Impastato, il Prc scrive a Napolitano:

«Peppino fu una vittima della mafia»

Liberazione 12 dicembre 1997

PALERMO Con una lettera al ministro dell’Interno Napolitano, Rifondazione comunista chiede di intervenire sul prefetto di Palermo affinché venga riconosciuta a Peppino Impastato, il militante di Democrazia Proletaria ucciso a Cinisi il 9 maggio del '78, la qualifica di "vittima della mafia". Il senatore Giovanni Russo Spena, l'onorevole Nichi Vendola (membri della Commissione nazionale antimafia per il Prc) e l'onorevole Francesco Forgione (responsabile nazionale del partito per la lotta alla mafia), sollecitano il prefetto ad acquisire informazioni: dai sostituti procuratori De Francisci, De Luca, Imbergamo e dal procuratore aggiunto Lo Forte (che hanno chiesto la custodia cautelare per il boss Badalamenti, quale principale indiziato della morte di Impastato) e dal gip Grillo, che 1'11 novembre ha accolto la richiesta. Gli esponenti del Prc chiedono, inoltre, che il ministero dell'interno riconosca alla famiglia i benefici previsti per le vittime della mafia.

Egregio Signor Ministro dell'interno Napolitano

a Cinisi, il 9 maggio 1978, la mafia uccideva Peppino Impastato, militante di Democrazia Proletaria, per impedirgli di portare avanti la sua quotidiana battaglia contro le attività criminose riconducibili alla "famiglia" di Gaetano Badalamenti. Nonostante le carenze investigative dei primi giorni e la pista "terroristica" acriticamente imboccata dalla polizia giudiziaria, questa verità sulla matrice del delitto sin dal giorno dell'omicidio è apparsa chiara ai tanti militanti democratici e negli anni successivi è stata più volte ribadita in modo inequivocabile dalla magistratura nel corso dell'inchiesta giudiziaria: solo la Prefettura di Palermo con una logica politico-burocratica degna degli anni '50, si ostina a non voler ancora riconoscere a Peppino Impastato la qualifica di "vittima della mafia".

Il Prefetto di Palermo Damiano, con la sua nota - del 5 luglio '96 inviata al Ministero dell’Interno (ufficio per le relazioni parlamentari) per rispondere all’interrogazione n. 4-00415 del Sen. Giovanni Russo Spena sulla vicenda, nel ricostruire tutto il processo interpretativo dei fatti e degli atti, mostra con quanta illogicità sia giunto alla abnorme decisione di negare quella qualifica.

Il Prefetto afferma che:

- inizialmente le indagini sulle circostanze del decesso, complesse e difficoltose, avevano indotto l'Ufficio istruzione del tribunale di Palermo, in data 19 maggio 1984, a dichiarare di non doversi procedere in ordine al delitto di omicidio volontario sulla persona di Giuseppe Impastato per essere rimati ignoti gli autori del reato;

- nel maggio del 1986, a seguito di ulteriori indagini e di acquisizione di testimonianze, il predetto ufficio istruzione riapriva il procedimento emettendo una comunicazione giudiziaria nei confronti del noto mafioso Gaetano Badalamenti, in atto detenuto in Usa, in quanto ritenuto mandante dell'omicidio;

- in data 16 aprile 1987, Felicia Bartolotta madre di Peppino Impastato, chiedeva alla presidenza della Regione siciliana di usufruire dei benefici disposti con la legge regionale n. 10/86 a favore delle vittime della mafia...;

- in data 151uglio 1988, il tribunale riferiva che le indagini erano ancora in corso...;

- dopo ripetute sollecitazioni, in data 7 novembre 1990, la Prefettura comunicava alle presidenza della Regione l'esito (ovviamente negativo) dei propri accertamenti;

- in data 16 marzo 1992, il giudice per le indagini preliminari disponeva nuovamente archiviazione del procedimento relativo all'omicidio Impastato perché rimasti ignoti gli autori del fatto...;

- la signora Bartolotta inoltrava quindi un'altra istanza al Ministero dell'Interno per usufruire dei benefici previsti dalle leggi n. 446/80 e n.302/90, mentre dal canto suo, in data 25 maggio 1995, la questura la Palermo riferiva come la procura della Repubblica, a seguito di qualificate informazioni provenienti da collaboratori di giustizia secondo le quali il delitto Impastato era stato opera dell'organizzazione criminale "Cosa nostra", avesse ritenuto di riaprire le indagini;

- in data 4 marzo 1996, il Ministero dell’Interno rigettava definitivamente l'istanza della signora Bartolotta, in quanto gli invocati benefici ai sensi della legge n. 302/90 spettavano esclusivamente alle vittime per fatti di terrorismo o dell'eversione dell'ordine democratico verificatisi successivamente alla data del 1° gennaio 1969 e non anche a quelli per fatti di mafia verificatisi anteriormente alla data di entrata in vigore della citata legge.

... non si comprende perché il prefetto di Palermo continui ostinatamente a negare a Peppino Impastato la qualifica d i "vittima della mafia" pur essendo in possesso di tutti gli elementi che qualificano come sicuro delitto di mafia l'omicidio dello stesso... il consigliere istruttore dottor Antonino Caponnetto, dopo una minuziosa ricostruzione dei fatti – depistaggi compresi – era giunto ad affermare con certezza questa circostanza...

In buona sostanza, in un sistema come il nostro in cui la responsabilità penale è personale, la mancata identificazione delle persone fisiche dei mandanti e degli esecutori non poteva non sfociare in una pronuncia di non doversi procedere per essere rimasti ignoti gli autori dell’omicidio: ciò, però, non autorizzava il prefetto a dover negare la matrice mafiosa del delitto che, anzi, in quella sentenza era ammessa con ragionevole certezza, non essendoci nessun nesso consequenziale tra i due fatti... chiediamo che il prefetto di Palermo acquisisca informazioni dai sostituti procuratori della Repubblica dottori Ignazio De Francisci, Salvatore De Luca, Franca Imbergamo e dal procuratore della Repubblica aggiunto dottor Guido Lo Forte, che hanno richiesto in data 26 maggio 1997 1'emissione della misura cautelare in carcere nei confronti dell'indiziato Gaetano Badalamenti, nonché dal giudice per le indagini preliminari dottor Renato Grillo che in data 11 novembre 1997 ha accolto tale richiesta, al fine di certificare la verità e rendere giustizia ai familiari di Peppino Impastato.

On. Francesco Forgione (responsabile nazionale Antimafia Prc)

Sen. Giovanni Russo Spena

On. Nichi Vendola

(membri commissione nazionale Antimafia)