Le reazioni della segreteria del Prc ai "boatos" di ieri

Il valore dell’unità del gruppo dirigente

Liberazione 7 novembre 1997

Immediata è stata ieri la reazione del gruppo dirigente del Prc ai "boatos" propagati dalla grande stampa con le interpretazioni fornite dell'articolo di Armando Cossutta sul prossimo numero della rivista "Rifondazione", anticipato per intero alle agenzie. Immediata e dura, perché violento è stato il tentativo su quei giornali di riproporre l'idea d'uno scontro in atto in seno alla segreteria nazionale, di porre in discussione l'unità del gruppo dirigente stesso, di minare la credibilità dell'azione del Prc minando quella del suo segretario, Fausto Bertinotti, con una presunta contrapposizione col presidente, Cossutta. Un attacco che vorrebbe avere anche una valenza retroattiva, riferendosi alla conduzione della crisi di settembre nella maggioranza parlamentare, sfociata nell'accordo Prodi-Rifondazione su capitoli importanti della politica economica e sociale, a partire dall’impegno sulla legge per la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali entro il 2000.

«Il colpo inferto a lor signori è stato grande: di qui la violenta e scomposta reazione»; comincia così la dichiarazione di Aurelio Crippa, responsabile dell'organizzazione nella segreteria nazionale del Prc. Una reazione, dice Crippa, dispiegata «rispolverando divisioni interne al gruppo dirigente riproponendo una brutale aggressione nei confronti del suo segretario». Cui va «il personale affetto, la concreta solidarietà» di Crippa, che ricorda come «i risultati acquisiti dal Prc sono già una pratica politica quotidiana». Oliviero Diliberto, presidente dei deputati di Rifondazione, denuncia dal canto suo l'«incomprensibile distorsione interpretativa di alcuni organi di stampa sull'articolo di Armando Cossutta, del tutto conforme» alla linea dell'ultima Direzione; dove è stata approvata «in primo luogo proprio la relazione del segretario». Anche Diliberto riafferma la «convinta e piena solidarietà, politica e personale, al segretario, oggetto di inqualificabili e interessati attacchi, come al presidente, strumentalmente coinvolto in una polemica priva di fondamento».

Da Paolo Ferrero, responsabile Stato sociale nella segreteria nazionale del Prc, viene l'indicazione di una «pervicace volontà dei principali organi di stampa di presentare Bertinotti come un segretario dimezzato»; dopo il «successo politico» di Rifondazione, che ha «messo in crisi la concertazione», molti sono interessati a demolire un segretario che ne è stato «l'artefice principale». E al quale anche Ferrero manifesta la sua «solidarietà politica ed umana». Per Franco Giordano, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale, è proprio «per mistificare l'iniziativa politica» del Prc e il «valore politico» dell'accordo su 35 ore e pensioni che «si prende a pretesto una presunta divisione». Quei risultati «non c'erano prima della rottura e dopo, invece, hanno consentito l'intesa». Una «bussola» per «l'intero gruppo dirigente», una linea che conferma nei comunisti «una forza autonoma»; è questa che, «a partire dal suo segretario» cui Giordano esprime «solidarietà», si vuole «colpire».

Anche Claudio Grassi, tesoriere nella segreteria Prc, intravede la motivazione della campagna nel «condizionamento importante che Rifondazione è riuscita ad esercitare nei confronti del governo Prodi»; lo si vuole «offuscare» con la «solita litania di un dissenso fra segretario e presidente». Ma Grassi avverte: gli «attacchi e la denigrazione sistematica - degna di un regime e non di un paese democratico - cui è sottoposto» Bertinotti non fanno che suscitare «nel partito e nella sinistra che ci è vicina», «sostegno, affetto e solidarietà nei suoi confronti».

La coordinatrice della segreteria nazionale, Graziella Mascia, definisce «insopportabile» l'insistenza nel «voler leggere contrapposizioni personali nel gruppo dirigente». Mascia puntualizza: riflettere sull'esperienza della crisi di governo è «legittimo» e «doveroso», e «d'altra parte questa discussione è iniziata propria con la riunione della Direzione», che ha «rafforzato, con un documento, passaggi, scelte, linea strategica di un partito che proprio nel suo segretario trovano la migliore espressione politica». Anche da Mascia arrivano «affetto e solidarietà» a Bertinotti. Infine, il responsabile informazione nella segreteria, Marco Rizzo, torna sull'«interpretazione tendenziale» data dai giornali dell'articolo di Cossutta, che anch'egli attribuisce al «ruolo sempre crescente di Rifondazione comunista nella fase successiva alla crisi». Rizzo ricorda che «l'unità del gruppo dirigente, a partire da Fausto Bertinotti e Armando Cossutta, è la condizione essenziale per difendere l'autonomia politica» del Prc.

Cosa hanno detto di questo attacco Armando Cossutta e Fausto Bertinotti?

Cossutta

«CON FAUSTO UN RAPPORTO SPECIALE»

«L'anticipazione di un mio ampio articolo per la rivista "Rifondazione" che doverosamente ripercorre in modo analitico le diverse fasi della crisi politica di ottobre, induce i commentatori di alcuni giornali ad avventurarsi nuovamente e ancora più perigliosamente alla ricerca di divisioni fra il Segretario ed il Presidente di Rifondazione comunista. Poveretti! Gente che non sa che cosa sia la riflessione pacata e seria di un partito moderno, anzi che non riesce, che non vuole capire che cosa è questo nostro partito antagonista che, non a caso, si chiama della Rifondazione: diverso nella visione e nella proposta politica esterna, diverso nel metodo di vita interna. Poveretti! Ed anche invidiosi, perché il rapporto del tutto speciale fra il Segretario ed il Presidente li fa impazzire: un rapporto semplicemente splendido, fondato su una affettuosa e fortissima comunanza ideale ed umana, garanzia di salda direzione politica per tutto il popolo comunista. La riflessione andrà avanti. Noi ne usciremo ancora più forti perché portatori di una strategia e di una tattica che si sono rivelate giuste e vincenti, così come ha confermato l'altro ieri in modo compatto la Direzione nazionale del Partito.»

Bertinotti

«SI CERCA Dl INSINUARE UNA CRISI INTERNA»

«L'esistenza di un Prc autonomo crea molti fastidi a molti. E' ripartita una campagna di stampa che ha di mira proprio questa autonomia. Si cerca in tutti i modi di insinuare una crisi nella linea di partito e di mettere in discussione l'unità del suo gruppo dirigente. Nel Prc c'è spazio per approfondimenti ed analisi, ma la recente Direzione del Prc ha confermato nel modo più chiaro possibile l'orgogliosa rivendicazione della validità delle sue scese ed ha detto in un modo che più chiaro non si può la sua indicazione per il futuro. Il Prc lavorerà a fondo per l'affermazione di un'ispirazione riformatrice nella politica del governo Prodi. Ma non transigerà sulla difesa della sua autonomia. La recente Direzione del Prc ha affermato: "Dobbiamo difendere e praticare il diritto per una forza antagonista quando non veda applicare un progetto riformatore, di mettere in discussione l'esistenza di un governo di centro-sinistra, sino a considerare possibile una rottura ed una crisi". Può bastare un’affermazione come questa? Per quei che mi riguarda non ho altra posizione che quella linea. Non ho subito né in Direzione, né altrove alcuna bacchettata, non ricevo ordini da nessuno, né potrei sia per ragioni politiche che etiche. Né ieri, né oggi, né domani. L’unità del gruppo dirigente di Rifondazione è una ricchezza per il Partito, non una prigione».