I due documenti della Conferenza nazionale di Chianciano. (5-6-7 dicembre 1997)
Giovani comunisti, uniti per cambiare il futuro |
Liberazione 12 dicembre 1997
Introduzione di Peppe De Cristofaro
La conclusione della prima nazionale delle giovani comuniste e dei giovani comunisti ci consente qualche breve riflessione, utile non solo per il percorso fino ad ora compiuto, ma soprattutto per le indicazioni politiche in vista dei mesi che verranno. Credo di poter dire che due aspetti emergono tra tutti: il primo di segno assolutamente positivo, l'altro indicativo di una difficoltà ancora esistente e sulla quale occorrerà intervenire. La partecipazione infatti di compagne e compagni di tutte le città italiane ai nostri lavori, lo svolgimento di ben 111 conferenze provinciali su 116 federazioni, rappresentano un salto di qualità fondamentale per la costruzione della nostra organizzazione. Una organizzazione finalmente strutturata, che adesso esiste e guarda al futuro con grande entusiasmo e senza alcun imbarazzo.
Ma un altro dato é emerso con chiarezza dal nostro dibattito, e ha rappresentato un limite non secondario per i nostri lavori. E' mancata cioè la capacità di questa nostra generazione di raccontare se stessa, i suoi progetti, i suoi desideri, i suoi bisogni. Abbiamo limitato, tutti, il nostro dibattito alla riproposizione in sedicesimo delle tematiche congressuali, rivelando la difficoltà, non solo nella conferenza nazionale ma anche nella maggioranza di quelle provinciali, di ragionare su quello "specifico giovanile" di cui tanto spesso si é detto in questi anni, sul nostro intervento, sulla nostra pratica politica. E' stato questo il nostro principale limite, probabilmente dovuto ad un percorso che è tuttora in formazione, ma è anche, senza alcun dubbio, la sfida prioritaria che adesso bisognerà affrontare.
In questa conferenza ci siamo divisi con la presenza, legittima, di due documenti contrapposti che non ci ha aiutati ma che ci consente, a partire dallapprofondimento delle divergenze, di lavorare insieme, per "fare" i Giovani Comunisti.
Senza cancellare, ovviamente, storie, esperienze e percorsi, ma cercando gli elementi di unità per costruire tutte e tutti questa nostra comunità.
NOTA:
Pubblichiamo i due documenti conclusivi dei lavori della Conferenza nazionale delle Giovani comuniste e dei Giovani comunisti (Chianciano, 5-ó-7 dicembre). I voti ai due testi, ad eccezione di 25 astensioni, hanno sostanzialmente rispettato le proporzioni dei consensi ottenuti dai due documenti nazionali posti in discussione nelle conferenze provinciali (67, 8 e 32,2 per cento). Qui di seguito, il testo di maggioranza.
Il documento di maggioranza:
« Nei movimenti, per la costruzione del conflitto, unorganizzazione giovanile comunista di massa»
La prima conferenza nazionale delle giovani comuniste e dei giovani comunisti assume l'impegno a costruire unorganizzazione giovanile di massa del Prc, realizzando lindicazione dellarticolo 22 dello Statuto.
Le giovani comuniste e i giovani comunisti sono coinvolti in una grande sfida: praticare con tutte le loro forze lobiettivo politico di formare una generazione di militanti a partire dai grandi conflitti sociali emergenti in questa fase di modernizzazione capitalistica, e sui quali si innesta una rinnovata questione giovanile.
Prima e sopra la collocazione parlamentare di Rifondazione comunista, viene la necessità di affermare una prospettiva di trasformazione che si renda visibile in una praticabile alternativa alle scelte neoliberiste e che sia protesa al superamento del capitalismo. Si tratta di moltiplicare le resistenze alle politiche determinate dal comando dell'impresa capitalistica nel contesto della globalizzazione del mercato, di dare gambe ad un progetto politico e sociale capace di sfidare la costruzione dell'Europa di Maastricht e di Schengen, di spezzarne i meccanismi che concretamente, negli altri come nel nostro paese, hanno revocato diritti e garanzie sociali, peggiorato le condizioni di vita delle masse subalterne, messo in crisi una coesione sociale fondata sulle conquiste progressive conseguite dalle lotte e dai movimenti dei lavoratori, degli studenti, delle donne.
Si tratta, quindi, di costruire percorsi e spazi di partecipazione per un progetto di Europa sociale e solidale, che torni a fare del conflitto il sale di una democrazia partecipata e non svuotata di senso dalla crescita delle ingiustizie sociali, non resa nemica dei bisogni collettivi e non posta sotto un segno autoritario.
Questo progetto ha acquisito forza, nel continente e in Italia, in quest'ultimo anno: non solo grazie alla contraddizione aperta dallaffermazione e dal governo delle sinistre in Francia, ma anche grazie alla capacità di Rifondazione comunista di aprire la crisi di governo in Italia contro la minaccia incombente su nuclei dello stato sociale come le pensioni e la sanità pubbliche, e di ottenere una piattaforma decisiva per il rilancio di un movimento di lotta di massa, come la fissazione dell'obiettivo della riduzione d'orario di lavoro per legge. Le 35 ore dovranno realizzarsi senza perdita di retribuzione, come solo una vertenza sociale può garantire.
Su questo i giovani comunisti si impegneranno in tutte le direzioni, nella consapevolezza che la riduzione d'orario a parità di salario non rappresenta solamente uno strumento di redistribuzione di occupazione e di reddito, ma anche e soprattutto un'orizzonte di civiltà, la possibilità di far avanzare un nuovo modello di vita, in un percorso di liberazione di tempi, di bisogni, di desideri. E' evidente che questa indicazione politica investe altri terreni di mobilitazione sociale: dalla scuola e dall'università dove le politiche di ristrutturazione privatistica e di attacco al diritto allo studio continuano nellazione di questo governo e dove occorre raccogliere la sfida di una riforma complessiva lanciata dal ministro Berlinguer per offrire un'alternativa di rilancio dellistruzione pubblica e di massa, alle resistenze ad un processo di devastazione dei territori e dell'ambiente, alla costruzione di uno sviluppo compatibile.
In questo anno i giovani comunisti hanno accennato alcuni passi in questa direzione: e nel cammino che è andato dalla manifestazione europea di Amsterdam a quelle di Venezia e di Roma, fino all'autunno studentesco, abbiamo incontrato altri soggetti protagonisti con noi della scommessa di un nuovo popolo di sinistra, antagonista e radicale. Una scommessa che deve d'ora in poi coinvolgere, mettendo in discussione le sue forme, tutte e tutti nella nostra organizzazione.
In questo senso dobbiamo sviluppare e rafforzare l'azione intrapresa con la costruzione di strutture di massa e di movimento, come le reti studentesche ed esperienze locali di auto organizzazione di lavoratori, precari e disoccupati in movimenti e strutture di lotta per il lavoro e la conquista di uno sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile. E dobbiamo costruire una presenza nei territori urbani, costruendo spazi di socialità e di vertenza per servizi fondamentali che oggi vengono colpiti, dialogando fattivamente con tutti quei soggetti che hanno costituito resistenze e pratiche alternative, come il movimento dei centri sociali fra gli altri. Per tutto questo, diventa prioritario attivare nell'impianto stesso della nostra azione la capacità di praticare inchieste, che individuino i soggetti della crescita di un movimento e diano visibilità ai loro bisogni.
Nel futuro immediato, occorre consolidare una più diffusa presenza nelle mobilitazioni studentesche, valorizzando gli esperimenti costituiti dai settori più avanzati del movimento, senza settarismi nei confronti di organizzazioni di cui pur non condividiamo gli intenti programmatici, indicando la priorità di battere il disegno di rafforzare listruzione privata ai danni degli istituti pubblici, estendendo lunificazione delle lotte con gli insegnanti e i lavoratori della scuola, perseguendo lobiettivo di una più forte connessione fra lantagonismo degli studenti e il conflitto sociale in generale.
Occorre, ancora, dare slancio a quella che abbiamo chiamato «Campagna per i Diritti e le Libertà»: una serie di iniziative di massa capaci di individuare bisogni e vertenze emergenti nella questione giovanile, dall'antiproibizionismo alla liberazione della sessualità, alla riconquista della memoria attraverso una nuova pratica antifascista e la cancellazione della macchia rappresentata dalla carcerazione politica e dalle leggi speciali permanenti dagli anni '70. Occorre, infine, dare sviluppo ad una nuova militanza internazionalista, nella connessione con tutti i luoghi e i soggetti delle resistenze e delle alternative al neoliberismo e al pensiero unico. Da subito, intendiamo dare corpo al riferimento individuato nella lotta dell'Ejercito Zapatista de Liberacion Nacional in Chiapas, con la presenza di Giovani comuniste e comunisti nella solidarietà diretta alle popolazioni indigene.
Solo con un rilancio delliniziativa politica, in un coinvolgimento pieno di tutte le iscritte e tutti gli iscritti nel dibattito e nelle scelte dellorganizzazione e in uno sforzo innovativo di formazione, sarà possibile superare i molti limiti riscontrati anche in questa Conferenza, far evolvere il confronto tra le posizioni e valorizzare tutte le esperienze e le intelligenze in grado di arricchire il nostro percorso. Solo praticando concretamente la scelta di «camminare domandando», sarà possibile avanzare.
Giuseppe De Cristofaro (responsabile nazionale uscente);
Anubi DAvossa Lussurgiu,
Fabio Amato,
Nicola Fratoianni,
Fabio Nobile,
Niccolò Pecorini,
Chiara Platania (esecutivo nazionale uscente)
Il documento di minoranza:
«Dallopposizione, con le lotte, costruiamo lalternativa anticapitalista»
In questo autunno abbiamo assistito allavanzamento e all'approfondimento dei processi di ristrutturazione neoliberisti nel nostro Paese.
La nuova finanziaria prevede ulteriori pesanti tagli alla scuola pubblica introducendo parallelamente un finanziamento a quella privata, che mette in atto il percorso della parificazione tra scuola pubblica e privata. Nell'università si sta realizzando l'ulteriore professionalizzazione dei corsi, con listituzione delle Sis e delle scuole di specializzazione. La finanziaria prevede il taglio progressivo di fondi statali agli atenei (1.500 mld in tre anni), che porterà in regime di autonomia finanziaria ad una nuova fase di aumento delle tasse studentesche.
Il pacchetto Treu inizia la sua attuazione, con la creazione dei primi lavoratori in affitto e la diffusione dei patti d'area. La legge delle 35 ore, per ora solo promessa, si presenta comunque come uno scambio di orario con salario e flessibilità che non ridurrà nei fatti la disoccupazione e rischia di alzare i livelli di sfruttamento nelle fabbriche.
La Bicamerale conferma la necessità della borghesia, in un panorama di crisi capitalistica, di restringere gli stessi spazi della democrazia liberale. Il risultato politico della Bicamerale è anche segnato dalla ricomposizione dell'arco del mercato, cioè dei due poli dell'alternanza.
La privatizzazione delle grandi imprese pubbliche, inglobate nei processi di valorizzazione del capitale, prosegue dalle poste alla Telecom, dalle Fs alle municipalizzate.
14.500 profughi albanesi vengono rimpatriati con sgomberi, cariche e violenza poliziesca. Questo nel quadro di attuazione del trattato di Schengen, e dell'approvazione della nuova legge Turco-Napolitano, che introduce nuove pesanti norme restrittive per laccesso nel nostro Paese.
In questi mesi avanzano anche le mobilitazioni contro questi processi, contro i provvedimenti del governo (le autogestioni e le occupazioni degli istituti secondari, loccupazione di alcuni atenei, la manifestazione nazionale del 22 novembre). Ma in questo contesto sociale, non trovando una sponda politica in un'opposizione di classe, i movimenti rischiano però di rimanere lotte fra loro isolate, vertenziali, senza a volte esplodere a livello di massa nei propri contesti.
Le scelte autoritarie contro gli studenti e gli albanesi mostrano sempre più l'orientamento classista del governo, che pone in cima ai propri obiettivi strategici il raggiungimento dei parametri di Maastricht, il definitivo assestamento del capitale italiano nell'Europa dei banchieri. E' per questo motivo che questo Esecutivo non può avviare alcun corso riformatore, anzi, per raggiungere i propri obiettivi politici sta distruggendo le conquiste che gli operai hanno ottenuto in decenni di lotte. Dopo le ultime vicende, il partito ha rafforzato il rapporto politico con questa maggioranza.
Lo svolgimento della crisi di ottobre ha reso evidente un disorientamento che è anche il prodotto delle illusioni alimentale dallo stesso partito e dalla logica del meno peggio che indica questo come il migliore dei governi possibili. La soluzione della crisi è stata anche peggiore: in base a una vaga promessa sulle 35 ore nel 2001 si è accettata una finanziaria definita sino a poco prima "inemendabile", che accelera la controriforma Dini sulle pensioni, introduce ulteriori pesanti tagli allo stato sociale, accelera il processo di aziendalizzazione delle istituzioni pubbliche.
In questo quadro complessivo i Gc trovano difficoltà a unificare le lotte parziali che si stanno sviluppando, a dotarle di una prospettiva politica che veda nell'opposizione al Prodi e alle misure che questo avanza il suo asse centrale. Affinché le lotte possano estendersi è indispensabile che i Gc e il Prc si propongano ad esse come loro potenziale riferimento politico, disposto cioè a combattere coerentemente fino al voto contro il governo i suoi provvedimenti.
Per questo i Gc si devono porre lobiettivo di costruzione dei movimenti di lotta contro questo governo attraverso questi assi:
1) lorganizzazione giovanile che andiamo a costruire deve approfondire i propri livelli di autonomia con lobiettivo di dare piena concretezza all'art. 22 del nostro statuto;
2) i Gc non possono pensare semplicemente di evocare i movimenti e di rivolgersi a loro solo con la propaganda: lobiettivo principale deve essere quello della costruzione di strutture di massa (collettivi studenteschi e femministi, comitati per il lavoro, ecc.), del loro rafforzamento e del loro coordinamento rispettando la loro autonomia;
3) i Gc non devono alimentare atteggiamenti settari verso le altre realtà politiche (Uds, Centri sociali), senza per questo cadere nella subalternità e nell'opportunismo. Il lavoro con queste realtà non può infatti prescindere da un confronto politico arrivando anche a dure critiche su alcune scelte strategiche di queste aree, come ad es. il federalismo fiscale per i centri sociali del Nord Est o lautonomia scolastica, per l'Uds.
La 1° conferenza nazionale dei Gc avanza con forza la necessità della ricollocazione allopposizione del nostro partito come presupposto necessario per poter riprendere quel percorso che - passando per la conquista dell'egemonia comunista tra i lavoratori e le nuove generazioni -costruisca un partito comunista di massa che persegua l'obiettivo di costruire l'alternativa socialista alla barbarie capitalista.
Flavia D'Angeli,
Francesco Ricci {Esecutivo nazionale uscente),
Dario Salvetti (Milano),
Simone Leoncini (Genova)