Bombe "intelligenti". E contro la sinistra

Saverio Ferrari

(Coordinatore milanese del Prc)

Liberazione 9 agosto 1998

L'invio di "pacchi-bomba" è parte di una strategia politica. Si potrebbe parlare, in questo senso, di vere e proprie "bombe intelligenti" e non di una logica primitiva e grezza. Per essere ancora più precisi, ciò che subito colpisce in questo disegno è la riproposizione di vecchi e collaudati schemi, studiati per produrre calcolati effetti politici, che abbiamo già visto operare negli anni '70 all'interno della "strategia della tensione". Un dato su cui riflettere.

Anche qui nuovamente si fa largo uso di sigle o correnti anarchiche, per altro sconfessate dallo stesso movimento italiano che ha avuto modo di bollare, più volte e duramente, questi stessi raggruppamenti come espressioni equivoche, terreno possibile di reclutamento per infiltrati e provocatori.

Viene immediatamente alla mente la vicenda del "Circolo XXII marzo" costruito alla fine degli anni '60 per far transitare, a scopo di provocazione, dalla destra verso sinistra noti esponenti neofascisti come Mario Merlino o infiltrare agenti dei servizi segreti e dei carabinieri, nell'ambito della strategia che doveva portare in un primo momento agli attentati sui treni nella primavera e nell'autunno del '69 e concludersi poi con la strage di piazza Fontana, facendo ricadere sugli stessi anarchici ogni responsabilità. Come allora si consente oggi il formarsi di aggregazioni, dietro etichette di comodo, che poco o nulla hanno a che fare con le stesse anime e culture, anche le più estreme, dell'anarchismo, dove forse accanto a qualche ingenuo il gioco è in realtà saldamente nelle mani di personaggi di tutt'altra appartenenza.

Suscitano inquietudine e preoccupazione, da questo punto di vista, analisi assai superficiali ed interviste quanto mai fuorvianti, come quelle rilasciate dal giudice Antonio Marini, apparse su diversi quotidiani e tutte orientate a accreditare come assolutamente credibile e da battere nelle indagini una "pista anarchica". Siamo così davvero tornati agli anni '70. Manca ora solo qualche arresto, magari un nuovo Bertoli di turno.

Eppure gli stessi obiettivi di questi "pacchi bomba", studiati e selezionati, ci dicono con molta chiarezza di un calcolo sottile, tutto politico, che appartiene con ogni probabilità ad altri scenari, ben oltre l'orizzonte possibile di intenti anarchici di tipo individualista. Non ci troviamo infatti di fronte solo a classici "simboli" di un "potere borghese", come un magistrato o anche un giornalista, da colpire nel quadro di una logica "insurrezionalista" fine a se stessa e priva di sbocchi, ma ad esponenti di partiti politici collocati nello schieramento democratico e della sinistra. Lo scopo è quello di bruciare il terreno attorno al circuito di qualche centro sociale, già esposto, alimentare uno scontro duro e frontale in grandi città, a Torino, Milano, Roma, operando di continuo per farlo degenerare il più possibile. Si pensi solo se qualcuno di questi "pacchi bomba" fosse davvero scoppiato, come era per altro nelle intenzioni. Le immediate dichiarazioni dei giorni scorsi, in favore di uno sgombero poliziesco di tutti i centri sociali, rilasciate da figure di primissimo piano di Alleanza nazionale, come Maurizio Gasparri, risaltano in questo senso in tutta la loro emblematicità.

Ma non a caso queste stesse vicende vengono ora anche collegate al dramma della disoccupazione nel sud, alle lotte di questi giorni a Napoli, ai rischi di un duro conflitto sociale nel paese, possibile nell'autunno prossimo.

Che fare? Sicuramente, e non paia abusato il termine, è indispensabile vigilare in questo mese d'agosto e nel prossimo autunno. Se di "nuova strategia della tensione" si tratta, sarà necessario mettere in campo, accanto alla mobilitazione e al conflitto sociale per assicurare in questo paese una "svolta" governativa negli indirizzi di politica sociale ed economica, tutta la nostra intelligenza politica e capacità di controinformazione.