A fianco dei disperati Dal Belgio un appello alla solidarietà |
Liberazione 9 agosto 1998
Hanno scelto la strada della resistenza civile, anche a costo di violare apertamente la legge belga in materia di immigrazione, in base alla quale il «delitto di solidarietà», cioè l'assistenza fornita agli irregolari, è perseguibile penalmente. Sono 93 personalità del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo, che hanno sottoscritto un «atto di ospitalità e di sostegno» in favore di 22 immigrati clandestini, fuggiti il 21 luglio scorso dal centro di rimpatrio 127 bis di Steenokkerzeel a Bruxelles e mai più riacciuffati dalla polizia. Nel dibattito pubblico in corso in Belgio come in altri Paesi europei sui temi dell'immigrazione si tratta di un manifesto-provocazione, destinato a sollevare polemiche.
Sfidando le eventuali conseguenze penali, i firmatari dell'atto di ospitalità e di sostegno - docenti universitari, attori, sindacalisti, magistrati e parlamentari - hanno dichiarato pubblicamente di «dare asilo per motivi umanitari agli stranieri in soggiorno illegale in Belgio scappati dal centro di rimpatrio 127 bis. Ogni firmatario - si legge nel documento - si impegna a proteggere queste persone, fin quando lo Stato belga non sarà in grado di garantire loro condizioni di vita rispettose dei diritti umani». Con ciò è venuta alla luce del sole un'iniziativa illegale, cioè una rete di assistenza, che nasconde e protegge gli extra-comunitari.
Tutto è cominciato il 21 luglio scorso, quando un gruppo di «militanti della solidarietà», organizzato nel Collettivo contro le espulsioni, ha dato vita davanti al 127 bis ad una manifestazione di protesta contro il rimpatrio coatto di Samira Adamu, un nigeriano immigrato in Belgio. Approfittando del disordine dovuto ai tafferugli con la polizia davanti al centro, all'interno dell'edificio 29 detenuti sono riusciti a segare le sbarre e a dileguarsi.
Al termine di una caccia all'uomo la polizia ne ha riacchiappati solo sette, poi portati nelle prigioni cittadine. Degli altri 22 si erano perse le tracce. Adesso il ministero degli Interni, criticato per la sua «politica cinica» in materia di immigrazione, sa che per riacciuffare i fuggitivi deve fare i conti non solo con un gruppo di extra-comunitari più o meno isolati e allo sbando, ma con un'organizzazione radicata nella società civile che offre loro aiuto e ricovero. «ospitare Abdullah è un gesto di impegno civile», racconta al quotidiano belga "Le Soir" Louis, un "militante della solidarietà" che si è preso in casa un immigrato della Guinea e che per motivi di segretezza non ha firmato il manifesto. «Sono consapevole delle conseguenze penali del mio gesto, ma in un Paese democratico - aggiunge - i cittadini hanno la loro parte di responsabilità».