Finanziaria cambiata. Ma sulla scuola privata diremo NO Paolo Barbieri intervista Luigi Marino (capogruppo Prc al Senato) |
Liberazione 4 novembre 1997
Dopo mesi di tensione e una crisi di governo rientrata in extremis, eccolo l'oggetto del contendere: bilancio, finanziaria e "collegato" alla finanziaria sono al Senato per il primo passaggio parlamentare, quello in genere più complesso, nel quale si disegna l'identità dei provvedimenti che in seguito vengono in genere limati ma non stravolti. Blocchiamo a ora di pranzo Luigi Marino, presidente dei senatori di Rifondazione comunista, prima che scompaia inghiottito da un vertice di maggioranza.
Allora Marino, le cicatrici della crisi bruciano ancora?
Ma io non parlerei di cicatrici della crisi. Abbiamo vissuto una tensione fortissima, ma a parte la pressione, spesso propagandistica, che abbiamo subito anche da parte dei mezzi della comunicazione di massa, io darei un giudizio anche in positivo della vicenda che abbiamo alle spalle. E non solo per i risultati concreti che abbiamo ottenuto: io parlo proprio del fatto democratico al quale abbiamo assistito. A differenza delle crisi che hanno avuto luogo in passato, che si basavano sull'attribuzione di ministeri e posti di sottogoverno, stavolta abbiamo posto di fronte allopinione pubblica i problemi reali del paese. E la nostra idea della politica, innanzitutto, ad aver preso piede prima ancora dellaccordo: quella secondo la quale alleanze e schieramenti si formano a partire dai problemi reali e dalle concrete soluzioni possibili.
Veniamo ai risultati concreti, visto che anche di questi vi state occupando in questi giorni al Senato. Qual è il giudizio di Rifondazione sulla finanziaria così com'è ora?
Non c'è dubbio che la fisionomia della finanziaria è cambiata. Non solo perché subito dopo la finanziaria il governo proporrà la legge sulle 35 ore. Ma perché sui ticket sanitari, sulla lotta allevasione, con lo spostamento di 500 miliardi a carico di questa voce invece dei tagli alla spesa, e soprattutto sulle pensioni, con la scelta (cruciale per noi) di salvaguardare il lavoro "operaio ed equivalente" confermata dal governo nell'intesa con i sindacati, la finanziaria ha assunto temi, preoccupazioni e anche soluzioni che noi avevamo prospettato.
La novità più grossa però è forse quella legge sulle 35 ore che sta fuori dalla finanziaria.
Non c'è dubbio, è un traguardo che non ci stanchiamo di sottolineare. Di norma la legislazione del lavoro segue il conflitto, la dinamica sociale. Ma in qualche caso, già si è visto con alcune norme dello Statuto dei lavoratori, un traguardo temporale, una norma, può spingere in avanti un vecchio termine. Per questo la legge sulla riduzione dell'orario di lavoro rappresenta un'occasione straordinaria.
Tornando alla finanziaria, nell'accordo sulle pensioni c'è la penalizzazione per 30mila docenti: Rifondazione si era battuta con successo per salvaguardare il loro diritto ad andare in pensione.
Questa è una parte su cui non siamo daccordo, come si fa a impegnare il parlamento a garantire un diritto e pochi mesi dopo far saltare quellimpegno? Vedremo comunque il testo che il governo presenterà nelle prossime ore. In ogni caso, bisogna tenere presente che tra i "rimandati" ci sono persone che hanno maturato il diritto a uscire comunque anche in base alla normativa nuova. Gente cioè che ha 53 anni e già 35 anni di anzianità contributiva. Sarebbe impensabile che fossero penalizzati solo perché fanno parte di quello scaglione di bloccati.
Sulla scuola è aperto un nuovo fronte di polemica. Il Ppi ha rilanciato chiedendo più soldi per le private.
E noi voteremo contro. Tieni conto che nel prossimo triennio 1998-2000 tra docenti, insegnanti di sostegno e amministrativi, per la scuola pubblica è previsto un risparmio di 2651 miliardi; e 1530 miliardi verranno tagliati da università e ricerca. Insomma, mentre si chiedono sacrifici alla scuola pubblica, non si possono aumentare i fondi per quella privata. Sia chiaro, non abbiamo una preclusione ideologica contro le scuole cattoliche: ma la verità è che sono una goccia nel mare dellistruzione privata, per la maggior parte composta da diplomifici e istituti di dubbia qualità.
Incassati i risultati che sappiamo sulle grandi questioni, sulla manovra finanziaria però la battaglia è fatta anche di emendamenti.
Ti faccio qualche esempio: il governo ha presentato un emendamento per lassunzione di personale per le Finanze (3200 persone destinate alla lotta allevasione) e per i Beni culturali (600 persone, da destinare in particolare alle zone terremotate) che ricalca da vicino una nostra proposta di 4000 assunzioni pubbliche in questi settori di importanza primaria. Ma in questa fase il governo ha assunto non poche proposte nostre. Si tratta di un lavoro che ancora non è finito, ma ci stiamo battendo per imporre alle aziende di servizi pubblici dismesse (le municipalizzate che vengono privatizzate) a mantenere tutto il personale in organico per almeno cinque anni. Abbiamo esteso anche ai redditi bassi le agevolazioni fiscali ai terremotati per le ristrutturazioni edilizie attraverso l'allungamento del periodo di restituzione degli sgravi. Per quanto riguarda l'inasprimento dell'Iva al 20%, ne è previsto il rimborso per le zone terremotate. Abbiamo inserito nell'articolo 3, che riguarda le agevolazioni alle imprese, accanto allobbligo a rispettare le direttive europee quello a garantire nuova occupazione. Ci sono sgravi fiscali per le ristrutturazioni e per l'acquisto di beni strumentali anche per il commercio, il turismo e lartigianato.
Ci sono provvedimenti a favore dei portatori di handicap, contro gli sprechi di certe consulenze "esterne" nella pubblica amministrazione, per impedire luso selvaggio dellautonomia scolastica per precarizzare il rapporto di lavoro degli insegnanti. Faremo un punto alla fine sui risultati ottenuti. Ma quel che è certo, voglio ribadirlo, è che da una crisi che qualcuno ha voluto definire "pazza" abbiamo invece riconquistato il terreno dei contenuti, della politica vera. Sarà su questo terreno che si misurerà la possibilità concreta di quel "compromesso dinamico" tra forze e programmi diversi che noi abbiamo cercato anche nei momenti più duri della crisi.