Savoia: il simbolo di epoche sciagurate

L’intervento di Oliviero Diliberto

(capogruppo del Prc alla Camera).

Liberazione 12 dicembre 1997

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

Rifondazione comunista voterà contro la modifica costituzionale oggi in esame. Stiamo per votare, infatti, una modifica che attiene, non tanto a singole persone fisiche, ma ai più generali principi repubblicani, poiché il divieto di ingresso in Italia e di esercizio dei diritti politici per i discendenti di casa Savoia è intimamente connesso alla stessa natura repubblicana del nostro ordinamento. E’ stato uno dei più illustri costituzionalisti italiani, Costantino Mortati, di estrazione cattolico-democratica, a sostenere che le limitazioni al godimento dei diritti politici nel nostro Paese da parte dei membri della famiglia Savoia, siano "ovviamente desumibili dall’avvenuto mutamento" della forma di stato, dall’avvento, cioè, della Repubblica.

Ma molte e diverse sono le ragioni che depongono per un voto contrario. Sul piano della storia del nostro Paese, non è superfluo ricordare, in questa sede parlamentare, le gravissime ed ineliminabili responsabilità dei Savoia rispetto al fascismo: dal rifiuto di firmare lo stato d’assedio proposto dal governo Facta, all'incarico dato a Mussolini per formare il governo, alla connivenza con tutte le scelte del fascismo stesso, dal silenzio e dalla sostanziale copertura all'assassinio di Matteotti, alle leggi liberticide del '26, contrarie allo Statuto Albertino cui il re aveva prestato giuramento, alle guerre coloniali, alle sciaguratissime e tragiche leggi razziali del'38, alla guerra mondiale, alla ignominiosa fuga da Roma dopo l'8 settembre del ‘43 e così via discorrendo.

E dopo la caduta del fascismo, è bene ricordare le gravissime responsabilità rispetto alla repubblica. Il cosiddetto "re di maggio", come noto, al momento di lasciare l'Italia, proclamò che le scelte del popolo nel referendum istituzionale e le conseguenti decisioni assunte dal legittimo governo italiano erano state prese "in spregio alle leggi", e che il governo medesimo avrebbe compiuto "un gesto rivoluzionario", un golpe, come si direbbe oggi.

La casa Savoia, dunque, non riconosceva allora, come legittima, la repubblica. E nessuno dei discendenti la ha riconosciuta nel corso dei decenni successivi. Nessuna autocritica. Nessun ripensamento. Nessuna presa di distanza di disconoscimento esplicito di questo tragico e ignominioso passato. Anzi, da parte degli eredi di casa Savoia, si sono giustificati anche di recente, proprio i peggiori tra gli atti ora sommariamente ricordati. Il primo maggio del ‘97, pochi mesi fa, Vittorio Emanuele, in spregio ad ogni elementare senso della morale, ha dichiarato testualmente al Tg2: «Io per le leggi razziali non devo chiedere scusa. Non sono poi cosi terribili». Un’offesa a tutti gli italiani, ai morti, ai deportati, alle famiglie, alla comunità ebraica. Dovrebbe vergognarsi, altro che tornare in Italia!

D'altro canto, lo spregio per le leggi del nostro Stato è pratica corrente per Vittorio Emanuele . L’ultimo episodio, minore ma significativo, è di pochi mesi fa. Nell'agosto di quest'anno, in Sardegna, di fronte alla Maddalena, Vittorio Emanuele si è vantato di essere deliberatamente entrato nelle acque territoriali italiane, violando la legge e la Costituzione. Ecco, dunque, come rispettano le leggi i discendenti di casa Savoia. A ciò dobbiamo aggiungere fatti ben noti: l'affiliazione a lobby e logge segrete (tessera 1621 della:P2, intestata a Savoia Vittorio Emanuele, casella postale 842, Ginevra, elenchi di Castiglion Fibocchi); la partecipazione ad affari tra i più loschi dei nostri tempi (traffico illegale di armi da guerra, come risulta non da fogli scandalistici, ma dai documenti processuali raccolti dal giudice istruttore di Venezia, Carlo Mastelloni); la morte del giovane tedesco Dick Hammer, avvenuta nell’agosto 1978, che portò, si, all’assoluzione dall’accusa di omicidio, ma - qualcuno forse lo ha dimenticato - portò alla condanna del suddetto Vittorio Emanuele per porto abusivo d’arma da fuoco.

Tutto ciò indurrebbe, di per sé a respingere la proposta di modifica costituzionale in esame. E lo stesso consiglio comunale di Torino, città che alcuni asseriscono essere particolarmente sensibile alla vicenda dei Savoia, ha espresso il 30 giugno di quest’anno, a larga maggioranza, "la più netta disapprovazione all'iniziativa di modifica della tredicesima disposizione transitoria e finale della Costituzione". Ma vi è un ultimo punto, di fondo, che ci induce a votare contro il rientro in Italia dei Savoia.

I simboli, infatti, contano molto nella coscienza collettiva di un popolo. Ed il rientro nel nostro Paese di una dinastia che ha cosi tragicamente segnato la storia italiana è un simbolo molto forte.

Viviamo un’epoca di revisioni pesantissime della storia nazionale. Riabilitazione di gerarchi fascisti (da Bottai a Balbo), l’asserita necessità di una riconciliazione nazionale tra combattenti per la libertà e assassini fascisti criminalizzazione dei partigiani, attenuazione - quando non esplicita demolizione - del valore fondante della Costituzione, l’antifascismo. E’ la storia di oggi. E le più complessive modifiche costituzionali di cui discuteremo il prossimo anno non promettono, a nostro modo di vedere, nulla di buono.

Ebbene, in un contesto siffatto, anche il rientro dei Savoia avrebbe un fortissimo impatto simbolico, politico ed istituzionale. Si dice: la repubblica è forte, non si possono temere i Savoia. Vedete, noi non temiamo le singole persone screditate, ma ciò che queste persone rappresentano.

In tutta Europa non è stato debellato per sempre lo spettro del fascismo e del nazismo. In Francia, il Fronte Nazionale di Le Pen conquista consensi di massa. In Germania, sinistramente, i neonazisti ottengono il 5% nella democratica Amburgo e rivediamo come in un film dell'orrore - ma non è purtroppo una finzione! -, roghi, aggressioni, omicidi, razzismo, antisemitismo.

Il rientro dei Savoia è, dunque, un simbolo e, al contempo, un ulteriore varco, aperto per coloro che vogliono farci tornare indietro, ad epoche sciagurate e tragiche.

Un varco reale. Tanto è vero che, già oggi, vi è chi ha proposto di abolire anche la disposizione finale della Costituzione che vieta la ricostituzione del partito fascista. Ed anche in questo caso, vi è chi sostiene tale tesi in nome della libertà di pensiero, della forza intrinseca della democrazia che non dovrebbe avere paura di minoranze eversive.

Di fronte a tutto ciò noi lanciamo un allarme democratico. Guai alla superficialità o alla sottovalutazione di fenomeni che sono già costati un prezzo altissimo e tragico all’Italia ed all’Europa. Contro tutto ciò noi ci battiamo e ci batteremo. Non dobbiamo mai abbassare la guardia. Ricordiamoci tutti che sempre, nella storia il sonno della ragione genera mostri.