Bologna, 27 maggio 1998 				        

Alla Presidente del Consiglio regionale

RISOLUZIONE
presentata dalla consigliera Patrizia Cantoni e dal consigliere Rocco Gerardo Giacomino.

Premesso

- che la legge 194/78, che regolamenta il ricorso all’interruzione volontaria di 
gravidanza, si proponeva l’obiettivo di ridurre drasticamente il numero degli aborti 
clandestini, proponendo al tempo stesso un modello di maternità consapevole, allo 
scopo di far decrescere il numero complessivo delle interruzioni di gravidanza; 
- che, quindi, la legge 194/78, facendo emergere dall’illegalità la tragica piaga 
dell’aborto clandestino (praticato con metodologie che mettevano a repentaglio la vita 
e l’integrità psicofisica delle donne che vi si sottoponevano), non si caratterizza certo 
per essere un sistema di controllo delle nascite, bensì, al contrario, si pone come 
strumento a lungo termine per realizzare l’obiettivo di non rendere più necessario il 
ricorso all’aborto;
- che queste finalità sono efficacemente perseguite tramite il lavoro svolto in questi anni 
dai consultori familiari, i quali non hanno il compito di dissuadere le donne che hanno 
deciso di interrompere la propria gravidanza già in corso, bensì quello di educare 
donne ed uomini ad una sessualità consapevole, onde evitare i rischi di una maternità 
ed una paternità non desiderate;
- che ciò è dimostrato dal fatto che laddove i consultori familiari funzionano, il ricorso 
all’IVG è diminuito nel corso dei venti anni di efficacia della 194/78 (ad esempio in 
Emilia-Romagna il numero delle IVG è passato dai 24.500 casi del 1980, punta 
massima, ai 10.950 del 1996);

considerato

- che alla luce di quanto in premessa, appare del tutto fuorviante qualsiasi attacco alla 
194 ed alla libera determinazione delle donne di non portare a termine una gravidanza 
non desiderata, una prova drammatica alla quale nessuna donna si sottopone con 
leggerezza;     
- che i dati relativi al numero delle interruzioni di gravidanza durante il periodo di 
vigenza della legge è strumentalmente interpretato da alcune forze politiche, 
dimenticando che restringere il campo di applicazione o addirittura riportare l’aborto nel 
novero delle pratiche illegali non otterrebbe certamente il risultato di diminuire il 
numero complessivo delle interruzioni, ma semplicemente consentirebbe di nuovo che 
sull’aborto ci sia chi rischia la propria vita (le donne) e chi ci specula sopra;

IL CONSIGLIO REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA

riafferma

- a vent’anni dalla sua approvazione l’importanza della legge 194/78 nel contesto della 
legislazione nazionale e la piena validità dei principi e degli obiettivi in essa contenuti. 

Patrizia Cantoni			Rocco Gerardo Giacomino

    Source: geocities.com/CapitolHill/6633

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