Lo stralcio sugli immigrati: un favore alle destre, un colpo alla maggioranza |
Liberazione 25 settembre 1997
ROMA Il ministro Napolitano parla di tempi brevissimi e addirittura delinea la nuova formulazione dell'articolo 48 della costituzione che le destre hanno invocato come ostativo per il riconoscimento del diritto di voto agli immigrati. «Questo ddl costituzionale è semplicissimo - ha osservato ieri il ministro degli interni - un articolo solo di quattro righe. Quindi chi vorrà fare opposizione potrà farla, ma con scarse possibilità di tirarle per le lunghe se ci sarà una maggioranza determinata a farla approvare».
Ma, allo stato attuale, i se, come pure le affermazioni di principio, non fanno i fatti e soprattutto non fanno le leggi.
Lo sanno bene i deputati delle destre che ieri mattina si sono presentati in commissione affari costituzionali dove si sta discutendo il disegno di legge sull'immigrazione, con un sorrisetto beffardo sulle labbra.
Lo stralcio dell'articolo 38 sul riconoscimento del diritto di voto amministrativo per i cittadini stranieri deciso dal governo fa il loro gioco più di quanto potessero sperare. Sbarazzatisi per il momento della questione voto, ora gli esponenti xenofobi sono liberi di concentrarsi a pieno sul capitolo espulsioni, altro punto del ddl sul quale la battaglia tra maggioranza e opposizione si annuncia rovente. E proprio per questo ieri mattina i deputati di destra si sono ben guardati dall'esprimere la loro soddisfazione continuando a polemizzare sulle modifiche introdotte dal governo che pur contemplando nel disegno di legge il diritto di voto amministrativo per gli stranieri, ne rimandano l'effettivo esercizio ai tempi secolari di una modifica costituzionale.
Insistere - del tutto artificiosamente - sull'incostituzionalità è la linea dei deputati di An per i quali anche la sola enunciazione di principio urterebbe contro le disposizioni della nostra Carta mantenendo perciò immutate le pregiudiziali dell'articolo 38. E poi, contesta il portavoce di An, Gasparri confortato da Giovanardi del Ccd. «si introdurrebbero norme "volantino" prive di efficacia», insomma «un manifesto, un proclama» altro da una legge.
E certo seppure con tuttaltri intenti, è difficile negare che l'operazione dell'esecutivo di mantenere nel testo del ddl l'affermazione di un diritto privato nei fatti della sua esercitabilità, cela malamente la disgraziata verità sullo stralcio dell'articolo 38.
Gli addotti impedimenti costituzionali - quelli su cui le destre hanno battuto fino ad averla vinta - non erano certo ignoti quando sei mesi fa si preparava la stesura di un testo di legge che con toni trionfalistici veniva annunciato tra i più illuminati in Europa. La decisione, presa allora, di renderli superabili, era stata dunque il frutto di una precisa scelta politica. A causare la brusca inversione di rotta, consegnando l'elemento più qualificante del ddl ad un iter parlamentare irto di difficoltà ed incerto nel suo esito finale, non sono certo state improvvise valutazioni di ordine giuridico ma, dunque, una nuova e diversa volontà politica. Quella che oltre a fare il gioco delle destre pone una grossa ipoteca sugli esiti del dibattito in seno alla stessa maggioranza. «Se si va ad un rinvio sulla questione fondamentale del diritto di voto - ha commentato ieri il verde Mauro Paissan visibilmente amareggiato per la decisione assunta dal governo - allora ci vorrà un risarcimento nella parte più sociale della legge; sulla casa, l'assistenza e l'accoglienza dei cittadini stranieri». Fuori dai denti Ramon Mantovani del Prc parla chiaramente di «problema politico» all'interno della maggioranza. «Fino adesso - ha osservato Mantovani - abbiamo lavorato nella più stretta collaborazione con le forze politiche di governo. Per mesi si è parlato di una legge bilanciata nei diritti e nei doveri. Adesso la parte dei diritti è stata brutalmente falciata e l'edificio che si vorrebbe costruire su queste fondamenta sbilanciate rischia di crollare rovinosamente. In queste condizioni non ci sentiamo più vincolati alle scelte della maggioranza: discuteremo in autonomia sul voto da esprimere per ogni singolo articolo e nulla sarà dato per scontato».
«C'è da attendersi a questo punto - ha sottolineato sempre dal Prc Rosanna Moroni - che gli stessi scrupoli di costituzionalità sollevati in ordine al diritto di voto valgano nel momento in cui si discuterà di espulsioni e di diritto al ricorso e alla difesa».