L'incontro tra il presidente della Repubblica e una delegazione del Prc

Calabria: esempio dell'urgenza della svolta, tra politica e società

Graziella Mascia

(coordinatrice segreteria nazionale Prc)

Liberazione 4 agosto 1998

Il caso Calabria arriva al Quirinale. Oscar Luigi Scalfaro ha ricevuto ieri mattina una delegazione di Rifondazione comunista composta da Graziella Mascia, coordinatrice della segreteria nazionale, Salvatore Cerbone, responsabile nazionale del settore regioni e autonomie locali, Rosa Maria Tavella, capogruppo al Consiglio regionale calabrese, e Angelo Coniglio, segretario regionale. La delegazione del Prc ha espresso un sentito riconoscimento per la sensibilità del capo dello Stato circa la realtà sociale ed istituzionale della Calabria, arrivata ormai ad un livello di drammaticità senza precedenti. In particolare sono state esposte la fasi di una crisi politico istituzionale che si protrae ormai da un anno e che impedisce il funzionamento anche ordinaria della massima assemblea elettiva, in una regione in cui non c'è un governo, non si legifera, non si approva nemmeno il bilancio dell'anno in corso. Rifondazione ha quindi rappresentato al presidente quanto da un anno sostiene in tutte le sedi e cioè l'opportunità che il consiglio regionale possa essere sciolto per andare a nuove elezioni e dare al più presto alla Calabria un effettivo governo.

Non capita tutti i giorni che una delegazione del Prc venga ricevuta dal Presidente della Repubblica. Succede che questo avvenga sul caso della regione Calabria. Abbiamo espresso un sentito riconoscimento per la sensibilità del Presidente circa la realtà di questa regione, perché neanche questo è scontato, in un mondo in cui troppo spesso la politica e le istituzioni sono lontane dal paese reale. Il Presidente ha già avuto modo, nei giorni scorsi, di sottolineare la sua lettura preoccupata della realtà sociale e istituzionale di quella regione, e sulla base di questa ha ritenuto di sentire le ragioni per cui Rifondazione Comunista da un anno chiede lo scioglimento dell'assemblea regionale.

Dalla prima crisi della giunta di centrodestra della regione Calabria, lo scorso anno, abbiamo più volte sottolineato non solo la drammaticità delle condizioni economico sociali, con una disoccupazione al 30%, ma come questa stessa crisi che ha investito il più alto livello istituzionale regionale aggravi ulteriormente le condizioni strutturali di un territorio in cui i trasporti non funzionano, le infrastrutture di qualsiasi tipo lasciano molto a desiderare, neanche l'ordinaria amministrazione è garantita e le risorse finanziarie non vengono spese per assenza di un progetto di sviluppo. Il rischio che una tale realtà si rappresenti sempre più nel degrado urbano ed ambientale, e che su questa vi possa essere una recrudescenza dell'attività criminale e mafiosa è quasi automatico.

Per questo, da subito, abbiamo valutato che la crisi del centrodestra non poteva dar luogo a tattiche politiciste, a passaggi istituzionali confusi, a trasformismi politici. Niente rimpasti, niente pateracchi tra sinistra, centrosinistra e pezzi del centro o del centrodestra, come qualcuno proponeva già un anno fa. A una crisi profonda si risponde con un messaggio chiaro ai cittadini e alle cittadine calabresi: scioglimento del Consiglio e voto su progetti chiari ed alternativi.

Oggi la situazione presenta un'assemblea che non legifera, commissioni che non vengono riunite, governo inesistente, bilancio dell'anno non votato. E soprattutto un distacco totale tra la popolazione e le istituzioni: si dà per scontato che nulla può cambiare in quella regione, e anche quei consiglieri regionali (non solo di Rifondazione Comunista), che vorrebbero fare il proprio dovere, sentono tutta l'impotenza di una credibilità istituzionale in crisi. Ecco perché abbiamo ritenuto di rivolgerci alle più alte cariche dello Stato. Le procedure previste per lo scioglimento dei Consigli regionali non sono cosa semplice. Ma vorremmo che tutti sentissero la responsabilità di non lasciare una realtà come la Calabria senza risposte.

Abbiamo chiesto la svolta nelle politiche nazionali, perché insieme alla drammaticità dei problemi della vita quotidiana, prima fra tutti il lavoro, sentiamo la necessità che la politica faccia il suo mestiere. Il rischio della disaffezione e della passività si avverte a fior di pelle, nel Mezzogiorno è allarmante. La svolta sta soprattutto nell'indicare progetti e impegni verificabili, darne conto e dimostrare coi fatti che non è vero che nulla in questo paese può cambiare.

Il Mezzogiorno in particolare ha bisogno di uno scatto di iniziativa politico-istituzionale, la Calabria può essere un buon segnale.

Ripeto: abbiamo apprezzato la sensibilità del Presidente della Repubblica, vorremmo che a questa faccia seguito un'iniziativa forte ed unitaria delle forze politiche democratiche e di sinistra della regione e nazionali.