Il Pcf rilancia laltra Europa e dice basta alleuroscetticismo Alessandro Mantovani |
Liberazione 16 dicembre 1997
PARIGI «Eh sì, il posto è lo stesso ma intanto è cambiato tutto. Allora eravamo eurobarbari, adesso siamo diventati eurocostruttivi». Senza girarci intorno, scherzando ma non troppo, ai cronisti francesi accorsi al palazzo dei Congressi della Défense per la tavola rotonda con Robert Hue e Fausto Bertinotti, il numero due del Pcf Pierre Blotin ha spiegato così la situazione. Il 16 maggio del '96, alla Défense, 4 mila militanti di tutta Europa partecipavano la prima iniziativa comune dei partiti della sinistra antagonista appartenenti o legati al Gue, il gruppo della sinistra unita - verdi nordici del Parlamento europeo.
A distanza di un anno e mezzo, il convegno sull'Europa che domenica ha riunito esponenti di mezzo continente in quegli stessi locali, ha assunto un significato ben preciso nella situazione politica francese. Ha sancito l'addio dei comunisti d'oltralpe alleuroscetticismo, concludendo una parabola che ha radici nella "mutazione" voluta da Hue per il partito.
Certo, la proposta di referendum sul passaggio alla moneta unica rimane, il Pcf stampa tuttora milioni di copie di un opuscolo in cui l'euro sembra un po' la madre di tutte le tragedie economico-sociali e Robert Hue preferirebbe parlare di moneta comune, non unica. Ma se ancora qualche mese fa si poteva temere che lEuropa avrebbe condotto allo scontro tra i comunisti e i socialisti francesi, oggi nessuno prende sul serio questa ipotesi. Il 18 gennaio la manifestazione del Pcf chiederà più concretamente di "riorientare la costruzione europea", proprio come si leggeva il 29 aprile scorso nella dichiarazione comune Ps-Pcf. E la parola dordine indicata da Hue, che per la prima volta dice di lavorare per un successo dellEuropa senza riferimenti alla difesa della sovranità nazionale, e aggiunge: «Affinché abbia successo, lEuropa bisogna trasformarla»;
Non è un caso che in quest'occasione Hue abbia voluto al suo fianco proprio Bertinotti che su Le Monde è indicato oggi significativamente come «il segretario molto europeista di Rifondazione comunista». Il leader del Prc ha ribadito punto per punto la sua concezione originale, che lo conduce a dirsi favorevole alla moneta unica pur senza rinunciare a denunciare il trattato di Maastricht. La forza del processo di mondializzazione delleconomia, la considerazione dellEuropa come massa critica sufficiente per resistervi, il deficit democratico delle istituzioni europee come riflesso delle crisi occupazionali, i limiti che scontano i movimenti se non superano la dimensione nazionale, la battaglia per la riduzione dellorario come cardine di un nuovo rapporto tra il lavoro e le altre attività umane sono le cinque ragioni che Bertinotti ha indicato per sostenere la necessità di una battaglia per unaltra Europa.
Ma Bertinotti e Hue non erano i soli protagonisti. Prima di loro erano intervenuti Felix Stumpf in rappresentanza degli universitari tedeschi in agitazione, Daniel Olijf (sindacalista belga della Renault di Vilvoorde), Jonas Sjosted (Partito della sinistra svedese), Luciana Castellina (Comunisti unitari), Herman Scheer (Spd tedesca). E tra gli altri invitati, persino un rappresentante polacco di quella che fu l'ala sinistra di Solidarnosc...