«Torniamo alle esigenze reali»

Un intervento di Paolo Coggiola

(segretario provinciale Prc Firenze)

Liberazione 28 agosto 1998

Per puro e cinico paradosso dobbiamo ringraziare l'interessato terrorismo di Clinton, la bancarotta della Russia e l'invasione delle forze dell'ordine della curia vescovile di Napoli se il tormentone della "svolta o rottura" è scomparso dalle cronache agostane. E meno male perché spero che questo ci aiuti a riflettere bene e pacatamente sulla grave situazione del Paese e delle masse popolari. La qualcosa dovrebbe essere in cima ai nostri pensieri che, invece ahinoi, sono ingarbugliati in una solipsistica discussione più sui nostri destini che non sulle concrete questioni che abbiamo di fronte. E francamente vedo un livore, un furore puristico in tante posizioni di compagni che dall'avere il mal di pancia all'epoca del "no a Dini" sono passati ad un incredibile ed apparente estremismo. Ed a me che tale vicenda ho direttamente vissuto, constatando direttamente quanto il nostro sacrosanto appello sia stato snobbato dal nostro elettorato e dagli stessi nostri iscritti, che ho mandato a quel paese Primicerio per il suo distacco dal programma sottoscritto fa sorridere la disarmante banalità con la quale s'affrontano tante questioni.

Qui, cari compagni, si declama, si invoca, si proclama, si cita, ma ciccia poca! Io la dico brutalmente: non si può fare due infuocati giorni di Cpn concludendo perentoriamente "o svolta o rottura" e poi ritrovarsi quindici giorni dopo per constatare l'assenza dell'una e dell'altra e ripiegare sulla formula dei "lavori in corso". E aperto il cantiere sotto il solleone, con mezzo governo in ferie e noi stessi a bagnarsi i piedi su ameni lidi, s'è subito gridato al "piano inclinato" (in salita se si lavora per la svolta, ma in discesa se ci si acconcia alla rottura!) sul quale l'esecutivo si stava incamminando.

La riflessione di Nesi, che secondo me ha messo in difficoltà l'avversario, è stata bollata come resipiscenza evocatrice di scissioni (io, "morandiano", c'ero nel Psi del '62, ma il Psiup lo facemmo due anni dopo!). Calma compagni, calma, un po' di contegno e senza precipitazioni (a meno che non si abbia già in testa dove si vuol andare a parare). Quando s'alza la voce, quando si batte il pugno sul tavolo bisogna essere conseguenti altrimenti si fanno ridere i polli. Ci si logora a stare in una maggioranza che non riforma? Certamente, ma dipende da essa ed anche dal modo col quale ci si sta. Il tira e molla, anche nei materiali più elastici, produce la rottura da affaticamento. Allora, se si vuole rompere si rompa e senza indugi! Ma è d'obbligo responsabilmente chiedersi: a chi giova? Cominciamo a liberarsi subito dai punti d'accordo: è tautologico che in assenza di un cambio d'indirizzo (così lo abbiamo definito!) nelle politiche economiche e sociali del governo non sussistano più le condizioni per sostenerlo; è un dato che la "povertà relativa" è in crescita, ma non è automatico che da essa risorga il "conflitto" e tanto meno il "movimento"; certamente che il verdetto elettorale prima o poi arriva, ma non solo per noi; è sicuramente insostenibile per noi un governo che riscopra il manganello, ma non lo è molto più sostenibile dalla "altra sinistra" (sbaglio o s'è sempre parlato di due sinistre?) come non lo è dall'organizzazione sindacale anche la più concertativa che non può non tenere conto dei gropponi dei suoi iscritti; è palmare che dopo questo governo ne è già pronto un'altro (questo film è già stato proiettato a Firenze!) non certo più progressista di questo. Sbaglio o si è sentito riparlare, per esempio, della voragine dell'Inps e del baratro della sanità? Senza di noi che succede? L'ultima spallata al sistema previdenziale e si curi chi può perché ai poveri ci pensa la beneficenza! Giusto, compagno Caprili, torniamo alle esigenze reali: mia madre ottantacinquenne ha l'esigenza reale di non vedersi taglieggiare la propria pensione di reversibilità inferiore alle novecentomila da una spesa mensile di duecentomila lire tra tickets e farmaci non più nei prontuari e da un affitto che supera le trecentomila. Questo problemino (da poche migliaia di miliardi per il bilancio complessivo dello Stato) che riguarda milioni di italiani (in minima parte elettori di Rifondazione) sta a cuore solo a noi oppure anche ad altri? È uno di quegli obiettivi concreti, parziali, necessari e possibili su cui si fonda la nostra strategia? Può essere un elemento della "svolta" che incide sull'incremento della "povertà relativa"? Siamo soli in questa sacrosanta richiesta? Non c'è possibilità d'alleanze politiche e sociali? Credo proprio che questa possibilità ci sia.

La gratuità dei libri di testo per la scuola dell'obbligo (innalzata anche col nostro giusto appoggio) è un provvedimento possibile e raggiungibile per l'arco d'alleanze ch'è possibile mettere in piedi? Credo proprio di sì! Ma stiamo proprio facendo di tutto perché quelle "ambiguità", quelle "timide aperture senza indicazione di strumenti" che ci hanno portato ad esprimere una "fiducia critica" (vera innovazione nella prassi parlamentare!) si traducano in atti? Mi sembra proprio di no, avviluppati come siamo in una narcisistica discussione interna. Per inveterato pragmatismo ho sempre pensato che ciò che disturba chi sta sopra, fa piacere e prima o poi serve a chi sta sotto; e finora Confindustria è veementemente disturbata dalla nostra presenza in maggioranza, così com'è bastato un ambiguo accenno di Ciampi alla programmazione per essere accusato (sic!) di statalismo dirigista. Perciò se questo varco aperto li disturba tanto esso è da perseguire con qualsiasi strumento possibile, note aggiuntive o qualsiasi altra diavoleria inclusa. Intendiamoci se poi di tutto ciò non si riesce in niente: amen! Ma dobbiamo sapere che saranno dolori prima di tutto per i lavoratori e le classi popolari, poi per noi ed un'altra volta per tutti coloro che dalla presenza politica ed istituzionale di un partito comunista ritraggono fiducia e speranza di miglioramento. I compagni che dirigono l'organizzazione del Partito ne conoscono molto meglio di me lo stato: per la conoscenza che ho della Federazione fiorentina posso responsabilmente dire che il corpo attivo assomma a poco più del 7% e, se tanto mi da tanto, ottimisticamente, presumo che a livello nazionale possiamo contare su una massa attiva di circa 10 mila compagni ognuno dei quali dovrebbe essere in grado di contattare, per spiegare e sensibilizzare, 330 elettori.

Sarà comunque dura, compagni, evitare che, in caso di rottura e anche in caso di svolta non tangibilmente percepibile, la nostra voce possa raggiungere almeno il dieci percento di questi elettori. Altro che partito di massa.