La Spd è per un governo politico della Banca Centrale

Luigi Vinci

(eurodeputato Prc)

Liberazione 17 dicembre 1997

Gli istituti di ricerca europei concordano nella previsione di un'inversione di rotta delle economie europee grosso modo attorno alla metà delI'anno venturo, per via del calo della domanda asiatica, a seguito soprattutto dei processi innescati dalla crisi finanziaria che sta sconvolgendo l'est asiatico. Perciò ancora una volta una debole ripresa, come quella di quest'anno delle economie europee, in quanto tutta affidata alla domanda estera, sarà stroncata.

Ancora una volta le politiche deflative imposte dal Trattato di Maastricht e dalle ossessioni liberiste del governo tedesco e della Bundesbank, in quanto tengono stagnante la domanda interna, avranno recato guai gravi alle economie europee. E guai gravissimi ai tessuti sociali europei: in Germania, che sarà uno dei paesi più duramente colpiti, la disoccupazione, che oggi è attestata attorno ai quattro milioni e mezzo di persone, supererà i cinque milioni.

I sistemi politici europei saranno quindi nuovamente, di qui a sei mesi, dinnanzi a una stretta drammatica. Particolarmente difficile sarà fare i conti con questa stretta per le socialdemocrazie europee. La crisi sociale ed economica ne sta disaggregando gli orientamenti.

Viene immediato fare gli esempi del New Labour di Blair da una parte e dei socialisti francesi di Jospin dall'altra.

Qual è il rapporto di forze, per così dire, tra le due tendenze? La domanda non è oziosa: esse ormai tendono allo scontro più duro, com'è ben evidente nel New Labour britannico, e da questo scontro dipende molto dei prossimi destini europei. Non è tuttavia facile risponderle: sino a ieri non v'era dubbio che le tendenze di destra nella socialdemocrazia europea fossero largamente dominanti. Il recente congresso della socialdemocrazia tedesca però questo rapporto di forze lo corregge assai.

Infatti la sinistra di Lafontaine vi ha prevalso con il 93% dei mandati. Questa vittoria era prevista, ma non con una tale quota plebiscitaria. Non solo in Francia ma anche in Germania, dunque, due anni di mobilitazioni sociali contro le politiche liberiste, la sferza della crisi sociale e i continui guai incombenti sulle economie - quindi sullo "stato sociale" e sull'occupazione - hanno corretto gli orientamenti politici della base e conseguentemente delle maggioranze dei partiti socialdemocratici.

Il congresso della Spd è stato banalizzato dalla stampa italiana, che lo ha ridotto a una gara tra Lafontaine e Schroeder - l'esponente della componente di destra - ambedue candidati alla guida del governo tedesco. La questione era certo importante: sembrando sempre più probabile che alle elezioni politiche del prossimo ottobre sarà la Spd a vincere. Ma non era la sola questione. Invece pochi hanno notato la totale convergenza in politica economica di Lafontaine su Jospin e soprattutto che anche la Spd – assieme al governo francese – è per un governo politico della futura Banca Centrale Europea, dunque a un orientamento inevitabilmente monetarista, a dire neoliberista e deflativo. In altre parole: la Spd si è schierata a sinistra su uno dei terreni fondamentali della battaglia antiliberista oggi in Europa. Con molto coraggio: infatti in condizioni come quelle tedesche assumere questa posizione non era facile.