UNIONE ELETTRICA

Un settore strategico che deve rimanere pubblico

Nico Perrone

Liberazione 6 maggio 1997

Il presidente dell’ENI, Franco Bernabé, ha parlato del progetto di una società mista paritetica fra i due colossi dell’energia, il cui scopo sociale dovrebbe essere quello di "alimentare gli stabilimenti del gruppo ENI con energia a costi fortemente competitivi". L’interesse dell’ENEL potrebb’essere invece quello di reperire per le proprie centrali combustibile prodotto dall’ENI, a costi più convenienti. La nuova società dovrebbe realizzarsi in forma paritetica, mediante il conferimento d’impianti, anziché di capitali. Dunque, se si dovesse stare alla logica economica, ci sarebbero ragioni per guardare con favore all’operazione di alleanza annunciata fra ENI ed ENEL, due grosse entità economiche controllate dallo stato.

Pur rimanendo ENI ed ENEL formalmente separati, l’alleanza fra due colossi di tali dimensioni darebbe luogo a una serie successiva di accordi che renderebbero le due holding sempre più unite nella gestione di una politica industriale e finanziaria dalla quale dipendono gli interessi più vitali del paese. Anche questo appare positivo, nella tendenza al gigantismo che caretterizza la fase attuale e che obbliga a competere con colossi stranieri di analoghe dimensioni.

Questo processo - e qui potrebbe avanzarsi qualche dubbio sull’autenticità dei fini proclamati - appare tuttavia di segno opposto rispetto ad altri che si stanno imponendo alle aziende a partecipazione statale. Infatti, le sinergie dell’ENI e dell’ENEL si concentrerebbero, mediante l’accordo, per la costituzione di una nuova società energetica. Resterebbe perciò da spiegare - nel quadro complessivo della politica che il governo sta realizzando - perché altrove le singergie si vanno invece disperdendo. La Nuovo Pignone - azienda leader a livello mondiale nel campo delle turbine e delle attrezzature più delicate per la ricerca, l’estrazione, il trasporto, la trasformazione e la distribuzione dell’energia petrolifera - fu sottratta al gruppo ENI da una scellerata decisione del governo Amato e svenduta ai suoi concorrenti americani; la SEAT - che produce elenchi telefonici e vanta utili cospicui - viene scorporata dalla holding telefonica; la Finsider e la stessa ENEL subiscono minacce di scorporo di parte delle proprie attività, e così via.

Per concludere. Se la finalità dell’accordo ENI e ENEL è realmente quella di potenziare un settore energetico pubblico, attraverso l’unione delle sinergie dei due gruppi, è bene che si proceda. Con l’impegno che, anche alla fine del processo, il controllo delle due holding rimanga allo stato. Ma occorrerà vigilare affinché la logica non sia invece quella di offrire al capitale privato gruppi che di volta in volta siano più concentrati o più frammentati, mediante lo scoporo di attività o l’eliminazione di rami secchi, per meglio corrispondere alle mutevoli esigenze degli acquirenti.