Cosa vuol dire collocarsi a sinistra

Ugo Dotti

Da oggi e per parecchi giorni e settimane - possiamo esserne certi - non sarà che un coro, unanime o di ben poco variato, di lagnanze, rimbrotti, accuse e infine anatemi contro Rifondazione comunista, rea di aver fatto cadere - affossato - il primo governo di centro-sinistra della storia italiana. Potenza delle parole! Cosa ci sia di "sinistra" in un Dini, in un Ciampi, in un Prodi e ormai - sia pur detto con ogni riguardo per il passato - in un D'Alema (e figuriamoci in un Veltroni!), è questione, appunto, che si può solo comprendere con l'inganno delle parole e con la memoria di un partito - quello comunista - che è stato distrutto, per insipienza e meschino calcolo, dalle cosiddette nuove generazioni con la complicità dell’ambizioso Occhetto, giustamente travolto dai più giovani compagni di cordata.

Più osservo le cose e più mi convinco che questa espressione - questa di "essere di sinistra", di "collocarsi a sinistra" - altro non significa che l'evitare di eccedere in una politica, come si dice, "liberistica", ossia affaristica e pigliatutto da parte dei grandi monopoli economici e finanziari. Ma con il sottinteso, e talora con persino l'esplicita ammissione, che i grandi punti di riferimento, nella guida della società, debbano essere - come in realtà sono - i grandi capisaldi della prospettiva capitalistica: il produrre e l’investire per il mero profitto assolutamente svincolato, da finalità sociali. Le quali, a dir le cose come stanno, in tale sistema non sono affatto delle "finalità": sono semplicemente dei riflessi, più o meno ipotizzabili, delle dovizie e dei privilegi dei pochi. In altre parole: se va bene per l'azienda andrà probabilmente bene anche per chi vi lavora da subalterno. E se no, ciccia, in tedesco Fleisch, come diceva Fortebraccio. E se così stanno le cose, come a me pare che stiano, potrà davvero definirsi "di sinistra" chi ne tenta sì qualche correzione ma ne approva la linea portante? Si sia pure benevoli. Potremo definirlo, tuttalpiù, un liberista moderato. Ma - potenza e inganno delle parole - tutti costoro si vogliono chiamare di "sinistra". E’ più chic e fa più fino.

Orbene: è a questa teoria vecchia di secoli (ricordo di passaggio che essa si trova squadernata nel terzo dei Libri della famiglia di Leon Battista Alberti, non a caso intitolato Economico) che Rifondazione comunista si è opposta, provocando la caduta del governo Prodi. E come poteva essere diversamente? Eppure i dirigenti di Rifondazione l'avevano detto e ripetuto. Era una questione non solo e non tanto di coerenza politica; era - e rimane - una battaglia che investe gli stessi principi d'ordine morale e di una diversa prospettiva nel sentirsi uomini e cittadini non della sola Europa, ma del mondo. Perché tali sono i comunisti - quelli veri. E in un paese non "europeo" ma semplicemente "civile", il loro comportamento dovrebbe, quanto meno, suscitare rispetto.