Per il raid nel golfo, il Congresso sospende il voto sull'impeachment Iraq, attacco imminente Il ritiro degli ispettori Onu concordato solo con gli Usa Giancarlo Lannutti |
Liberazione 17 dicembre 1998
Improvviso e drammatico precipitare della situazione nel Golfo arabo-persico, dove un attacco militare americano contro l'Iraq è ritenuto imminente, atteso anzi di ora in ora, dopo il ritiro ieri mattina da Baghdad di tutti gli ispettori dell'Unscom. La crisi esplode - significativamente - a 24 ore dal clamoroso fallimento della missione di Clinton in Palestina e in Israele: il che vuol dire che il presidente americano, tornato in patria a mani vuote senza aver ottenuto quel risultato "di prestigio" in cui sperava, cerca di recuperare credibilità scatenando l'aggressione contro l'Iraq. E l'opposizione repubblicana gli viene incontro: i leader repubblicani al congresso hanno infatti annunciato ieri sera che in caso di attacco all'Iraq la votazione sull'impeachment verrebbe rinviata.
Si tratta dunque di una cinica manovra preparata a tavolino, a spese della popolazione irachena, per tirare Clinton fuori dai guai in cui lo hanno cacciato le sue intemperanze sessuali. E lo strumento di questa manovra è stato il capo dell'Unscom, l'australiano Richard Butler, da sempre fedele interprete della politica e degli interessi degli stati Uniti. È stato Butler infatti a decidere unilateralmente il ritiro degli ispettori - anzi di tutto il personale dell'Unscom - dopo aver inviato al Consiglio di sicurezza un rapporto del tutto negativo sul comportamento delle autorità irachene, ma senza aspettare le direttive del Consiglio stesso; il che ha spinto il ministro degli Esteri russo Ivanov ad accusarlo di «grave abuso di potere» e a chiedere che il Consiglio di sicurezza discuta con urgenza «se Butler possa continuare a svolgere ancora le sue funzioni». Ma quando avverrà questa discussione, molto probabilmente le bombe già staranno cadendo sull'Iraq.
Il Consiglio di sicurezza si è riunito d'urgenza verso le 18 di ieri (italiane) per discutere il precipitare della situazione. Entrando nell'aula della riunione, il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha implicitamente confermato le responsibilità di Butler, rivelando che è stato proprio il governo americano a «consigliare a Butler di ritirare gli ispettori dell'Unscom». Il complotto è dunque sotto gli occhi di tutti. Un'ulteriore conferma viene dal fatto che il ritiro di tutto l'apparato logistico dell'Unscom ha costretto a partire anche gli ispettori dell'Aiea (Agenzia per l'energia atomica) nonostante il loro rapporto, al contrario di quello di Butler, fosse nettamente positivo e vi si leggesse che le autorità irachene hanno fornito alle ispezioni «il necessario livello di cooperazione».
Dopo il ritiro dell'Unscom, sono subito partite le minacce di Washington. Clinton ha riunito nel pomeriggio il Consiglio di guerra e ha fatto dire ai suoi portavoce che la situazione era «molto grave»; subito dopo sono cominciati i preparativi per l'attacco militare che - va ricordato - secondo le stesse fonti del Pentagono potrebbe provocare la morte di almeno 10 mila civili iracheni. A Baghdad, Saddam Hussein ha presieduto a sua volta una riunione straordinaria del Consiglio del comando della rivoluzione e della leadership del partito Baas e ha istituito quattro comandi regionali per «respingere aggressioni straniere»; la radio ha cominciato a trasmettere musiche marziali mentre i muezzin lanciavano dai minareti appelli alla guerra santa, e subito a Baghdad si sono formate lunghe file davanti ai negozi di generi alimentari e di prima necessità.
L'attacco potrebbe scattare nella notte, essendo una notte senza luna e dunque favorevole ai raid aerei. Nella notte tra venerdí e sabato infatti con il sorgere della luna nuova, inizierà il mese sacro del Ramadan, cioè del digiuno rituale di tutti i musulmani; e fonti diplomatiche occidentali a Baghdad definiscono un «suicidio politico» un attacco a un paese islamico in concomitanza con il Ramadan. Sempre negli ambienti occidentali di Baghdad, secondo quanto riferito dall'Ansa, il rapporto di Butler che ha scatenato la crisi «da un punto di vista tecnico non sta né in cielo né in terra», e cioè niente piú che un pretesto richiesto da Washington per dare il via all'attacco cui si era dovuto rinunciare in extremis un mese fa. Russia e Francia hanno duramente condannato il comportamento del capo dell'Unscom ribadendo che ogni decisione sulla crisi spetta soltanto al Consiglio di sicurezza.