Eletti i primi sindaci comunisti, ma sul voto occorre riflettere. Francesco Forgione |
Liberazione 2 dicembre 1997
Non ce l'hanno fatta. Le forze del Polo che speravano nella Sicilia per riscattarsi dalla sconfitta nazionale, hanno vista confermata, tutta intera, la loro crisi. Forza Italia e An subiscono un vero e proprio crollo. Con punte di caduta del 10-15%. Ben al di là della sconfitta dei candidati sindaci si evidenzia una crisi di consenso sia rispetto alle elezioni politiche che a quelle regionali.
Più articolato è il ragionamento su Ccd e Cdu, forze che in Sicilia sono federate e assieme superano il 15%: a fronte dello sconfitto Micciché (Fi) a Palermo e di Paolone (An) a Catania e un Cdu, Sodano, a vincere ad Agrigento è un Ccd, Maira, ad andare al ballottaggio a Caltanissetta. Non a caso già nelle prime reazioni i democristiani del Polo parlano di crisi alla regione. Comunque, il voto ripropone il problema della ricostruzione di un centro neodemocristiano che punta alla rigenerazione dei meccanismi di mediazione tradizionali e proprio gli strati popolari, dove più forte è sempre stato il richiamo clientelare, gli consegnano la maggiore forza.
Il successo di Orlando e Bianco dell'Ulivo e Rifondazione, conferma il percorso difficile avviato nel '93 e premia un buon governo delle città pur di fronte ad una realtà sociale difficile. Anche qui leffetto sindaci ha drogato il dato degli schieramenti. Basti pensare che la Rete nel resto d'Italia e nelle ultime politiche non ha presentato il proprio simbolo e a Palermo ha sfiorato il 20% e che la lista del sindaco a Catania ha raggiunto il 27%. Anche in Sicilia su questo è necessaria una riflessione perché qui, forse più che altrove, il governo è sempre stato motore della costruzione del consenso, ben al di là del merito e dei contenuti sociali.
Il 30% circa di astensionismo segnala anche a noi una critica di massa che non riesce ad incontrare la politica. Rifondazione comunista si colloca nel trend emerso dal voto nel Mezzogiorno, nonostante con queste elezioni, ottenga la rappresentanza in quasi tutti i consigli comunali siciliani. C'è una tenuta con lievi aumenti sulle passate amministrative e un calo significativo sulle politiche dove però non era presente la Rete che ora a Palermo è il primo partito e, soprattutto, non c'era la frammentazione delle liste delle comunali.
Ovunque ci siamo apparentati con l'Ulivo ed è stata una scelta giusta. Semmai bisogna analizzare anche i movimenti al centro dell'Ulivo, partendo sia dalla connotazione sociale delle liste dei sindaci che dallo stesso calo del Pds. E' palpabile una spinta neocentrista e, penso a Dini o all'Udf, un riciclaggio e un traghettamento di personaggi di destra e del vecchio potere sulle sponde dell'Ulivo. Noi abbiamo condotto una campagna elettorale con contenuti anche radicali, intrecciando, in una condizione difficile, i temi sociali a quelli della lotta alla mafia. Abbiamo riscontrato una buona mobilitazione, incontrato tanti giovani e ragazze. Credo che questa campagna elettorale ci sia servita anche per seminare politica per la costruzione del partito in una realtà dove nonostante i passi avanti, rimane una debolezza strutturale da superare.
Abbiamo avuto un partito vivo e raggiunto anche qualche risultato significativo: a Pachino, contro la destra, andrà al ballottaggio una nostra compagna e a Leonforte un nostro compagno contro il candidato del Pds e così a Sciacca dove noi e la Rete andiamo al ballottaggio contro il Polo. Infine a Bolognetta e Isnello, in provincia di Palermo, abbiamo eletto i primi due sindaci col simbolo comunista.
Insomma, dobbiamo riflettere sulle nostre difficoltà elettorali, ma anche su come il confronto viene drogato dalla funzione di chi governa e dai processi di personalizzazione che, anche a sinistra, spingono a parlare di partito dei sindaci. E forse dovremo anche recuperare un nostro autonomo ragionamento sociale sul Mezzogiorno per sedimentare una vertenzialità diffusa senza la quale per noi non c'è consenso e le forme politiche degli altri non le possiamo né le dobbiamo rincorrere e imitare.