma la sua forza di attrazione, manifesta la crescente debolezza della sua ipotesi politica e accentua il suo ruolo prevalente di mediazione tra diverse proposte e interessi.Nel periodo della crisi abbiamo conosciuto un fenomeno sociale, culturale e politico di tipo nuovo.
Per la prima volta è avvenuto anche in parti del popolo di sinistra un'assunzione dello schema bipolare, che ha spinto molti settori dell'opinione pubblica, a considerare la stabilità di governo come un bene in sé. Questo fenomeno è stato accentuato dal comportamento dell'apparato mass-mediologico, dalle televisioni alla carta stampata, che hanno messo in luce una inedita vocazione a funzionare da trasmissione del consenso all'ordine delle cose esistenti.
Contro questo dobbiamo sapere condurre un'ampia battaglia politica e culturale. Dobbiamo difendere e praticare il diritto per una forza antagonista, quando non vede applicare un progetto riformatore, di mettere in discussione l'esistenza di un governo di centro-sinistra, fino a considerare possibile una rottura e una crisi. La salvaguardia e la pratica di questa autonomia di giudizi e comportamenti è decisiva per il nostro progetto politico, per la costruzione di un moderno partito comunista di massa, per la costruzione dell'alternativa.
Nel corso della crisi il corpo del partito si è mostrato unito e pronto a respingere i progetti di isolamento e marginalizzazione. I tentativi di divisione del suo gruppo dirigente sono stati respinti perché privi di fondamento. Ma dobbiamo avviare una discussione serena sullo stato del partito, sulla sua capacita di influenza sulle altre forze di sinistra, sui suoi legami con i movimenti e con i propri soggetti sociali di riferimento, sulle sue capacità di sapersi muovere in modo adeguato in una eventuale ipotesi di rottura dell'attuale quadro politico.
Lo straordinario successo della manifestazione del 25 ottobre indica una strada positiva per il radicamento del nostro partito nelle situazioni di massa e per le sue capacità di interlocuzione con forze politiche e sociali.
Particolarmente significativa è stata lampia presenza dei centri sociali. In questo passaggio si è rafforzato un percorso che è passato dal consenso su singole questioni all'acquisizione di un'orizzonte comune di pratica dell'alternativa e di scontro politico.
Abbiamo di fronte un anno cruciale. Non è all'ordine del giorno il nostro ingresso al governo ma si tratta di tramutare un risultato politico, ma ancora potenziale, in un concreto risultato politico, programmatico, di tendenza. Apriamo perciò la sfida per un'intesa programmatica per un anno, facendo della riduzione dell'orario di lavoro la questione emblematica e portante, ma affrontando con decisione temi di scontro con la maggioranza come la scuola, rispetto alla quale ribadiamo la necessità di un voto contrario ai vari progetti di finanziamento alla scuola privata, ma anche l'urgenza del rilancio di una grande e radicale riforma.
Nello stesso tempo dobbiamo rilanciare la prospettiva dell'alternativa. Questo è concretamente possibile proprio perché fenomeni come la rinascita del centro e la debolezza di progetto della sinistra moderata, dimostrano la crisi del sistema bipolare, proprio nel momento del suo apparente trionfo.
In concreto il partito, insieme allo sforzo per un buon successo elettorale nelle elezioni amministrative e una corretta conclusione della legge finanziaria, dovrà lavorare nelle prossime settimane attorno a grandi iniziative come la convocazione di un convegno internazionale sulla riduzione dell'orario di lavoro, nel mese di gennaio, per mettere a confronto riflessioni ed esperienze europee, per influire sull'elaborazione legislativa, per rafforzare il movimento sovranazionale per l'occupazione, o come la costruzione di una grande iniziativa nazionale che metta a confronto le forze della cultura e della intellettualità, con la critica dell'omologazione all'esistente e la costruzione di un progetto di alternativa.
Un grande rilievo, in questo quadro, assumerà la prima Conferenza Nazionale dei Giovani Comunisti, cui tutto il partito è chiamato ad offrire la massima attenzione e il più attivo contributo.
Una iniziativa forte va assunta sui temi della legalità, della giustizia e della democrazia, anche per organizzare un movimento politico e di opinione per contrastare gli esiti della Bicamerale. Così come va rilanciata la battaglia per la riforma e la qualificazione dello Stato sociale, un impegno specifico sui temi della sanità e della salute dei cittadini.
Contemporaneamente è necessario che si avvii nel sindacato una riflessione sulle ultime scelte delle Organizzazioni sindacali per rafforzare e consolidare percorsi programmatici e organizzativi critici, nella prospettiva della costruzione di un'ampia e combattiva sinistra sindacale.
Approvato a larga maggioranza con 1 astenuto e 4 voti contrari