«Lecologia è rossa» intervista di Paolo Cacciari a Virginio Bettini, battagliero ambientalista, che si iscrive al Prc |
Liberazione 23 ottobre 1997
VENEZIA Virginio Bettini insegna Analisi e valutazione ambientale all'università di Architettura di Venezia. E' stato europarlamentare verde. Traduttore di Commoner; membro della Commissione Parlamentare per l'Energia che ha portato l'Italia all'abbandono del nucleare; membro del "mitico" comitato scientifico della Lega per l'ambiente; membro della Commissione d'indagine europea sui danni della catastrofe di Bhopal... generoso protagonista di mille battaglie ambientaliste, ha chiesto ora - raggiunti i "cinquantacinque" e trasferitosi nella città lagunare la tessera di Rifondazione.
Il "sodalizio" tra Virginio Bettini e il nostro Partito è iniziato da sempre, a partire dal concreto: dallo studio dei devastanti tracciati del Treno ad Alta Velocità e della autostrada Pedemontana; dall'ascolto delle denunce dei Gabriele Bortolozzo, l'operaio che ha "scoperto" gli effetti del Cvm sulla salute; dalla defaticante elaborazione della proposta di legge di iniziativa popolare per chiedere l'istituzione del Parco della Laguna; al sostegno alle innumerevoli vertenze intraprese da comitati popolari contro cave, inceneritori, impianti nocivi... che costituiscono l'altra faccia del "miracoloso Nordest".
Ma la decisione di Bettini non può essere dettata "solo" da ragioni, per così dire, di "lavoro comune". Può essere molto interessante tentare di capire cosa può spingere una persona come Bettini ad iscriversi al nostro partito.
Sei una parte fondativa della cultura ambientalista italiana. Una cultura nient'affatto "neutra" politicamente, sempre molto attenta ai nessi economici ed istituzionali.
Mi ricordo che nella rivista "Natura e Società", nel 70, scrissi un articolo titolato: «L'ecologia è rossa». Lo ripubblicherei così com'è.Ho sempre pensato che l'approccio giusto ai problemi ambientali sia quello che muove dall'esperienza di chi per primo subisce i danni di dissennati usi della tecnologia e delle logiche produttive. E guarda caso questi sono - da un paio di secoli almeno - gli operai. Nascendo in un paesino vicino a Monza al centro di una antica e rinomata zona di cappellifici, ho scoperto presto che Alice aveva ragione! Era facile sentire ricordare storie di "pazzi" tra i cappellai poiché la feltratura produceva vapori mercuriali.
Tu dici: la causa principale dei danni all'uomo e all'ambiente un cattivo uso delle potenzialità tecnologiche. Ma allora ammetti che possa esistere un nucleare pulito, un inceneritore sicuro, un pozzo di idrocarburi che non provoca subsidenza...
Siamo le prime creature che dispongono dei mezzi per distruggere il proprio habitat a scala globale e dico solo che è decisiva la comprensione di questo fatto. Sono un cultore del modello Commoneriano (Barry Commoner, "Il cerchio da chiudere", 1971 Garzanti) che ha individuato nel pessimo uso della tecnologia e non nella "bomba demografica" - come si diceva allora -, il principale motivo della crisi ambientale. Il metodo di Commoner ci permette di valutare in termini scientifici gli impatti, quindi di giudicare la sostenibilità delle tecnologie usate.Queste sono state le basi per sviluppare una ecologia di sinistra, diversa dall'idea meramente ,"conservazionista" della natura.
Nonostante ciò non mi pare che il vostro straordinario sodalizio (con Laura Conti, Giorgio Nebbia, ma anche con il gruppo di Giulio Maccacaro, attorno alla rivista "Sapere") sia mai riuscito ad interloquire positivamente con i partiti della sinistra.
No, in effetti. Ricordo ancora con sconforto un'assemblea per decidere che fare di Seveso: noi sostenevamo che a partire dall'entità del disastro - solo la piantumazione di un bosco avrebbe potuto far tornare la vita, forse, un giorno. Giovanni Berlinguer (per molti anni autorevole responsabile della università e della salute del Pci) ci prese per provocatori e proponeva la "ricostruzione" con un'ottica da lavori pubblici edili. Per non parlare del nucleare.
Fermati. E' stata, quindi, la sordità "sviluppista" del movimento operaio a consigliare molti di voi - a metà degli anni '80 - di fare politica "in proprio", a fondare il partito Verde?
Io, all'inizio ritenevo che si dovesse tentare di sviluppare una azione ambientalista in tutti i partiti della sinistra. Poi però, sull'onda di questa o quella battaglia ambientalista, di quella o di quell'altra esperienza delle Università verdi, un po' tutti ci trovammo a capeggiare liste verdi, ho fatto cinque anni di intenso lavoro al Parlamento europeo con il compianto Alex Langer (io verde Arcobaleno, come lo erano Rutelli e Ronchi, lui Verde). Ma tutti sanno la mia (e io conosco anche la sua) sofferenza per un movimento politico che alla fine è riuscito a giustificare persino l'affare olimpiadi a Roma, ha cincischiato sul Tav di Necci... rischia di "rottamare" molti progetti e ideali pur di trovare spazio in organi di governo, agenzie, strutture lobbistiche.
Non dirmi che sei approdato a noi solo per contrasto con la deriva governativa di Verdi.
Io sono un ambientalista di terreno, uno scienziato della terre, nasco geografo. Quello che piace a me è sporcarmi la mani con le situazioni concrete, con i bisogni che aggregano la gente, con la ricerca delle soluzioni possibili. In queste esperienze non c'è giorno che Rifondazione non mi coinvolga e con voi mi ritrovo a pensare il da farsi, per quel poco di tempo che riesco a dedicare all'attività politica. Ritrovarmi in Rifondazione è per me, quindi, del tutto naturale.
Non hai qualche consiglio da darci?
Condivido appieno le questioni di merito che Bertinotti ha posto durante la difficilissima crisi di governo, anche se non nascondo la mia soddisfazione per il senso di responsabilità dimostrato nell'evitarla. Non si può dimenticare che cosa è ancora oggi, in termini di sforzo fisico e di debilitazione il lavoro produttivo alienato e rifiutare a questo condizioni certe di pensionamento. Così come mi pare demenziale la vulgata neoliberista contro tutti gli strumenti pubblici di intervento economico. Per rendere più vera e credibile l'idea di un grande intervento pubblico a sostegno dell'occupazione, l'ambientalismo potrebbe fare moltissimo.
Pensi al Piano dei lavori ambientalmente utili di Legambiente?
Si, ma bisognerebbe riuscire a concretizzarli. Ad esempio perché non lanciare l'idea che il Governo finanzi un piano di riqualificazione di 50 km ogni anno degli alvei fluviali? Non intendo solo la loro messa in sicurezza idraulica, ma la ricreazione di un ecotono ricco e complesso, che sarebbe capace di depurare naturalmente le acque, di produrre biomasse utilizzabili, di evitare erosioni... oltre che di abbellire il paesaggio con forestazione ripariale.
Vuoi un altro sconfinato campo di intervento? Cominciare a mettere in regola le nostre città con gli obiettivi internazionali sull'emissione dei "gas serra". Bologna produce sette tonnellate anno pro capite di anidride carbonica. Valori folli: bisogna riportarli nei limiti di 1,5 tonnellate. Per farlo bisogna riprogettare la città, cambiando i modelli di trasporto; emarginando progressivamente l'automobile; varare un progetto di solarizzazione delle città. Tornare alla piazza, ai riferimenti storici e culturali delle città. Smetterla con gli ipermercati...
Fermiamoci qui, per oggi. Non senza informare i lettori di Liberazione della nascita di un nuovo strumento di lavoro di indagine sul territorio; un Osservatorio sulle trasformazioni economiche, sociali e fisiche del Veneto che presto sarà capace di operare anche con un proprio "bollettino". Inutile dire che Virginio Bettini sarà anche di questa partita. Benvenuto e buon lavoro!