Non si può svendere un patrimonio che ha contribuito alla crescita del paese

RILANCIARE L’IRI, UNA HOLDING PER LO SVILUPPO DEL MEZZOGIORNO

Nico Perrone

Liberazione 12 settembre 1997

Che l’IRI sia in corso di progressivo svuotamento, è sotto gli occhi di tutti. E’ un processo che va avanti senza tenere conto dei costi che lo stato si sta accollando per smembrare rami industriali poco redditizi, ripianare perdite, ammodernare e ristrutturare aziende prima della svendita. Rispetto a queste operazioni, si registrano soltanto la forte opposizione politica di Rifondazione Comunista - che cerca di salvare almeno le partecipazioni d’importanza strategica per lo stato - e resistenze della base operaia, che vede in pericolo i posti di lavoro (le aziende, una volta privatizzate, hanno intrapreso immancabilmente la strada del taglio drastico degli organici).

Ma accanto alla difesa della parte strategica del patrimonio dello stato, occorre elevare una forte difesa dell’IRI in quanto holding. Non si può insomma accettare l’argomento - che prima o poi sentiremo avanzare, e vedremo amplificato sui giornali - che l’IRI, una volta spogliato delle sue principali partecipazioni, debba essere liquidato.

Non si può accettare di mettere in liquidazione un patrimonio con una più che cinquantennale e articolata esperienza: finanziaria, industriale, tecnologica, amministrativa, d’innovazione, di partnership internazionale. E il governo non può assumersi, di fronte al paese, una simile responsabilità. La base forte - anche dal punto di vista elettorale - del nuovo corso di Jospin in Francia, è costituita proprio dal rifiuto di continuare nella svendita del patrimonio industriale dello stato, ritenuto essenziale per ragioni strategiche, finanziarie, occupazionali, di sicurezza e persino di decoro nazionale: le privatizzazioni della France Télécom e della Air France sono state infatti immediatamente fermate, o trasformate in partecipazioni puramente minoritarie del capitale privato.

L’IRI - lo ha sottolineato Fausto Bertinotti l’altra sera in una conversazione televisiva - ha una nuova funzione alla quale adempiere. Essa dovrà essere essere rivolta principalmente verso il Mezzogiorno. Non si pensa affatto a un nuovo carrozzone assistenziale e clientelare, ma a una holding che abbia funzione propulsiva, di programma, di sviluppo - anche attraverso la cooperazione con i privati - delle energie del Mezzogiorno. Che si trovano in campo culturale - la gestione del patrimonio artistico, il reperimento di fondi per il potenziamento, anche a fini produttivi, delle università e dei centri di ricerca -, nel settore del turismo, e in quello dell’ambiente.

Tutto questo deve essere tradotto in un nuovo programma per l’IRI, che preveda in termini perentori tre voci precise: investimenti, utili e occupazione. Per la difesa dello sviluppo dell’intero paese e dell’occupazione: che sono compiti irrinunciabili di uno stato democratico.