ATT-TELECOM, I DUE PESI DEL LIBERISMO

Nico Perrone

Liberazione 26 settembre 1997

La AT&T acquisirà l’1,2 per cento del capitale di una Telecom privatizzata, nella quale lo stato italiano rinuncia a una quota di controllo. Con tale operazione annunciata in Italia, la AT&T: primo, entra nel "nucleo stabile" della Telecom e ne diviene l’azionista privato con la maggiore partecipazione; secondo, diviene l’azionista straniero con la maggiore partecipazione nella società telefonica italiana. Questo significa molto, in termini di politica dell’innovazione tecnologica, di politica degli investimenti all’estero (si pensi a Cuba, alla Libia, ecc.) e di potenziale controllo da parte di servizi stranieri sulla nostra rete di comunicazione. In altri termini, il tesoro italiano, contro un introito di circa sei o settecento miliardi, acconsente a ipotecare i movimenti della più importante società di telecomunicazioni del paese. E che si tratti di un’acquisizione strategicamente rilevante per la AT&T, lo si può dedurre dall’enfasi con cui la società americana oggi annuncia il fatto nella pagina di apertura del suo sito Internet: "La AT&T e la Telecom Italia annunciano un incrocio azionario".

La parte riservata alla Telecom, nello scambio, si limita a un importo pari al valore delle azioni che saranno sottoscritte dal gigante americano: ma le dimensioni della AT&T sono ben maggiori di quelle della società italiana, perciò la percentuale equivalente a quell’importo rimarrà ben al di sotto di quanto generosamente offerto alla società americana: anche perché la normativa statunitense - il liberismo in casa propria è diverso da quello che si pretende in casa altrui - non consente a una società straniera un controllo che superi l’1 per cento del capitale.