Falsità e strumentalizzazioni nel dibattito del Prc interventi di Graziella Mascia e Paolo Ferrero |
Liberazione 29 novembre 1997
In un articolo pubblicato su la Repubblica giovedì 27 novembre a firma Umberto Rosso, si fantastica di uno «scioglimento di fatto» di Rifondazione in un partito di «leoncavallini». Russo ha già pronto un nome: "Sinistra antagonista unita". Al nuovo "partito" lavorerebbero per Rosso la coordinatrice della segreteria Graziella Mascia e il responsabile del dipartimento stato sociale, Paolo Ferrero. Sull'articolo, che è stato smentito già l'altro ieri dalla Segreteria nazionale del Prc, intervengono Mascia e Ferrero.
Graziella Mascia
Le numerosissime telefonate di solidarietà fanno passare l'incazzatura e confermano che le compagne e i compagni non si interrogano neppure sulle fantasiose ipotesi di una "Rifondazione2" sponsorizzate da Repubblica.
Lo scioglimento del PRC in formazioni della sinistra antagonista non solo non è in campo, ma neanche ha mai attraversato i pensieri dei suoi dirigenti. Diversamente non saremmo così impegnati a costruire il partito di massa.
Bertinotti dice: "Se pensassi una cosa del genere sarei da ricoverare". Ma è evidente il tentativo di insinuare il dubbio, e l'indignazione è forte. Per le falsità palesi sulla vita interna di Rifondazione Comunista, e anche per la distorsione e strumentalizzazione di pezzi di lavoro che ognuno di noi svolge, con l'unico scopo di sostenere una tesi assurda.
Ma c'è anche altro: il tentativo di avvelenare una discussione già difficile e impegnativa. Ancora non mi riesce di abituarmi agli schemini dei giornali che schierano i compagni tra Bertinottiani e Cossuttiani, e tendono a rappresentare un partito diviso in correnti o cordate, secondo una logica che non mi appartiene.
E ho fiducia che le compagne e i compagni nelle Federazioni faranno vivere solo il senso di appartenenza al Partito. Ma mi sta stretto anche il tentativo di ingabbiare il confronto aperto sul rapporto partito-società dentro schemi inaccettabili.
Il consenso al Partito e il suo radicamento organizzato sono da tempo oggetto di riflessione e al centro del nostro lavoro, e non possono certo essere posti in alternativa all'esigenza di interloquire con altre esperienze organizzate che stanno fuori di noi. E do' altresì per scontato che una linea unitaria non possa essere intesa solo sul piano dei rapporti tra partiti o nelle istituzioni. La necessità di trovare convergenze nella società, costruire su queste iniziative politiche e movimenti, serve anche per spingere avanti il quadro politico e favorire eventuali intese di programma.
Ma la cosa più insopportabile è sentirti chiedere se sei più interessata ai lavoratori e al Sindacato, o ai centri sociali e agli emarginati, annullando in un sol colpo storie, ruoli, identità, esperienze. E cancellando pratiche di reciproca autonomia e riconoscimento, pur nelle differenze e a volte nel conflitto.
Nessuno sottovaluta la rilevanza della discussione anche in mezzo a noi. L'analisi della società ha a che fare con le prospettive politiche del Partito e i nostri rapporti con il governo e il centro sinistra.
Ma proprio per questo è bene essere limpidi in un confronto politico alto, e impegnarci al massimo per concretare la linea che abbiamo condiviso.
Anche episodi sgradevoli come questo non ci possono impedire di fare chiarezza e un salto di qualità al Partito tutto.
Paolo Ferrero
Sul giornale "la Repubblica" dell'altro giorno ho scoperto che, in combutta con Graziella Mascia, volevo sciogliere il partito. Si tratta di una falsità, che però insinua il dubbio, semina sospetti, tanto più in una fase di difficile dibattito politico per il partito. Per rompere questa operazione velenosa, mi pare opportuno dire con chiarezza cosa penso sui nodi sollevati dall'articolo di Repubblica, per evitare che, il dibattito si sviluppi in realtà su due livelli: un livello ufficiale, formale e corretto, ed un dibattito sotterraneo, che si sviluppa prevalentemente nei corridoi, in cui ogni sospetto e ogni calunnia è valida. Il dibattito alla luce del sole porta ad una sintesi politica più alta; il pettegolezzo fa marcire la situazione.
1) Io penso che l'esistenza del partito della Rifondazione comunista - autonomo organizzativamente e politicamente - sia condizione - per oggi e per domani - della costruzione di una prospettiva comunista in questo paese.
2) Io penso che l'autonomia politica e organizzativa del partito comunista è oggi possibile solo se assume le caratteristiche di partito di massa, cioè radicato fortemente nel territorio, nei luoghi di lavoro e di studio.
3) Io penso che la costruzione di un partito comunista di massa è oggi possibile unicamente in rapporto con la costruzione di movimenti di massa. I movimenti sono difficilissimi da costruire ma solo nella tensione - politica, organizzativa e cultuale - verso la costruzione del movimento è possibile fare un salto di qualità da partito di opinione (o di testimonianza) a partito di massa
4) Io penso che Rifondazione comunista deve lavorare alla costruzione di luoghi di aggregazione che siano in grado di ricostruire un tessuto sociale di classe nel paese. Le esperienze della Case del Popolo sono da riprendere, rinnovare e rilanciare, anche sperimentando nuove esperienze di associazionismo.
5) Io penso che il partito comunista deve progettare e favorire la costruzione di tendenze di sinistra in ogni organismo di massa tradizionale: nel sindacato come nellArci o nella Lega delle cooperative. Non penso a componenti di partito - che reputo sbagliate - ma all'individuazione dei nodi politici attorno a cui aprire, dal basso, la lotta per l'egemonia.
6) Io penso che il partito comunista deve promuovere e favorire la costruzione di organismi di massa innovativi: comitati locali sulle singole questioni, centri sociali, reti estese sul territorio.
7) Io penso che il partito comunista deve costruire una rete di relazioni con le esperienze politiche presenti nell'area dell'alternativa: una pane dei centri sociali, i Verdi di sinistra sono tra queste. Lavorare cioè alla costruzione di un arcipelago della sinistra alternativa che, senza stupide scorciatoie organizzativistiche, sappia interloquire con coloro che si muovono fuori della galassia dell'Ulivo e della sinistra moderata.
In definitiva penso che il partito debba rafforzarsi organizzativamente e politicamente, nella direzione della costruzione del movimento e della lotta al settarismo e che su questo nellapplicazione e articolazione della linea - debba selezionare i suoi quadri dirigenti.