Genova : astensioni al 40%
Il poeta Sanguineti: «Il rischio è imitare il modello Usa» |
Liberazione 2 dicembre 1997
GENOVA. Quasi la metà dei genovesi ha scelto di non votare: 205.712 elettori dei 574.073 aventi diritto non si sono recati alle urne. Quello degli astensionisti è il primo «partito» di Genova (40,54 per cento). Le astensioni, tra l'altro, sono aumentate del 10,36 per cento rispetto al primo turno.
Un dato allarmante e preoccupante, sintomo di un distacco dalla politica, che a Genova ha assunto proporzioni enormi, ma che si è verificato un po' dappertutto. E che si intreccia a unimpressionante delega concessa ai sindaci che coltiva una negativa pratica leaderistica.
«Abbiamo voluto il bipolarismo - commenta il professor Andrea Mignone, associato alla cattedra di scienze politiche dell'università di Genova - ora, probabilmente, dovremo anche abituarci all'idea che la democrazia può reggersi anche se quasi la metà dei cittadini non vota. Bisogna vedere poi se ci sono o si formeranno altre forme di partecipazione». Il modello che il professor Mignone cita è, naturalmente, quello americano: «Clinton fa il presidente con il 25 per cento dei voti degli americani. Ma negli Stati Uniti c'è un sistema di contrappesi e bilanciamenti che qui non c'è». Secondo il docente universitario, a Genova «è mancato anche un quadro di opzioni credibili tanto da indurre, probabilmente, un'apatia tale negli elettori che attraversare la strada per recarsi al seggio era considerato un atto inutile».
Per Edoardo Sanguineti, docente universitario e poeta, invece «il pericolo è proprio quello di avviarsi verso il modello americano». «A Genova, tra l'altro, la situazione era piuttosto confusa - afferma Sanguineti - non c'era una contrapposizione tra Polo e Ulivo, come in altre città, e i due schieramenti erano divisi all'interno. Ma, al di là di questo, i rischi del bipolarismo sono evidenti e dovremo guardare con attenzione a quel che accade in Bicamerale. Il pericolo è che il sistema di elezione dei sindaci sia ripetuto a livello nazionale. La candidatura Di Pietro e, ancor prima, la discesa in campo di Berlusconi hanno dimostrato che sta risorgendo un culto della personalità, tipico dell'ideologia della destra».
Tra le ragioni del crescente astensionismo a Genova, il segretario regionale della Cgil, Renzo Miroglio, pone «l'assoluta mancanza di leadership convincenti». «E' una città soffocata - afferma il sindacalista - e c'è uno scadimento della politica: pochi contano, nessuno decide e la gente ha avvertito quest'assenza di idee, progetti e persone che li possano realizzare».