Agricoltura Si grida solo per il proprio interesse Gianfranco Laccone (agronomo Agrisalus) |
Liberazione 18 dicembre 1997
Nelle variegate proteste che si levano dal mondo dell'agricoltura, vi è almeno un contenuto comune: l'insofferenza verso la politica agricola comunitaria (pac). Daltra parte, quelle proteste non esprimono semplici richieste di settore, come tante altre volte è successo, ma sono un sintomo, sia pur minore, dei profondi cambiamenti istituzionali, economici e sociali che vanno determinandosi nei Paesi dellUnione europea.
Occorrerebbe comprendere anzitutto che, se il governo non può sostenere gli agricoltori italiani, è perché è avvenuto un effettivo passaggio di competenze dagli Stati nazionali all'Ue. E' questo, in realtà, loggetto principale della contesa, più che la questione delle multe per le quote-latte, o quella della caduta del prezzo dellolio doliva. E quanto sia insufficiente e parziale lanalisi svolta dalla sinistra, è mostrato dall'incapacità di dare indicazioni che siano in grado di unificare gli agricoltori con altri settori sociali colpiti da quella "ristrutturazione capitalistica" contro cui si continua a tuonare solo a parole.
La questione delle quote-latte rappresenta in realtà il coté agricolo della cosiddetta rivolta del Nord-est. Essa nasconde, infatti, una domanda di liberalizzazione del mercato e l'insofferenza verso regole che, per quanto possano colpire gli interessi di alcuni, sono il risultato di una mediazione comunitaria che tutela, sia pur assai parzialmente tutti i produttori.
Ciò che più sorprende, in queste proteste, è lassenza di qualunque punto di vista che non sia la difesa dei propri interessi particolari: non una parola sulle ragioni degli altri produttori, italiani e non, che hanno rispettato le quote; non una parola sulle responsabilità delle industrie del settore (il latte prodotto o commercializzato "fuori quota" sarà pure servito a qualcuno?), ma solo qualche banalità sulla qualità del prodotto. Daltra parte, la struttura produttiva del latte è oggi così integrata all'industria da rendere i produttori più simili ai "padroncini" del settore trasporti che non ai tradizionali agricoltori.
Quello che li preoccupa è non già la difesa della qualità del prodotto, ma il rischio della riduzione dei margini di profitto: cosa diranno quando, tra poco, nellUnione europea entrerà la Polonia, che riesce, a parità di qualità, a produrre latte ad un costo cinque volte più basso? Forse: che i polacchi dovrebbero acconciarsi a produrne pomodori per non disturbare i Cobas del latte?