Immigrazione, diritti per legge Rosanna Moroni |
Liberazione 14 dicembre 1997
Il disegno di legge sull'immigrazione affronta la fase decisiva del suo iter parlamentare. Se ne discute in questi giorni in Commissione affari costituzionali al Senato. Al disegno di legge sono state apportate, nel dibattito alla Camera, anche grazie all'impegno strenuo di Rifondazione importanti modifiche, che ne rendono realmente avanzate le previsioni riguardo a temi di rilievo quali l'ingresso per lavoro subordinato (si potrà entrare in Italia anche per cercare lavoro), l'ingresso per lavoro autonomo (sarà possibile garantire per il sostentamento iniziale del lavoratore straniero), l'assistenza sociale (estesa a tutti gli stranieri in regola), l'accesso alle professioni (in deroga ai requisiti in cittadinanza e di reciprocità), la fruizione di borse di studio per gli studenti stranieri.
Restano però gravissime pecche in merito alla tutela delle garanzie di fronte ai provvedimenti di respingimento e di espulsione, alla certezza dei diritti rispetto a rinnovi e revoche dei permessi di soggiorno, alleffettivo godimento del diritto di difesa in giudizio. Resta poi da affrontare adeguatamente la situazione di quanti si trovino già in Italia in condizioni di irregolarità.
Su questi punti, le associazioni e i sindacati hanno presentato proposte precise, che coincidono, tra laltro, con molti dei punti dei programma elettorali dellUlivo ma che non sono passate alla Camera per lirriducibile contrarietà del governo.
Si chiede, in particolare, che gli stranieri respinti alla frontiera possano ricevere, da centri appositi, assistenza finalizzata anche ad evitare che il respingimento avvenga verso un paese rischioso per la vita o per la sicurezza personale del cittadino straniero. Si chiede poi che lo straniero espulso possa far valere le proprie ragioni davanti al giudice, prima che l'allontanamento abbia avuto, irrimediabilmente, luogo; e che tra queste ragioni abbiano rilievo anche le condizioni di inserimento sociale, familiare e lavorativo raggiunte in Italia dall'interessato.
Quanto al rinnovo del permesso di soggiorno, si indica la necessità che i requisiti siano definiti con certezza dalla legge, e non demandati al regolamento attuativo o, peggio, alle circolari ministeriali. Si vuole poi che sia esclusa la possibilità di revoca della carta di soggiorno in corso di validità per il venir meno dei requisiti di reddito che ne hanno consentito il rilascio; come pure la possibilità di revoca della carta di soggiorno in seguito a condanne lievi o non definitive.
Le associazioni e i sindacati chiedono anche che il cittadino straniero sottoposto a procedimento penale possa accedere al patrocinio a spese dello Stato, a parità di condizioni con il cittadino italiano, a prescindere dalla regolarità delle sue condizioni di soggiorno. Chiedono infine che si proceda, contestualmente allentrata in vigore della legge - una legge, non dimentichiamolo, che rende molto più severo il meccanismo delle espulsioni -, ad una sanatoria che consenta l'emersione di quanti siano rimasti fuori dai benefici del Decreto Dini e di quanti siano entrati in Italia di recente. Dobbiamo tutti quanti, tutti coloro che aspirano ad un modello di società in cui i diritti non siano un optional, impegnarci ancora per un ulteriore miglioramento al Senato.
Credo che sulladesione a queste richieste si giochi la credibilità della maggioranza di governo: non possiamo dichiararci garantisti e non esserlo quando si vara una legge organica sulla condizione degli stranieri. Non possiamo strapparci (giustamente) le vesti quando scopriamo che una cattiva gestione della vicenda albanese ha provocato prima lutti e poi allontanamenti coattivi, e subito dopo sostenere un provvedimento che, se non i lutti, almeno gli allontanamenti coattivi li legittimerebbe. Non possiamo accettare che, per la paura di una "destra cattiva", si blindi una legge che in più punti contrasta con i principi fondamentali della nostra azione politica: la colpa non sarebbe soltanto della destra cattiva. Sarebbe anche nostra.