L’intervento di Bertinotti : «Rifondare è il vostro compito»

«Rompete le gabbie, sappiate essere gentili e indignati»

Frida Nacinovich

Liberazione 9 dicembre 1997

CHIANCIANO TERME (SI) «Credo di poter capire la difficoltà, oggi, di essere giovani, di essere comunisti e di essere giovani comunisti. Il lavoro di voi giovani è per Rifondazione comunista più che una speranza, un contributo prezioso, senza la vostra partecipazione saremmo tutti più povere». Fausto Bertinotti, segretario nazionale del Prc, a Chianciano, interviene a conclusione della prima conferenza nazionale delle giovani e dei giovani comunisti. «C'è bisogno della vostra passione politica, delle vostre emozioni, dei vostri sentimenti, di una rinnovata coscienza etica e il vostro ingresso nella politica è la possibilità per una generazione di costruire la riscoperta della politica, del fare politica; rompete tutte le gabbie che vi impediscono la ricerca, cercate in campo aperto: Rifondazione comunista è vostra» - prosegue. «Ho sentito - osserverà più tardi - qualcuno dire che non ci sono marxismi, c'è il marxismo: caro giovane, ci sono i marxismi e tu non puoi ridurli ad uno, se anche volessi non ci riusciresti». Ricerca e sperimentazione, dunque: «Una cosa non si può fare, interpretare Marx come un dogma: quando lo si è fatto non ne sono sortiti che disastri».

In questo senso, dal congresso esce, per tutti, un monito, un incitamento, una critica: siamo abbastanza forti ed esperti per affrontare problemi nuovi e anche difficili, che la modernizzazione capitalistica propone oggi? Affrontarli nella pratica, questo è il suggerimento, attraverso le esperienze di gruppi di lavoratori, di disoccupati, di studenti in tutti i gradi della scuola, di gruppi di ragazze, di giovani immigrati e cosi via. Incontrarsi, anche scontrandosi, con altre forze giovanili, in tutte le forme possibili. Riappropriamoci delle condizioni lavorative, facciamo inchieste, non passiamo tutto il tempo chiusi nei circoli per vedere quale mozione prende più voti (tanto non si sposta assolutamente nulla e nessuno) - dice Bertinotti -, ricomponetevi nel saper fare».

Un saper fare che deve affrontare un modello di società segnato dal gigantesco processo di modernizzazione neoliberiste: «Un mutamento di scena, che vede da un lato imponenti cambiamenti di fondo dettati dalla modernizzazione capitalista, dall'altro il crollo dei regimi dell'est, su cui dovremo ancora molto indagare. Modernizzazione che - sottolinea - contiene un elemento recessivo, perché colpisce le conquiste precedenti, attacca lo stato sociale e i lavoratori». La risposta non è facile. Intanto, ci sono premesse necessarie da riguadagnare: «Scoprite la necessità di indignarvi». Brecht diceva: «Noi che abbiamo combattuto per il mondo della gentilezza non abbiamo potuto essere gentili». «No! Ribellatevi - dice ancora Bertinotti - cominciamo ad essere gentili fra di noi, anche se apparteniamo a mozioni diverse.

Rifiutiamo la pratica nefanda secondo cui il nemico è quello che ti sta accanto. Bisogna essere gentili e indignarsi». Il modello sociale più funzionale alla modernità capitalistica, esiste già, è quello del nord America, «un modello sociale che chiede la trasformazione della Nato in un modello socio-economico compatto». Ma, appunto, il mutamento di scena non è unidirezionale: «La dimensione europea è una dimensione obbligata per leggere il confronto, e l'Europa non ci si presenta più come una "vecchia carretta". E, contro Maastricht, Rifondazione comunista non è più isolata, ci sono delle controtendenze, si è aperto un contrasto all’interno della socialdemocrazia».

«La trasformazione è la forma più alta del capire, del conoscere, ma Gramsci ci ha insegnato che bisogna conoscere per trasformare», ricorda Bertinotti. In questo senso, attenzione all’"invettiva": «Non è vero che un governo democratico, anche se ha punte di autoritarismo, è un governo autoritario, non è vero che il centro è uguale alla destra, che i padroni sono tutti uguali... Sottovalutare l'avversario è sbagliato». Siamo in grado di corrispondere, con il nostro lavoro, e non in generale, ma nel concreto, gruppo per gruppo, individuo per individuo, a stati d’animo e orientamenti tanto diffusi nella soggetti di una nuova "questione giovanile", diretta espressione dell’odierna crisi sociale? «Secondo voi - aggiunge - è di poco conto che l'arcivescovo di Milano alzi la voce per parlare di crisi di rappresentatività delle realtà sociali più deboli?.

Tornano in mente tanti esempi, espressi nei tre giorni di dibattito: quanti giovani e giovanissimi operai non hanno altro riferimento politico che le chiacchiere "alla Bossi", ascoltate al bar? Quante giovani donne, succubi di un vecchio cliché maschilista e finto-perbenista, rinunciano ad essere persone? Se non saremo capaci di reagire sul piano politico, organizzativo e culturale al diffuso conformismo di destra che si fa senso comune, la nostra battaglia sarà persa in partenza. «Se è possibile muovere anche realtà vicine alla Chiesa, parte della socialdemocrazia, io dico: buttiamoci!» - esclama il segretario. In quanto al governo, Bertinotti dice che «va concepito in direzione della crescita dell'antagonismo alla modernità capitalistica.

Siamo arrivati alla crisi e abbiamo lavorato per la sua ricomposizione, perché abbiamo potuto determinare scelte importanti». E ancora: «Le 35 ore non sono né un feticcio, né una bandiera, piuttosto l'indicatore di una tendenza». Bertinotti risponde a interrogativi posti nel dibattito: «La domanda da porre non è "stai con gli studenti o stai con Berlinguer?". Cosi è sbagliata. Una forza politica come la nostra ce l’ha nel Dna l'essere contro ogni intervento di polizia; e guardate che anche io, personalmente, mi sono vergognato di fare parte di questa maggioranza quando è stato sgomberato il Mamiani, come di fronte ad altre infamie mi vergogno di essere europeo o cittadino del mondo. La domanda giusta è - chiosa il segretario -: quale posizione devo assumere per favorire il movimento degli studenti?». E, oggi, non siamo certo di fronte a grandi movimenti di massa, piuttosto a una frantumazione di soggetti, a una loro scomposizione. «In questa maggioranza si determina la condizione per la crescita dei movimenti o per la loro cancellazione? E i movimenti sono la spinta propulsiva in direzione riformatrice? Se non cresce nessun movimento cosa facciamo? Sono questi gli interrogativi da porsi», sottolinea Bertinotti.

E anche la riduzione dell’orario di lavoro dovrà diventare una pratica diffusa. Qualcosa che chiama a gran voce un impegno di sperimentazione fra le giovani generazioni, nei loro conflitti: a partire, anche, dalla connessione fra liberazione di tempi e di disponibilità al di fuori del lavoro stesso («liberazione del lavoro e dal lavoro») con i nodi del sapere, della formazione, di una scuola di massa minacciata di revoca da un processo di ristrutturazione incentrato sull'aumento della selezione - di classe - e coronato dalle sovvenzioni agli istituti privati. Il lavoro e la scuola come elementi definitori di una generazione. «Rifondazione comunista: è il vostro compito»: questo è il messaggio, semplice e decisivo, di Bertinotti alla conferenza delle giovani comuniste e dei giovani comunisti.