Terrorismo contro i lavoratori Cacciato su due piedi il leader storico di "Alternativa sindacale" Alla Ocean di La Spezia Frida Nacinovich |
Liberazione 15 novembre 1998
LA SPEZIA - Hanno aspettato che arrivasse ai cancelli della fabbrica. E lí non hanno usato giri di parole: «Fragni, lei non può entrare. È licenziato». Sui due piedi, davanti all'ingresso dello stabilimento nel quale aveva lavorato per tanti anni e dove era diventato un leader sindacale.
Brutta storia quella di Angelo Fragni, operaio della Ocean San Giorgio buttato fuori dall'azienda spezzina di elettrodomestici. Per motivare il licenziamento il management del complesso industriale ha segnalato ben 5 contestazioni disciplinari nei confronti del lavoratore, avvenute in soli 15 giorni. E a nulla sono servite le giustificazioni presentate da Fragni, e avallate anche dal sindacato dei metalmeccanici.
«È successo che l'azienda mi ha fatto arrivare 5 rapporti nello stesso giorno, il 30 novembre», spiega il sindacalista, conosciuto dai suoi compagni di lavoro come "il francesino" per il suo impegno sindacale a livello non solo italiano, ma anche europeo. «Due giorni dopo ho dato le mie giustificazioni, spiegando in dettaglio i motivi per cui ritenevo sbagliate le censure. Ma non è servito a nulla, l'azienda ripete che il mio comportamento è stato lesivo alla produzione».
Le contestazioni disciplinari della San Giorgio riguardano nell'ordine due richieste di permesso sindacale arrivate in ritardo, due lavorazioni non eseguite secondo le regole e una assenza dal turno di lavoro fatta nonostante l'esplicito rifiuto di concedere un permesso da parte del caporeparto. In risposta, Angelo Fragni ha spiegato testualmente: «in un'occasione ho partecipato ad una trattativa sindacale con l'azienda che si è conclusa alle 3 e 30 del mattino, e cosí, sia io che gli altri delegati non siamo venuti a lavorare il giorno seguente. In un secondo caso, è vero che ho spedito la richiesta di permesso con alcune ore di ritardo, mentre rispetto alla presunta accusa per la mia assenza dal lavoro, ricordo che quel giorno all'ingresso della fabbrica mi fermarono gli altri delegati, spiegandomi che stavano per arrivare i segretari territoriali. Come gli altri delegati, ho chiesto il permesso per il giorno stesso, ma mentre i capolinea non hanno creato problemi agli altri, a me è stato risposto che non me lo potevano firmare. Infine sulle lavorazioni: in un'occasione ho lavorato normalmente ed ho verificato il risultato del prodotto secondo le mie specifiche competenze, nell'altra ho ricordato al management che il numero di pezzi previsti in un'ora era troppo alto rispetto alle capacità della macchina, tanto che la Commissione Tempi non aveva mai accettato il ciclo teorico di lavorazione».
Ma le giustificazioni non hanno interrotto le procedure di licenziamento. Ora a Fragni è arrivata la solidarietà degli operai del suo stabilimento, che hanno deciso di scioperare in accordo con i compagni di lavoro della Ocean San Giorgio di Brescia. Sarà avviata anche una causa di lavoro per il comportamento antisindacale dell'azienda. Ma dietro la brutta storia di Angelo Fragni c'è la realtà spezzina che parla dell'unica provincia del nord che conta 23 mila disoccupati, una percentuale altissima che in qualche modo dovrebbe portare a fare del capoluogo ligure una sorta di apripista per i contratti d'area: «quello dell'esponente di Alternativa Sindacale - spiega il segretario provinciale di Rifondazione comunista ed ex leader storico della Sinistra sindacale, Aldo Lombardi - è un fatto di democrazia che riguarda tutta la città. Rientra in un processo di normalizzazione che qui è piú pesante che altrove, perché proprio alla Spezia è in atto il tentativo di introdurre il contratto d'area, molto aperto e quindi molto flessibile, in contrasto con le conquiste fatte dai lavoratori in tanti anni di lotte sindacali».