E se i prezzi fossero bloccati dalla disoccupazione?

Enrico Penati

Liberazione 24 dicembre 1997

C'era una volta l'inflazione, e non è una storia di tanti anni or sono. Oggi è quasi azzerata e si aggira sul punto e mezzo percentuale. Se si fa astrazione dei metodi impiegati, e quindi delle categorie sociali alle quali è stata fatta pagare in gran parte l'operazione, non si può non riconoscere che si è trattato di un successo. Detto questo, sembra opportuno proporre alcune considerazioni, due essenzialmente, che riguardano da vicino questa "vittoria" contro l'inflazione.

La prima considerazione riguarda (e non è la prima volta che "Liberazione" formula riserve di questo genere) il metodo di calcolo seguito dall’Istat; per calcolare l'andamento dei prezzi viene tenuta sotto controllo una quantità enorme di beni e di servizi, da quelli di comune uso quotidiano a quelli dei quali la gente comune non farà uso in tutta la vita; naturalmente l’Istat non conferisce a tutti questi beni e servizi lo stesso "peso", ma pesi ponderati a seconda, appunto, del maggior o minor ricorso che i consumatori fanno a "quel" bene o "quel" servizio.

Ma il fatto è che, nonostante questo oggettivo sistema di calcolo, il consumatore medio, quello a reddito basso e medio-basso non si ritrova nelle percentuali comunicate dall'Istat. La gente che va al mercato tutte le mattine sa che i generi di prima necessità non sono aumentati in un anno del semplice 1,6%. L'Istat gli dirà che gli affitti degli attici sono diminuiti del 20% e che le tariffe per il noleggio di uno yacht sono addirittura crollate e che questo è andato a compensare, e largamente, gli aumenti subiti dal consumatore per pane, latte, verdura, frutta, metropolitana, luce, gas e telefono. La statistica incrocia i dati, li pondera e informa che l'aumento complessivo non è quello subito, ma quello che risulta dalla media statistica e quindi dell’1,6. E se non ci credi sono affari tuoi. «Ma io, cerca di replicare il consumatore a reddito basso e medio-basso, non vivo in un attico e non affitto gli yacht». E l’Istat ti risponde che sono sempre e soltanto affari tuoi.

L’altra considerazione è di carattere più generale. L'abbattimento dell'inflazione - anche questo giornale lo ha sempre sostenuto - è un’operazione-base per un riassetto della situazione economica (ed anche politica) di un paese. Ma questo giornale lo ha anche sempre aggiunto che non può e non deve essere l'unica e la sola battaglia da vincere. Ricordiamoci che la perdurante contrazione del mercato interno non può essere ribaltata con il sistema della rottamazione esteso a tutti i beni ed a tutti i servizi, e che tre milioni di disoccupati (da cinque a sette milioni di "consumatori") non hanno niente da rottamare. Ma è stata la loro mancata domanda sul mercato interno che ha frenato i prezzi e che di conseguenza ha favorito il rientro dell’inflazione. Almeno, in gran parte.

Che sia per questo che appare così difficile rilanciare l’occupazione in questo paese? E che il governo pensi ormai che se si tiene alta la disoccupazione, si tiene bassa l’inflazione?