Un programma per una svolta

Claudio Grassi

Liberazione 12 ottobre 1997

Come quei poderosi eserciti di un tempo, che d'improvviso apparivano sulle colline, pronti ad accerchiare in una morsa il nemico, così in questi giorni un'imponente armata propagandistica, un apparato massmediologico simile a "un'arma totale", sono stati fatti scendere pesantemente in campo nell'intento di annichilire Rifondazione comunista. Sul nostro partito, sulla sua base, sui suoi dirigenti - rei di non aver salutato in ginocchio e con il cappello in mano il varo di una Finanziaria giudicata non degna di un governo di centro sinistra nato da una grande speranza popolare - si è rovesciato un intero oceano di mistificazioni, tutte tendenti a far apparire Rifondazione come una forza estremista, irresponsabile, irragionevole, attraversata e scossa da furori avanguardisti.

Nel costruire sul campo quest'improvvisa e impressionante armata massmediologica anti comunista hanno contribuito in molti. Parole come "folli", "sfascisti", "affondatori", urlate dalle prime pagine dei giornali, sulle tribune televisive e sospinte con forza in ogni angolo del paese, in ogni casa, e - come tentativo massimo - nel senso comune generale dei lavoratori, hanno puntato scientificamente a costruire un'immensa ragnatela "semantica" ove il senso vero della battaglia comunista si perdesse ed emergesse quella volgare, meschina caricatura che vuol dipingere i comunisti come gli "spregiudicati affondatori del primo governo di sinistra in Italia".

Quali sono gli obiettivi politici di chi ha condotto questa spettacolare quanto formidabile distorsione della realtà? Il primo obiettivo, assolutamente contingente, è naturalmente quello di rimuovere, cancellare - sotto il "macigno" della nostra supposta colpa - i motivi reali, concreti, materiali, per cui ci siamo schierati contro la Finanziaria. Hanno cercato di cancellare il fatto che sino all'ultimo ci siamo battuti (partendo com'è nella nostra natura e come non potrebbe essere altrimenti - dalla difesa degli interessi popolari, ma con un'attenzione costruttiva verso il governo Prodi) per l'introduzione della riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore come in Francia; per la difesa delle pensioni di anzianità; per un piano occupazionale che, specie per le ormai desolate giovani generazioni del Mezzogiorno, fosse una speranza; per un ridimensionamento dei più feroci ticket della sanità. A nessuna di queste richieste (tranne la disponibilità a rivedere i ticket) Prodi ha voluto e saputo rispondere in modo soddisfacente. Tutto è rimasto nel limbo.

Ma certo è che se il gigantesco tentativo messo in atto per rovesciare la realtà delle cose aveva l'obiettivo contingente di occultare quella grande lotta (grande sul piano etico e politico) in favore dei disoccupati, dei lavoratori, dei pensionati, dei malati, vi sono in quello stesso tentativo, rivolti contro Rifondazione, obiettivi strategici. Il primo dei quali è quello di mettere in ginocchio il nostro partito, svuotarlo della propria autonomia politica attraverso il ricatto populista del "patto di ferro" con l'Ulivo, a prescindere dai programmi concreti dello stesso centro sinistra. E' evidente che tale progetto si inserisce nel lucido disegno "dalemiano" dei due poli politici, entro il quale una forza non omologata come la nostra "stonerebbe".

In molti, dunque, in moltissimi, tramano per delinearci come una forza primitivamente "antisistema" con la quale nessun dialogo "ragionevole" è possibile. Tutti sanno, in effetti, che nessuna menzogna può essere più sfasciata di questa. Abbiamo dato il nostro contributo convinto alla vittoria del 21 aprile del '96, considerando l'ascesa della destra fascista e iperliberista italiana un pericolo. Abbiamo lealmente appoggiato per 17 mesi il governo di centro sinistra. Abbiamo sostenuto un drenaggio economico verso le casse dello stato di l00mila miliardi, accettato una politica, volta all'abbattimento dell'inflazione e al rientro del deficit pubblico. Dopo tutti questi successi "macroeconomici", che hanno riportato in grande salute l'economia nazionale, era o non era il tempo di sollevare un poco quel gigantesco fardello di sacrifici che è sinora tutto pesato sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati?

Il governo sapeva da mesi che questa era la posizione di Rifondazione, che i comunisti, rispetto alla Finanziaria '98, non avrebbero più tollerato che s'alzasse indiscriminatamente la scure di Maastricht sui lavoratori. Il governo sapeva che occorreva trattare, giungere ad un compromesso nuovo e più avanzato. Ciò che invece è accaduto è sconcertante e rivelatore delle vere e più segrete intenzioni governative. Invece che confrontarsi con il Prc per giungere non traumaticamente al voto :sulla Finanziaria, il ministro Ciampi - a Bruxelles - già concordava con le forze internazionali una politica di tagli alle pensioni e di ulteriori sacrifici, mentre il governo Prodi nel suo insieme concordava con i sindacati (e prima di tutto con Cofferati) il proseguimento di una politica di "risanamento" che trovava il suo punto centrale nel taglio delle pensioni di anzianità. Per Rifondazione non rimaneva altro che un monito: prendere o lasciare! Altro che "estremisti" e "sfascisti": nessuno, alla luce della realtà delle cose, può davvero pensare ad una nostra "follia".

I lavoratori, i pensionati, lo sanno: follia sarebbe stata accettare un ricatto politico sul nostro partito che poteva significare l’avvio di un processo di omologazione dell’unica forza rimasta a difendere conseguentemente gli interessi di classe. Noi siamo - la nostra stessa cultura comunista ce lo impone - votati alla radicalità e all'unità. E' con questo spirito che abbiamo affrontato gli ultimi difficili giorni, ed è con lo stesso spinto che oggi proponiamo un governo di programma con l'Ulivo per un anno. Un programma da discutere e che segni naturalmente una svolta politica.

Lo stesso gigantesco arco di forze che ha tentato dopo il nostro "no" alla finanziaria di stravolgere la realtà delle cose, dipingendoci come "irresponsabili", oggi tende in prima battuta a presentare la nostra proposta come un "incongruo ripensamento". Queste forze hanno giocato e vogliono continuare a giocare sporco. Tendono a nascondere ai più che la nostra linea è quella di conservare il governo di centro sinistra spogliandolo delle politiche liberiste. Tendono forse, in estrema sintesi, come hanno già cercato di fare prima e dopo la Finanziaria, di "liberarsi" di una forza scomoda alla loro sinistra. Anche con una crisi di governo. Anche con le elezioni. Ma anche questa volta non ce la faranno.