Friuli Venezia Giulia, maggioritario battuto. Gianluigi Pegolo |
Liberazione 21 dicembre 1997
In una fase contraddistinta da continui richiami al bipolarismo, ai sistemi elettorali maggioritari, al valore della governabilità, può anche succedere che si determinino fenomeni in controtendenza. E quanto avvenuto di recente in Friuli Venezia Giulia dove il Consiglio regionale ha approvato una legge elettorale di chiara ispirazione proporzionalistica. Non era un esito scontato, specie dopo le numerose crisi che hanno scosse la regione e in presenza di unoffensiva maggioritaria tenace condotta dal Pds, in primis, ma non solamente. Alla fine, unampia maggioranza del Consiglio regionale, da Rifondazione comunista al Ppi dalla Lega al Polo, fino ad An, ha approvato un testo che introduce alcune significative modifiche alla legge precedente (dal meccanismo di riparto territoriale dei seggi, a una soglia di sbarramento regionale, all'eliminazione degli apparentamenti), nella direzione della riduzione della frammentazione e dell'incentivo alle aggregazioni senza ricorso a premi di maggioranza.
E' un risultato certamente importante che premia anche la determinazione del Prc ma che, soprattutto, potrebbe essere interpretato come "esperienza pilota" di distacco del bipolarismo, o come "pura eccezione" rispetto a tendenze ormai inarrestabili. Guardandosi da facili generalizzazioni, un esame più attento delle dinamiche che lhanno generato può però essere di un certo interesse. In verità, l'offensiva maggioritaria in Friuli Venezia Giulia, portata avanti da alcuni settori dell'Ulivo, ha perseguito due obiettivi: da un lato, creare le condizioni per fare entrare in gioco nuovi soggetti politici (sindaci e imprenditori) utili a sottrarre consensi al centrodestra, nel contempo rendendo inutile il rapporto con Rifondazione e, dall'altro, ridefinire le relazioni interne all'Ulivo riducendo l'autonomia delle componenti di centro e il ruolo degli alleati minori, in ultima analisi rafforzando l'egemonia del Pds. Finalità non dissimili da quelle che si registrano a livello nazionale.
Nel caso specifico, e questo è forse l'elemento che ci interessa maggiormente, tali obiettivi si sono infranti su due ostacoli insuperabili: la percezione sempre più acuta nel centrodestra (perfino in una regione dove detiene la maggioranza relativa) che il maggioritario esalta trasformismi di élites politiche e imprenditoriali a beneficio immediato dell'Ulivo; poi, la resistenza crescente di quelle componenti dell'Ulivo che, per differenza di cultura politica o per mai sopite aspirazioni di rinascite, mal sopportano la subordinazione nei confronti del Pds.
Anche in questo caso, elementi presenti nello scenario nazionale, pur nella differenza fra i contesti. La crescente convergenza di An e Pds nel tentativo di accelerare il passaggio a un sistema bipolare compiuto, è molto più sfumata a livello locale. Ma la vicenda della legge elettorale del Friuli Venezia Giulia può essere assunta come indicativa del persistere di contraddizioni reali.
Un'ultima considerazione va condotta su noi stessi, sul nostro ruolo. Nel caso specifico, l'autonomia di azione del Prc si è rivelata essenziale nella formazione di uno schieramento proporzionalista e nel determinare i contenuti dell'accordo. Se vi fosse stata una scelta aprioristica di schieramento (con l'Ulivo comunque) o se non vi fosse stato il coraggio di aprire una battaglia politica esplicita contro le posizioni maggioritarie presenti dentro e fuori il consiglio ben difficilmente si sarebbe conseguito quel esultato.