Servizi segreti:

una finta riforma

Falco Accame

Liberazione 17 dicembre 1997

Siamo ritornati, se possiamo credere agli organigrammi pubblicati dal Corriere della Sera e da Repubblica, ai tempi in cui il parlamento (camera dei fasci e delle corporazioni) dipendeva in pratica dal governo.

Dunque un ritorno al passato remoto, ad oltre cinquant’anni fa, ai tempi del Sim (Servizio informazioni militari) e dell’Ovra (i servizi segreti del Littorio). Una riforma all'insegna della più smaccata restaurazione dove il parlamento, nella fattispecie il comitato parlamentare di controllo sui servizi, prende ordini dal presidente del Consiglio.

Totalmente inaccettabile. Il comitato parlamentare di controllo, che dovrebbe avere la stessa "dimensione" parlamentare della commissione stragi per poter indagare liberamente su eventuali deviazioni dei servizi e che è già striminzito (otto membri di fronte ai 40 della commissione stragi), viene addirittura dimezzato e ridotto a quattro, quindi in pratica reso ancora più innocuo e inconsistente di quanto non sia attualmente.

Tutte le relazioni del comitato di controllo, in particolare quella del 6 aprile 1995, hanno lamentato la insufficienza di potere del comitato stesso. La riforma in questione va invece, esattamente nella direzione opposta, altro che effettivo controllo democratico parlamentare sui servizi. Per non parlare di un grosso incremento dell’apparato burocratico ed insieme della legalizzazione della illegalità (scusate il gioco di parole) oggi esistente. Mi riferisco alle centinaia di migliaia di schedature, illegali appunto, di cittadini italiani effettuate dai servizi. Ma su questo torneremo.

Aise e Aisi, solo un'etichetta

Quanto ai principali servizi Sismi e Sisde, non c’è solo un cambio di etichetta forse ispirato alla pubblicità della Fiat: Sismi e Sisde (prima c’erano Sismi e Sifar, ma molti degli uomini sono gli stessi) ora si chiamano Aise e Aisi più o meno come "Bravo e Brava". Il nocciolo del problema è il coordinamento dei servizi. Anche il più modesto cultore di scienza dell’organizzazione sa che il coordinamento di due organi richiede un coordinatore ad essi sovraordinato e che inoltre sia idoneo, abbia cioè la capacità, il tempo e i mezzi per esercitare il lavoro difficile di coordinamento e di controllo e la sufficiente autorità.

Si apprende che verrebbe nominato un nuovo ministro (da supporsi: un alter-ego del presidente del Consiglio che opera in sua vece con poteri delegati), non sovraordinato ai ministri della Difesa e dell'Interno da cui dipendono "Bravo e Brava" (Aise e Aisi), perché questi fanno capo al presidente del Consiglio. Ma come può un presidente del Consiglio, che un giorno è a Singapore e quello dopo a Chiusi Scalo coordinare l’opera di due servizi facenti capo a due diversi ministri? Sicuramente impossibile, come lo era al tempo del Cesis, il quale era un organo di coordinamento solo nominale perché dello stesso facevano parte i capi di Sismi e Sisde che quindi erano controllori di se stessi.

Il neo ministro per l’informazione e sicurezza non coordina Sismi e Sisde (ministro della Difesa e ministro degli Interni) ma coordina l’opera dell'Ucsi alias Ufficio centrale di sicurezza. Controlla, inoltre, un non meglio precisato ispettorato (nuovo impiccio burocratico) e un dipartimento per la sicurezza oltreché un ufficio coordinamento archivi (altro neonato impiccio burocratico), ma, paradossalmente, non coordina il cervellone del ministero degli Interni dove ci sono registrate oltre 28 milioni di telefonate.

Poiché certamente Aisi e Aise non possono essere coordinati per questioni di rango da un "dipartimento" dipendente dal ministro (altrimenti si ricadrebbe nella totale anchilosi che si è creata nel Cesis) ci troviamo di fronte, in senso peggiorativo, ad una situazione "analoga" a quella esistente.

Nulla, peraltro, si dice su l’Ucsi, che è in pratica il terzo servizio segreto italiano (115 uomini a Roma, sotto la direzione di un generale e molte centinaia di dipendenti nelle ambasciate, nei ministeri, nelle industrie belliche eccetera) e per il quale non esiste una legge istitutiva (ha schedato, "contralege" e in barba agli editti sulla privacy, oltre 300 mila cittadini italiani ed ha rilasciato dei nullaosta di sicurezza perfino a ditte che operavano illegalmente - vedi la citata relazione del 6 aprile ‘95).

Anziché abolirlo lo si colloca in una posizione che non esisteva nella legge 801/77 dove l'Ucsi non figurava affatto. Siamo, dunque, in fatto di schedature, ad un ritorno ai metodi dell’Ovra.

Reparti segretissimi e armati

Non un cenno, nella riforma, neanche ai reparti segretissimi. Il capo dello Stato ha indirettamente menzionato il Gigo, i Ros ma non ha menzionato gli Ossi, gli operatori speciali dei servizi segreti di cui, invece, recentemente, come ampiamente riportato su questo giornale, si è occupata la seconda corte di Assise di Roma con la sentenza del 21 dicembre ‘96.

Nella sentenza, gli Ossi sono stati dichiarati un organo eversivo dell’ordine costituzionale, un organo armato dei servizi segreti di cui il capo dello Stato, che è anche capo delle forze armate, non è stato messo a conoscenza.

Non solo, ma la riforma non entra nel merito dell’ "armamento" dei servizi segreti. La legge 801/77 aveva voluto (tenendo presente i cinque tentativi di golpe verificatisi in Italia e in particolare le deviazioni del piano Solo) impedire che i servizi potessero armarsi; dovevano, infatti, operare come un organo di intelligence.

E invece, grazie a una disposizione "riservata" del presidente del Consiglio e quindi non conoscibile ai cittadini italiani, gli è stato concesso di armarsi, di fatto assimilandoli al ruolo di agenti di pubblica sicurezza (ispettori, commissari e questori) e dotandoli di tessere false di ufficiali di Ps.

Perciò può darsi che in giro ci siano magari cinquemila armati senza che il capo dello Stato ne sia a conoscenza. Quando fu trovato morto il colonnello dei servizi Mario Ferraro, due anni fa, accorsero per primi proprio gli uomini dei servizi. Quando arrivarono i veri commissari, questori e ispettori di polizia e chiesero a questo personale di identificarsi, ebbero la sorpresa di trovarsi davanti a degli agenti di Ps che a loro non risultavano esistere.

Nessun provvedimento viene enunciato per modificare le gravissime illegalità e deviazioni esistenti, come dovrebbe essere stabilito nel preambolo alla riforma. Non è stato tenuto conto, in particolare, di molte decine di interrogazioni parlamentari che hanno, negli anni, denunciato i gravi danni occorsi, quindi con un completo disprezzo del parlamento. Ma anche con disprezzo dei cittadini italiani che da questo parlamento sono rappresentati.

Quello che emerge è la nascita di una specie di complicatissimo polipo avvolto in una nube di inchiostro ancor meno interpretabile del fumoso organismo finora esistente. E sappiamo che esistono in questo organismo segreti militari che attraverso il cosiddetto decreto Corcione sono resi impenetrabili per una durata di cinquant’anni.

Un segreto che si estende perfino ai dossier relativi alle schedature che possono contenere gravissime mancanze ed errori e che gli schedati non possono conoscere e contro cui, anche se per avventura ne venissero a conoscenza, non possono avanzare un ricorso legale perché non esiste legge che stabilisca le modalità e i criteri di raccolta dei dati.

A tanto non si era giunti neppure nell'infausta epoca del regime, più di mezzo secolo orsono. Dovremo dunque esprimere il nostro sbalordimento per una riforma che ci riporta a tempi che ormai credevamo completamente dimenticati.