Bertinotti e "Rifondazione2"

Nichi Vendola

Liberazione 29 novembre 1997

La notizia è piccante. Tenetevi forte: Fausto Bertinotti non solo sconfessa il cashmire, ma addirittura è in procinto di sciogliere "occhettianamente" il suo (e nostro) partito, con lo scopo di costruire una "Cosa" plurale arcobalena ed antagonista.

Potrebbe essere, questo piccole scoop autunnale, rapidamente archiviato tra le barzellette che fioriscono in transatlantico e che si affacciano alle finestre di un giornalismo sempre più pettegolo e minimalista. Potremmo ridere tutti di gusto e poi tornare a occuparci di cose serie.

Il fatto è che l'ultima trovata sui comunisti, sul Bertinotti aristocratico leoncavallino e movimentista sfasciapartito, serve a inquinare il dibattito interno a Rifondazione. Si cerca di pescare nel mare mosso di quella psicologia collettiva (del popolo comunista) che ha conosciuto i traumi della Bolognina e dell'autodissoluzione del Pci. Si cerca di ferire quello straordinario fenomeno di comunicazione simpatetica, di autentica "connessione sentimentale", che rende la voce del nostro segretario intelligibile alla platea più vasta, che lo fa essere una figura fuori dall'ordinario, estranea al professionismo separato della politica di Palazzo, capace di "incarnare" - ben oltre la secchezza di una formula o di uno slogan - un'idea difficile ma praticabile di rifondazione del comunismo: qui e ora, nella fatica erculea dell'elaborazione teorica, ma anche nel cammino quotidiano di una linea politica. Nell'audacia di un punto di vista che non si accontenta di indicare un orizzonte, ma che prova a forzare il recinto delle compatibilità date.

Non voglio usare il violino per parlare di Fausto: ma io gli voglio bene, perché lui ha la forze di ricordarci, ogni santo giorno che non siamo "grilli parlanti" pronti a dispensare consigli inascoltati, che non siamo un ceti politico riottoso ma addomesticabile. Altro che cashmire: Fausto ci chiede di essere "parte", di schierarci, di scegliere, di rinnovarci. Ci chiede il coraggio di essere comunisti.