Le tangenti e le spie della Fiat, tutte in un volume

Edito un testo di Pino Nicotri con un’articolata documentazione, costituita soprattutto dai verbali dei processi

Nico Perrone

Liberazione 11 maggio 1997

Pino Nicotri è autore noto, per i suoi libri e per i servizi che pubblica su "L’Espresso". Ora ci propone un profilo della maggiore industria italiana, vista nel suo ruolo di produttrice di corruzione.

Il libro è costruito sulla base di una impressionante documentazione, conistente specialmente nei verbali dei processi. Non mancano tuttavia anche abili ricostruzioni di situazioni e di ambienti, cui l’autore è pervenuto attraverso testimonianze (che per lo più restano coperte) capaci di illuminare alcuni importanti dettagli.

Le vicende delle tangenti politiche - dall’inizio degli anni ‘90 a oggi - sono quelle cui Nicotri ha dedicato maggiore attenzione. Ma vi sono anche pagine che illuminano sulle vicende interne al gruppo FIAT, sulle rivalità, anche familiari, fra i soci, le ambizioni dei cortigiani, il servilismo dei collaboratori di vertice, i ricatti incrociati che tengono tutti uniti, a parte qualche eccezione - costata molto cara sul terreno giudiziario -, come quella legata al defenestramento di Vittorio Ghidella.

Tutte storie - quelle giudiziarie e quelle di corte - in qualche modo conosciute attraverso informazioni di stampa, che tuttavia qui vengono approfondite e documentate.

Un capitolo che desta particolare allarme - e che va molto al di là della realtà aziendale - è quello relativo alla cosiddetta organizzazione "per la sicurezza interna" alla FIAT auto. Questa determinò un’iniziativa giudiziaria, avviata dal pretore Raffaele Guariniello (1971), al quale venne autoritariamente sottratta dal procuratore generale, Silvio Pieri, che intervenne a difesa dell’immagine FIAT a Torino. Si trattava di un’inchiesta sulle schedature di massa fatte alla FIAT sin dal 1947, mediante la collaborazione fra i vertici dell’azienda, i servizi segreti, i carabinieri e la polizia.

Quella organizzazione non venne mai soppressa (nonostante il terrorismo fosse finito a metà degli anni ottanta), e fra il 1990 e il 1993 risultava ancora operante, grazie a finanziamenti miliardari in nero (sottratti al controllo e alla disponibilità degli azionisti), gestiti da Cesare Romiti - allora non ancora pregiudicato, proprio per falso in bilancio -, Paolo Cantarella e Clemente Signoroni. Si trattava di una struttura spionistica, partita con una ventina di persone, arrivata poi a contarne circa ottanta. Ma al suo finanziamento non provvedeva soltanto la FIAT, visto che vi contribuivano persino strutture dello stato.

Da documenti agli atti della Commissione Stragi, che Nicotri riporta, si scopre poi che questa struttura era collegata a una sezione "Gladio" interna all’azienda. Si scopre così che "struttura informativa" e "Gladio" attingevano largamente fra gli iscritti al sindacato "giallo" SIDA. Naturalmente i verbali dell’inchiesta giudiziaria, relativa a queste vicende, sono stati "secretati".

 

Pino Nicotri, FIAT. Fabbrica Italiana Automobili e Tangenti, Milano, Kaos Edizioni, 1997, pp. 250, lire 28.000.