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La Tecnica di discesa:
CARVING

Sono gli sci del futuro, il must per l'imminente stagione invernale. Per i turisti che calcano le piste solo per divertirsi, ma anche per i campioni dello slalom, obbligati ad adattarsi alla novità per non restare fuori dal giro, irrimediabilmente "antiquati". Stiamo parlando dei modelli cosiddetti "slalom carve", sci da slalom molto sciancrati e assolutamente corti che nello scorso inverno erano il tema più frequentemente discusso nei parterre delle gare di Coppa del Mondo. Non ignorateli, perchè non vanno bene solo fra le porte strette dello slalom, ma hanno eccezionali doti di polivalenza e stabilità che li rendono sci ideali per un utilizzo anche turistico. L'unica cosa da fare è convincersi che corto, anzi cortissimo è bello e non crea problemi, ma può dare sensazioni forti e sorprendenti. Per dimostrarvelo, vi proponiamo questo servizio realizzato con gente comune, sciatori di medio-buon livello (argento/oro) ai quali abbiamo fatto provare gli slalom carve sulle nevi del ghiacciaio di Les 2 Alpes.

Il parere dell'esperto
Luca Gheser (h. 177 cm, sci Atomic Beta Race 9.16 SL RC da 170 cm) ha 29 anni e scia da quando ne aveva 4. Abitualmente usa sci da gigante da 188 cm. é maestro, allenatore e istruttore federale. Vive a Folgaria (TN) dove lavora allenando i ragazzi e allievi dello sci club Cai Sat Rovereto. Ecco il suo pensiero: "E' lo sci del futuro: è
versatile, permette di condurre a bassa velocità ogni tipo di curva, si adatta a diverse situazioni molto più di un modello da gigante.Io mi ci sono trovato subito bene perchè non ho dovuto modificare la mia tecnica giù tarata sugli sci sciancrati, ma ho comunque sentito che la risposta che mi arrivava sotto i piedi era diversa, molto più immediata. Grazie alla struttura di questi sci, facendo carving (Luca ha partecipato alla Carving Cup 99/00 con sci Atomic da slalom carve lunghi 170 cm - ndr), riesco ad inclinarmi meglio che con un normale sci sciancrato. Vorrei dare un consiglio a chi intende usare gli slalom carve in modo polivalente e scia giù a buon livello: sceglieteli in una misura fra i 170 e i 180 cm.

CARLO CAVALIERI (livello oro)
"Sono bellissimi, polivalenti, facili, una meraviglia!. Sulla neve marcia di fine mattinata mi sembrava galleggiassero meglio dei miei sci lunghi. Anche sul duro mi ci sono trovato benissimo, mi hanno dato sensazioni di grande sicurezza. Sai una cosa? Li comprerò per me e anche per mia moglie, naturalmente in una misura più corta".

MICHELE DUSI (livello oro)
"Ero un pò prevenuto sul fatto di doverli usare così corti, io abituato a sci da gigante da 193 cm... In realtà non mi interessava nemmeno tanto provarli, non pensavo potessero essere divertenti. E invece... Mi ci sono trovato subito veramente bene perchè alle prime curve strette ho capito quanto erano maneggevoli e poi, aumentando la velocità e
l'ampiezza degli archi, li ho trovati stabilissimi. Insomma, zero problemi di adattamento e anzi, adesso sono convinto che siano una valida alternativa agli sci più lunghi per fare esercizi propedeutici, un pò come si fa con i pattini in linea. Per sciare in campo libero mi sembrano l'ideale".

ALDO RUSSO (livello oro)

All'inizio ero titubante, mai mi sarebbe venuta l'idea di provare uno sci così corto, poi voi avete insistito, mi avete convinto... Adesso non ho parole: hanno una presa di spigolo eccezionale, invertono senza problemi, sono stabilissimi e nelle curve ampie e veloci non ho sentito differenze rispetto ai miei sci lunghi da gigante.

Vanno bene anche sulla neve marcia perchè galleggiano e nei pali non parliamone nemmeno: sono fantastici e ho deciso che me ne comprerò un paio per le cinque-sei gare che faccio in inverno. Ecco, non saprei dire come vanno in discesa libera, ma per il resto sono davvero super!!!.

STEFANO SESTILI (livello oro)
"Mi sono trovato subito benissimo, li ho trovati facili e mi hanno dato una sensazione di grande sicurezza. Purtroppo non ho potuto provarli nei pali, ma dallâesperienza in campo libero ho il sospetto di poter essere più veloce con questi sci che con quelli più lunghi, perchè riesco a mollarli di più. Non ero affatto prevenuto sul fatto di doverli

usare tanto corti, anzi, guiardando le gare di sci in televisione mi avevano incuriosito e avevo davvero voglia di provarli. Ora, dopo questo test, penso proprio che comprerà uno di questi sci che credo possano andare molto bene anche sulle piste strette e spesso affollate che si trovano in inverno, perchè più facili e maneggevoli di quelli lunghi. Magari al mattino presto userò i miei da gigante, poi cambierò per continuare a divertirmi facendo meno fatica".

L'ESERCIZIO
Con gli sci da slalom carve è molto facile imparare o migliorare la sensazione di presa di spigolo sui due sci grazie a questo semplice esercizio: dalla massima pendenza, avanzate cominciando ad eseguire il movimento di piegamento-angolazione aiutandovi con i palmi delle mani appoggiati sulle rotule che spingono entrambe le ginocchia verso l'avanti-interno della curva.
In questo modo sentirete bene l'appoggio su entrambi gli sci e controllerete il parallelismo delle gambe, molto importante per una sciata moderna e dinamica (testo e dimostrazione di Daniele Brignone, maestro e allenatore).


IM...PRESSIONI DI CURVA

L'appoggio dei piedi, concetto a volte sottovalutato, è in realtà fondamentale per concretizzare al meglio il lavoro dinamico nella superconduzione
a cura di Giovanni Milazzo


Qualunque appassionato o appassionata che ricerca la massima performance sciistica, ha sentito o sentirà parlare di traslazione/angolazione, di angolazione/piegamento, oppure del busto che deve effettuare un lavoro di complemento a quello svolto dalle gambe. Questi "eccellenti" concetti tecnici, che spesso cerchiamo di migliorare, diventano alquanto "sterili" o poco efficaci se si sottovaluta il fondamentale ruolo dei piedi.

Infatti, le nostre estremità sono il punto d'unione tra le forze che noi creiamo attraverso i vari movimenti (gambe, busto, braccia ecc.) e quelle di riflesso che invece ci inviano gli sci. Entrando nello specifico: qualche anno fa i piedi realizzavano una sorta di sterzata durante la curva. Oggi invece nella superconduzione i piedi non si muovono più lateralmente (da destra a sinistra) ma perlopiù "lavorano" per inclinazioni laterali e soprattutto per pressioni: identificate nel gergo tecnico come carichi del piede. Cosa intediamo quindi per carico? In sostanza è la quantità di pressione esercitata su pianta, dita e tallone. Per fare un esempio, se in questo momento siete seduti e appoggiate il piede sul pavimento premendolo verso il basso, la sensazione che avvertite sarà di aumento del carico del piede e dunque delle pressione sullo stesso. Detto questo passiamo in pista in compagnia di Fabio "Deca" De Crignis, ex slalomista di Coppa del Mondo, per carpire i segreti dei carichi di curva nel parallelo suopercondotto e nel gigante.

"SENTIRE" LA NEVE
PARALLELO SUPERCONDOTTO

Legenda in Pista
Certamente non è facile descrivere il "concetto" di carico del piede. Infatti, ognuno di noi ha una personalissima sensibilità (capacità propriocettiva) oltre ovviamente a una personale tipologia di piede.

I piedi, come abbiamo detto, svolgono un lavoro fondamentale nella tecnica moderna, e in particolare ora andiamo a scoprire insieme a Fabio le sensazioni di carico corrette che è bene ricercare per ottenere la massima performance nel parallelo supercondotto.
Fase 1: Fabio a terminato la curva e si prepara per impostare quella successiva, la pressione dei piedi è media e uguale sia sul piede destro sia sul sinistro.
Fase 2: in questo caso il "lavoro" dei piedi si fa più importante, infatti, il sinistro tende a dare più carico (medio-alto) nella zona interna dell'avanpiede e del centro piede. Quello destro tende ad avere un carico medio-alto solo nella zona esterna dell'avanpiede.
Fase 3, 4, 5: il piede sinistro aumenta progressivamente la pressione nella zone interna dell'avanpiede. In "simbiosi" quello destro, anche se in percentuale minore, tende progressivamente a dare più pressione nella zona esterna dell'avanpiede.
Fase 6: Fabio nel movimento di angolazione-piegamento, ha il piede sinistro con il massimo del carico interno nella zona centrale e tallone. Il piede destro segue progressivamente quello esterno (dx) aumentando la pressione esterna dell'avanpiede.
Fase 7: ultimo fotogramma di curva in cui il piede destro continua a dare pressione all'interno privilegiando sempre più il centro e il tallone. Mentre il sinistro sull'esterno preme al centro e sul tallone ma in percentuale comunque minore.


SLALOM GIGANTE

Rispetto al parallello supercondotto, in gigante le pressioni dei piedi mediamente sono superiori n tutte le fasi della curva.
Fase 1: il piede dx è caricato al massimo internamente nella zona del centro e tallone. Il sinistro è caricato mediamente all'esterno sempre nella zona del centro e tallone.
Fase 2: ultimo passaggio prima dell'inversione, Fabio esercita ora pressioni più orientate verso gli avanpiedi per "scappare" via dalla curva.
Fase 3: ora la pressione dei piedi è medio-alta, uguale sia sul piede destro sia sul sinistro.
Fase 4: il piede destro esercita una forte pressione nell'avanpiede interno, il sinistro "preme" mediamente all'esterno nella zona anteriore e centrale.
Fase 5: Fabio carica il più possibile il piede destro su tutta la zone interna. Mentre il sinistro viene caricato esternamente nella zona avanpiede e centrale con pressioni medio-alte.
Fase 6: in chiusura di curva le pressioni dei piedi arretrano leggermente, mantenendo comunque le caratterictiche della fese precedente.




LA GIUSTA LARGHEZZA

Corso di perfezionamento con Werner Perathoner e Giovanni Catturani che vi aiutano a correggere gli errori più comuni. Parliamo della distanza fra i piedi: qual è quella giusta da adottare con gli sci sciancrati?
di Maria Rosa Quario

Fino a non molti anni fa, la barriera di distinzione fra uno sciatore bravo e uno scarso era il fatto di scendere o meno a sci uniti, traguardo agognato dalla massa che ammirava i maestri di sci, l'esempio estetico da imitare pur con le sue sbandate, inevitabili quando i piedi sono perfettamente attaccati. Ora che la barriera è invece rappresentata dalla capacità o meno di condurre gli sci sugli spigoli, l'esempio sono diventati gli atleti che da sempre, proprio per stare con maggior equilibrio sugli spigoli, sciano con una base d'appoggio più larga.


In questo processo evolutivo, un ruolo importante l'hanno avuto proprio gli sci che, diventando più sciancrati, hanno reso più accessibile la presa di spigolo e in pratica obbligato tutti ad allargare la base di appoggio. Ma quanto larga deve essere questa base? E quali sono i problemi tecnici causati da una esagerata o ridotta larghezza degli sci? Rispondiamo innanzitutto alla prima domanda, osservando il fotomontaggio qui sotto in cui Werner Perathoner (completo Phenix blu) esegue le stesse curve prima in modo naturale e poi modificando, ai due estremi, la base d'appoggio sugli sci.


Riuscite a notare le differenze? La prima osservazione da fare è che non esiste una larghezza ideale, valida per tutti. Essa dipende infatti dalla conformazione fisica di ognuno: non solo dalla larghezza del bacino, ma anche da quella del tronco e delle spalle. Persino peso e altezza possono avere una certa importanza. Sugli sci bisognerebbe riuscire a trovare la posizione d'equilibrio più naturale, quella che aiuta a mettere gli sci di spigolo e che fa stare busto, braccia e spalle il più possibile sciolti. Guardate Perathoner a sinistra: provando a sciare a sci troppo uniti o troppo larghi ha modificato automaticamente e inconsciamente la posizione delle braccia, che si sono avvicinate al corpo, e del busto, che si è verticalizzato ed irrigidito.

Diversa la reazione, sempre del tutto inconscia, dell'istruttore nazionale Giovanni Catturani, (completo rosso e bianco) che riavvicinando i piedi ha dovuto allargare le braccia, forse alla ricerca dell'equilibrio perso con la diminuzione della base d'appoggio. Ma vediamo ora quali problemi genera la non corretta larghezza degli sci. Innanzitutto va detto che con i moderni sci sciancrati, tenere gli sci troppo uniti è più grave che tenerli troppo larghi. Infatti, la riduzione della base d'appoggio causa una perdita di equilibrio, non permette di sfruttare i due sci e porta a caricare eccessivamente la gamba interna alla curva con il rischio di cadere (sull'interno naturalmente) perché agli sci sciancrati basta un minimo di pressione per "prendere" di spigolo. Sciare con gli sci troppo larghi causa invece una riduzione dell'angolazione e rende più difficile la presa di spigolo: inevitabile, in questo caso, una fase di sbandata. Entrambe le situazioni inoltre rendono la sciata poco dinamica ed esteticamente meno gradevole.



COME OTTENERE LA LARGHEZZA OTTIMALE DEGLI SCI
Per capire qual è la larghezza ideale che gli sci dovrebbero avere quando si scia non ci sono regole fisse. L'importante è che essa generi una posizione di equilibrio naturale e che permetta di muoversi con la massima scioltezza. Come diciamo nel testo portante del servizio, la larghezza degli sci può variare da sciatore a sciatore, e non solo in base alla larghezza del bacino. Un consiglio per aiutarvi a trovare la posizione giusta è di allenarsi, anche quando non si scia, a capire quale posizione dei piedi assumiamo nelle diverse situazioni della giornata: camminando, stando fermi in piedi, persino da seduti. Cercate di osservare lo spazio che c'è fra i due piedi, che in linea di massima dovrebbero sempre trovarsi in linea sotto le anche. Una volta sugli sci, poi, cercate di mantenere la stessa larghezza, anche se magari il fatto di calzare sci e scarponi vi farà sentire "diversi".


OCCHIO AGLI SPIGOLI

Gli sci dell'ultima generazione hanno modificato, semplificandolo, un momento-chiave nella sequenza motoria necessaria per l'esecuzione di curve condotte
di Maria Rosa Quario - dimostratori: Werner Perathoner e Giovanni Catturani

La capacità di condurre gli sci sugli spigoli è diventato il punto di arrivo per la maggior parte degli sciatori. Da esso poi si può ovviamente continuare a progredire, limando gli errori di posizione delle braccia o del busto, affinando certi adattamenti che permettono di sciare bene e in modo redditizio su ogni tipo di neve e di terreno.


Ma in questa nuova lezione del nostro "corso", vogliamo parlare del movimento che sta alla base della conduzione, ovvero la presa di spigolo, fino a non molti anni fa tabù per la maggior parte degli sciatori che scendeva per le piste sbandando, cioè tenendo gli sci piatti senza sfruttarne le lamine.


Il varismo delle ginocchia, esattamente come il valgismo, crea difficoltà a mettere gli sci sugli spigoli. E' in particolare lo sci a valle, quello esterno alla curva, che non può essere appoggiato sulla lamina interna se il ginocchio è orientato verso l'esterno, soprattutto nella fase cruciale del caricamento sulla massima pendenza . Attenzione! Poiché questo difetto può anche dipendere da un problema morfologico: regolate a dovere il canting dello scarpone.




SNODI CRUCIALI

Con i nuovi attrezzi e la nuova tecnica sono cambiate le funzioni delle tre parti del nostro corpo fondamentali nella pratica dello sci alpino
di Giovanni Milazzo

Uno degli aspetti più affascinanti del mondo dello sci è sicuramente la sua continua, inarrestabile evoluzione. Ogni anno, infatti, si notano miglioramenti qualitativi nella battitura delle piste, negli impianti di risalita e soprattutto nell'attrezzatura tecnica. Sci, scarponi e attacchi svolgono un ruolo fondamentale perché permettono allo sciatore di esaltare le proprie capacità tecniche.



Gli sci del nuovo millennio sono caratterizzati da una sciancratura accentuata e da misure ridotta. Permettono prestazioni di rilievo grazie alla spatola (punta) che "incide" con decisione nella neve, mentre la traiettoria è garantita dalla sciancratura e dalla struttura che si deforma con regolarità senza cedimenti in torsione. In teoria, se si è supportati da una buona tecnica, è possibile eseguire curve molto chiuse con una velocità di percorrenza estremamente elevata. Prima di scoprire quali accorgimenti tecnici sono necessari per sfruttare a fondo le potenzialità dei nuovi sci, è bene fare una breve cronistoria della tecnica a partire dagli anni Ottanta. In quegli anni gli sci erano molto lunghi e pressoché privi di sciancratura. Continua


LA SERPENTINA
Il terreno per eseguire al meglio la serpentina deve essere di media pendenza, con neve battuta e possibilmente compatta. Questa figura classica si realizza con una sequenza di curve condotte di media ampiezza, che devono essere piuttosto ravvicinate tra loro e concatenate da un ritmo sostenuto nell'esecuzione. Partire dalla massima pendenza (verso valle) è un aiuto per " l'aggancio" immediato della lamina, si continua con un movimento di traslazione-distensione degli arti inferiori verso l'interno-avanti della curva per indirizzare gli sci nella traiettoria di curva. Durante l'esecuzione della serpentina, sul finire della curva, se i movimenti degli arti inferiori sono stati corretti è possibile sfruttare l'effetto ribaltante per un inizio della curva successiva ancora più dinamico e rapido.


Riprende - La conduzione era diversa da quella che intendiamo oggi e si otteneva con una gestione degli attrezzi meno esasperata. Basti pensare alla base d'appoggio dei piedi assai ridotta, alle articolazioni che realizzavano movimenti armonici e leggeri. Sintetizzando possiamo dire che lo sciatore invertiva la direzione degli sci con grandi movimenti di distensione verso l'alto e, "chiudeva" la curva con piegamenti graduali con una forte compensazione di busto.


-I piedi troppo vicini "bloccano" il lavoro delle articolazioni
-La larghezza giusta deve essere "naturale".
-Con le caviglie, le ginocchia e il bacino in linea
-Una larghezza eccessiva dei piedi limita il parallelismo delle ginocchia e la loro funzionalità

Con l'avvento degli anni Novanta nascono i primi sci sciancrati e le misure iniziano ad accorciarsi. Attraverso questa importante evoluzione dei materiali, la tecnica subisce un'evoluzione altrettanto importante. Lo sciatore, per sfruttare sempre di più gli attrezzi, aumenta la distanza dei piedi e diventa sempre più attivo (usa più energia) nei movimenti delle gambe. Questa importante evoluzione tecnica ha portato ad una svolta negli obiettivi degli appassionati: nasce la Supertecnica, il livello top della prestazione sciistica dove è determinante il contributo di una adeguata componente atletica. Dunque, dai primi anni Novanta ad oggi i materiali sono migliorati continuamente, senza soste e la tecnica, di conseguenza, si è evoluta. L'obiettivo di questo nuovo servizio tecnico è quello di far conoscere agli appassionati la tecnica più aggiornata, utilissima per sfruttare a

Per ottimizzare al meglio l'uso delle caviglie, possiamo realizzare una sequenza con i ganci del gambetto aperti. Questo "trucchetto", ci permette di piegare di più le caviglie e quindi di migliorare la centralità.
ondo gli sci del nuovo millennio. Lo faremo attraverso un percorso articolato in tre puntate (questa è la prima) durante le quali analizzeremo il lavoro di quelle tre articolazioni fondamentali per lo sci alpino (bacino, ginocchia e caviglie) la cui funzione è cambiata con il cambiamento dei materiali e quindi della tecnica.

Le "scopriremo" in tre situazioni differenti: nella serpentina (arco di curva medio) , nel parallelo (arco di curva ampio) e nel gigante (curva agonistica).

LE MAGNIFICHE TRE
Le parti del corpo che intervengono nella effettuazione di una curva non sono solo, naturalmente, quelle su cui concentreremo la nostra attenzione. Hanno una funzione rilevante anche il capo, il busto, le braccia, le mani ecc. Il nostro intento, però, è quello di dare una spiegazione tecnico-pratica sulle articolazioni delle "gambe": bacino, ginocchia, caviglie. Queste tre articolazioni sono fondamentali per la realizzazione di una curva tecnicamente corretta, dai primi passi dello spazzaneve fino alla perfezione della curva condotta. E'doveroso sottolineare che la libertà di espressione nello sci è un fattore rilevante, che dà la possibilità ad ogni sciatore di avere un unico e personale modo di interpretare la tecnica, ma è importante sapere a cosa servono e come funzionano le tre articolazioni, per capire a quale livello siamo arrivati e di conseguenza per migliorare ulteriormente.




BACINO
Nel bacino possiamo identificare in generale il baricentro (centro di massa). Sintetizzando possiamo dire che il centro di massa si muove nella direzione in cui si muove il bacino, in più essendo posizionato tra gli arti inferiori ed il busto, attraverso le sue complesse articolazioni è la struttura biomeccanica che consente di realizzare movimenti di curva molto raffinati
GINOCCHIA
Le ginocchia sono da considerare un elemento complementare al bacino per la realizzazione della curva. Durante il piegamento e la distensione, l'uso delle ginocchia assume un'importanza rilevante per l'esecuzione di un movimento. La presa di spigolo è realizzata dallo spostamento degli arti inferiori e un'ulteriore angolazione delle ginocchia aumenta la presa di spigolo
CAVIGLIE
Le caviglie sono il primo centro di rilevamento delle sollecitazioni che intervengono durante una curva. Per questo (il tramite è lo scarpone) si realizza il trasferimento dei "dati" propriocettivi al cervello, con un conseguente intervento neuro-muscolare. Sono molto importanti, inoltre, per il mantenimento della centralità, al fine di realizzare una curva tecnicamente corretta.


QUALCHE TRUCCO PER MIGLIORARE
Nell'esecuzione dinamica della serpentina, hanno un ruolo fondamentale le articolazioni e in particolare quelle delle ginocchia e delle caviglie. Questo perché collaborano attivamente nella realizzazione di un arco di curva breve. Per quanto riguarda le caviglie, è doveroso sottolineare l'importanza che hanno nel mantenere la centralità. Un primo esercizio semplice per migliorare la loro funzionalità, consiste nel realizzare (come è dimostrato nella sequenza qua sopra) una serpentina (arco medio) con i ganci del gambetto aperti. Questo accorgimento ci permette di "piegare di più" e quindi di "sentire" il movimento. La stessa quantità di movimento sarà poi da ricercare successivamente quando i ganci saranno chiusi. Il consiglio, quindi, è di alternare discese con ganci aperti e altre con ganci chiusi per diventare sciatori più centrali e sensibili. Il bacino è il centro di massa dello sciatore dove convergono tutte le forze che interagiscono in curva. In particolare nella serpentina funge da punto di trait- d'union tra i movimenti accentuati e veloci delle gambe con il busto e le braccia. Di conseguenza un suo utilizzo corretto permette un'esecuzione senz'altro precisa ed efficace della curva condotta.

Per migliorare l'uso del bacino possiamo mettere le mani sulle anche per sentire il suo orientamento. Prima di tutto è importante tenere il bacino perpendicolare alla linea degli sci, evitando così rotazioni negative che portano ad un avanzamento del piede interno. Poi sentire la proiezione verso l'interno-avanti nell'inizio curva. Come ci dimostra Silvia, se la temperatura lo permette, si può effettuare anche senza guanti per migliorare la nostra sensibilità.

Come abbiano detto precedentemente, il bacino è un importante punto di congiunzione tra la parte alta del corpo e le gambe. Durante una discesa in serpentina il bacino deve "gestire" la compensazione delle spalle e la spinta delle gambe verso l'interno della curva. Questa compensazione avviene mediante una compressione del fianco che si trova sopra lo sci esterno. L'esercizio consiste nel mettere le mani sui fianchi per sentire se avviene questa compressione.

Per poter sfruttare al meglio gli sci della nuova generazione, è di fondamentale importanza usare le ginocchia in modo parallelo. E, visto che molti sciatori trovano difficoltà in questo, un esercizio utilissimo consiste nell'effettuare curve appoggiando le mani sulle ginocchia, come ci dimostra Silvia. Lo scopo è di farle lavorare in modo simmetrico e parallelo.

Per abituarsi a traslare simultaneamente le ginocchia verso l'interno della curva, possiamo eseguire delle diagonali durante le quali alterniamo spostamenti delle ginocchia verso monte. L'esercizio si può eseguire in due varianti: la prima con più spostamenti alternati e veloci, la seconda con un unico e graduale spostamento. Ricordatevi, mentre eseguite l'esercizio, di controllare di tanto in tanto con lo sguardo la posizione delle ginocchia, che naturalmente devono essere simmetriche



SCI PRIMA E ADESSO

Abbiamo messo in pista due "quasi" gemelli attrezzati con sci di epoche diverse. Scopriamo le differenze che sono emerse dopo una classica lezione di sci
di Giovanni Milazzo

Tante sono le parole che abbiamo speso in questi ultimi tre/quattro anni per far capire il valore tecnico aggiunto di uno sci di nuova generazione nei confronti di modelli vecchi solo di qualche anno. Vi abbiamo mostrato varie prove in pista con i migliori collaudatori italiani. Abbiamo cercato di spiegarvi con teoremi fisici perché funzionano meglio, e vi abbiamo informato su tutte le novità del mercato non appena erano disponibili. Così ci siamo chiesti cos'altro si sarebbe potuto fare per diffondere ancor più questo concetto, ovvero che gli sci di nuova generazione vanno semplicemente meglio di quelli "vecchi". Beh, la "lampadina" ad un certo momento si è accesa, e così abbiamo deciso di percorrere una nuova ed affasciante strada, meno teorica, più pratica, ma sicuramente molto diretta e di facile comprensione per tutti. Vediamo quale...

Eccoci dunque in pista con Walter e Luca, due sciatori che si possono definire "ex" perché, per vari motivi, non calcano più i rispettivi campi agonistici, da circa tre anni. Quindi ancora aggrappati alla vecchia idea che la punta dello sci deve combaciare con la mano a braccio alzato e che gli sci sono praticamente dritti come aste. Due ragazzi scelti non a caso, anzi selezionati non senza difficoltà per la loro medesima capacità tecnica (terza classe di bronzo) e per le stesse caratteristiche fisiche. Infatti, sono alti entrambi poco meno di 180 cm. e pesano 80 kg. Ma veniamo al dunque: li abbiamo portati per quattro giorni allo Stelvio con un Istruttore DOC, Fabio De Crignis, ex slalomista Azzurro . A Walter abbiamo affidato un "vecchio" Elan MBX Unique da 193 cm, trovato in un magazzino a Lubiana. A Luca invece, abbiamo dato un nuovo e fiammante Elan Integra 9.0 da Allround Carve. Ai piedi di entrambi, invece, gli stessi scarponi: Dolomite Sintesi 7.5. Il motivo che ci ha spinto a non fare distinzioni in questo caso è stato per non aumentare le difficoltà a Walter, e soprattutto per porre in risalto le differenze nelle reazioni dello sciatore in funzione dello sci.


Dicevamo dunque quattro giorni di lezione con Fabio De Crignis, un guru dello sci. La prima puntata, o meglio la prima lezione di sci con W. e L. che state per leggere riguarda la terza classe di bronzo, il loro effettivo livello tecnico di partenza, e una volta in pistaŠ


SLITTAMENTO STERZANTE DALLA MASSIMA PENDENZA
Questo primo esercizio consiste nel partire dalla massima pendenza (anche con un leggero spazzaneve) poi, mediante l'orientamento del corpo, si inizia a cambiare direzione riavvicinando successivamente lo sci interno a quello esterno, e in piegamento-angolazione si continua lo slittamento sterzante controllando l'inerzia rotazionale


Fase 1: si può notare come Walter (a destra) per mantenere l'equilibrio allarga la base d'appoggio, mentre Luca (al centro) ha una posizione tecnicamente più corretta simile a quella di Fabio

Fase 2: Walter non riesce a riavvicinare i piedi, e questa situazione lo irrigidisce anche nella parte superiore del corpo

Fase 3: Walter (al centro) ha troppo il peso sulla gamba a monte, e il maggiore sforzo fisico che comporta l'uso dei suoi sci si ripercuote nella postura generale. Luca, con gli sci più leggeri e più facili da indirizzare scende in relax, condizione che gli permette di porre più attenzione all'assetto della parte superiore del corpo

 

DIAGONALE
E' utile perché permette di sensibilizzare,il piede alla presa di spigolo.



(Sequenza B) Siamo giunti quasi all'obiettivo di questa prima "lezione": la curva elementare di base, che consiste nel partire dalla diagonale diminuendo l'angolazione e iniziare il movimento di orientamento del corpo. Sulla massima pendenza riavvicinare lo sci interno a quello esterno controllando in piegamento-angolazione l'inerzia rotazionale, ripartire per la curva successiva in distensione


DOSSIER FREERIDE

Alla scoperta del freeride. Stefano Spinoglio legge con voi i buoni consigli raccolti nel manuale del CAI e mirati alla sicurezza nel fuoripista
di Stefano Spinoglio


Che cos'è il Freeride? Quali sono le regole? E' difficile definire qualcosa che non vuole avere limiti, regole, confini. Spesso quando qualcuno non mi comprende, vado su internet, su un sito con un dizionario online, digito la parola chiave e poi dò la definizione a chi ha difficoltà a capirmi. La traduzione letterale di Freeride su www.systransoft.com è Giro Libero. Poi su www.garzanti.it le definizioni: Giro: l'andare, il camminare, il passeggiare senza una meta definita: fare un giro in paese, per la campagna, fare un giro in auto, andare in giro, gironzolare cammino, percorso, viaggio fatto di più tappe, con più soste.

Libero: non soggetto all'altrui autorità che può agire senza subire costrizioni morali e materiali. Non soggetto a divieti, esente da controlli e restrizioni. Non a pagamento, non legato, non impedit. Che può muoversi: in totale libertà, senza seguire schemi, senza l'aiuto di strumenti. Aria libera, quella dei luoghi aperti. Spesso mi viene chiesto: non sarebbe bene mettere delle regole al Freeride? Ora sapete la mia risposta... Non sarebbe Freeride. Quando ero piccolo, andavo in vacanza sempre con mio nonno, lo preferivo alle vacanze con gli altri parenti perché quando volevo fare qualcosa lui mi diceva "Vai ma stai attento....". Questa, secondo me, dovrebbe essere la filosofia del Freerider. La cosa fondamentale nel Freeride sono le emozioni che si provano nel farlo, la sensazione di libertà, la fusione totale con la natura. L'aria pura, fredda e pulita; la neve soffice, sottile, leggera spolverata su altra neve. Il cielo limpido, il sole pieno, emozioni da provare e da ricordare per tutta la vita. Niente meglio di una foto trasmette emozioni.

Le parole sono il contorno, secondo me meno si scrive sul Freeride meglio è, infatti mi darebbe di gran lunga più emozioni andare a sciare con chi sta leggendo questo articolo piuttosto che vederlo scritto su un giornale, e sono sicuro che chi sta leggendo preferirebbe più foto e meno parole. Non ho neanche mai capito perché c'è gente che si sposa in comune e non in chiesa, l'amore non ha regole e quando si cerca di mettersi delle regole, degli argini, dei confini, si rovina tutto, ma di questo si potrebbe parlarne per ore e non siamo qui per discutere di psicologia e religione. Se si ha bisogno di regole non si ama,
si compete. Infatti c'è chi crede che le gare competitive di Freeride siano di per sè una contraddizione. La International Free Skiers Association (IFSA), è comunque l'associazione che ha cercato di dare qualche regola a questo modo di sciare senza regole; il suo sito è www.ifsa-worldwide.org, quindi se proprio vi interessano le "regole delle gare" le trovate li. Secondo me "Vai ma stai attento..." descrive perfettamente la condotta del Freerider. Ho sciato abbastanza per capire che quello che c'è scritto su un libro o su un giornale è la minima parte di ciò che si deve sapere per sciare in sicurezza e libertà totale. Non me la sento di scrivere in qualche pagina consigli per come non mettersi nei guai. So che qualcuno potrebbe fare di queste poche pagine il suo manuale personale e sarebbe proprio in quel caso che resterebbe sotto la famigerata valanga o in fondo a un precipizio.

Quindi il mio consiglio è di prendere sempre una guida locale (solo le guide locali conoscono il posto, una guida di un'altra zona viaggia comunque a vista) e di fare un corso di sci alpinismo. Stare attenti vuol dire leggere i bollettini valanghe, studiare con una carta topografica l'itinerario meno pericoloso, scegliere il materiale e l'equipaggiamento idoneo, valutare attentamente i pericoli durante il giro, comportarsi correttamente sul terreno. Una curiosità, le valanghe sono più frequenti sui pendii di 30-40 gradi rispetto a pendii superiori. Infatti sui pendii di 40-60 gradi la neve si stacca da sola durante o subito dopo le nevicate e spesso accadono valanghe cosiddette di neve senza coesione. Quindi chi vuole evitare le valanghe cerca pareti con pendenze superiori ai 40 gradi... Se non siete esperti sciatori vi consiglio di evitarle, è un po' una selezione naturale.

Sfogliando il Manuale di Sci Alpinismo del CAI leggo che si consiglia di evitare pendii uniformi e versanti in ombra o sotto vento. Si dice di preferire per la discesa dorsali, costoni e creste, punti pianeggianti (con pendenze inferiori ai 30 gradi), seguire le zone che offrono protezione naturale come rocce, alberi, boschi e tratti pianeggianti. Su un pendio concavo, si consiglia di seguire uno dei due lati e di evitare di passare al centro, su un pendio convesso si consiglia di sciare sul dosso. Il manuale consiglia poi di superare i punti "sospetti" lungo la linea di massima pendenza, eventualmente anche con gli sci in spalla (questo se si hanno gli scarponi da sci alpinismo con la suola in Vibram se no con scarponi "tradizionali" esiste il pericolo di scivolare). Evitare lunghi attraversamenti di pendii e se non si può evitarlo passare con estrema prudenza nel punto più alto possibile per esempio sotto le pareti di roccia. Preferire lunghi giri e deviazioni pur di seguire una via sicura e pendii meno ripidi. Evitare uscite fuori dalle piste tracciate in caso di nebbia o con poca luce (tardo pomeriggio). Calcolare il tempo di discesa in modo da non trovarsi al buio. Preferire i pendii esposti a Sud o Ovest più sicuri perché la neve si assesta più facilmente a meno che la neve non sia bagnata.

Diffidare delle vecchie tracce, le condizioni della neve possono essere cambiate. Evitare terreni dove esiste il pericolo che una valanga o una caduta dello sciatore possano trascinare lo stesso sopra salti di roccia (rupi, precipizi e burroni) in fossati e nell'acqua. Anche se la "Powder" piace a tutti, bisogna sapere che proprio la neve fresca spesso provoca valanghe rispetto alla neve ventata e dura, quindi spetta all'esperienza individuale dello sciatore giudicare il percorso con il rapporto divertimento-sicurezza più idoneo. Quando si sente un sordo rumore di assestamento
del manto nevoso fermarsi e prendere tutte le precauzioni necessarie (il rumore significa aria sotto la neve quindi possibilità di distaccamenti di valanghe), se possibile abbandonare con cautela la zona. Fare attenzione alla neve accumulata dal vento, alla neve primaverile umida in prossimità di canaloni, alla neve appesantita dall'azione del sole. Naturalmente mai fare Freeride da soli, ma sempre con un compagno con una adeguata preparazione tecnica e con cui si abbia un buon affiatamento in modo da evitare discussioni sul da farsi. E' sempre meglio decidere in partenza chi è lo sciatore del gruppo con più esperienza che guiderà e darà istruzioni in caso di pericolo o emergenze. Queste sono solo poche pagine "riassunte" dal Manuale di Sci Alpinismo del CAI che sono la minima parte di tutto quello che si dovrebbe sapere per sciare in alta montagna, fuori pista.


SLALOM:DIMENSIONE PARALLELA

L'analisi tecnico-scientifica
A cura di Alessandro Sopracase, maestro e allenatore nazionale, laureato in matematica


Nella scorsa stagione, 00/01, con grande sorpresa abbiamo notato che anche grandi veterani come Michael Von Grünigen e Freddy Nyberg hanno adottato la sciata con le ginocchia più larghe e parallele. La sorpresa è dovuta al fatto che i due per molti anni sono stati protagonisti delle gare di gigante soprattutto per la loro tecnica e il loro stile, ricchi di sensibilità, tempismo e intuito nell'individuare le traiettorie più redditizie. Entrambi, più lo svizzero dello svedese, hanno però sempre sciato con un atteggiamento molto valgo della gamba esterna. Nessuno dei due aveva mai brillato per la scorrevolezza. Ma, nella scorsa stagione, si sono presentati sciando, proprio nei piani e nei falsopiani, con le gambe molto distaccate e parallele. I risultati sono stati eccellenti: Von Grünigen ha vinto tre gare di Coppa più il titolo mondiale andando fortissimo anche nei tratti facili che un tempo lo penalizzavano, Nyberg è tornato alla vittoria (in superG) ed è salito più volte sul podio in gigante, prima di distruggersi le due ginocchia a Kitzbühel. Quanto a Raich e Matt, sempre più perfetti nella loro sciata a ginocchia larghe e parallele, hanno dominato la scena in slalom, vincendo rispettivamente quattro gare più la Coppa di specialità e l'argento mondiale (Raich) e una gara di Coppa più l'oro mondiale (Matt). Anche in gigante Raich è andato forte salendo tre volte sul podio, mentre Matt non ha mai trovato posto nella squadra austriaca di Coppa ma ha cominciato bene la nuova stagione qualificandosi per la gara di Sölden, conclusa dignitosamente al 27° posto. Avvalendoci dei disegni e delle sequenze scattate in slalom a Benni Raich durante gli ultimi allenamenti a Sölden prima del via di Coppa, vogliamo ora analizzare quali e quanti vantaggi si possono trarre da questo "parallelismo-costante" degli arti inferiori, tenendo presente che il ventiduenne austriaco, a mio personale giudizio, è quello che esaspera di più e in definitiva interpreta meglio di tutti questa sciata che ormai tutti gli atleti cercano di adottare.


La forza peso che viene trasmessa tramite la gamba esterna (supponendo che lo sciatore si appoggi in egual misura su gamba esterna ed interna) sul punto A, secondo un'analisi meccanica delle forze è pari, nel caso di uno sciatore di 80 kg, a circa: (mg cosX)/2=277.47 Newton (caso a), mentre sul punto A1 vale circa: [mg cos(X-Y=15°) cosX]/2=268.03 Newton (caso b). Nota bene: tali calcoli sarebbero validi in due dimensioni ovvero se tibia e cosce dello sciatore stessero su uno stesso piano e ciò in realtà è impossibile a causa dell'inclinazione in avanti dello scarpone e del piegamento da parte dell'atleta. Per fare un'analisi accurata e corretta occorrerebbe considerare altri angoli per porci in tre o più dimensioni. Si può evitare ciò dicendo che se gli angoli che abbiamo omesso sono uguali (o analoghi), nei casi a) e b) tali valori numerici (277.47 N e 268.03 N) non saranno più tali ma diminuiranno, in quanto verranno moltiplicati per valori compresi tra zero e uno. Rimarrà però il fatto che il valore relativo al caso a) sarà maggiore di quello relativo al caso b). Si può dunque notare come nel caso b) venga trasmessa allo sci una forza leggermente inferiore rispetto al caso a). Più la differenza tra gli angoli X e Y è piccola più la differenza tra le forze trasmesse è piccola. Resta comunque il fatto che tenendo il ginocchio valgo si "scarica a terra" meno forza rispetto a chi non lo tiene valgo. Altre considerazioni che si potrebbero fare è che oltre alla forza-peso sono in gioco altre forze, oppure che generalmente lo sciatore non si "appoggia" in egual misura sui due piedi (ad esempio può alzare lo sci interno), inoltre vi sono le asperità del terreno, ecc. Le analisi meccaniche in tali casi sarebbero più complicate, ma porterebbero a risultati analoghi.
4L'atteggiamento meno valgo tenuto da Raich rispetto agli altri ha anche il vantaggio (secondo me ancora più importante di quelli visti nei punti 1/2/3) di permettergli di appiattire prima gli sci. Infatti, come visto nel punto 3), nel caso b) si "scarica a terra" meno forza, quindi lo sciatore del caso b) avrà angoli tibia-neve minori rispetto al caso a) per trasmettere ai propri sci la stessa forza. Supponiamo, per semplicità, che il segmento AC ed il segmento A1C1 formino angoli col terreno uguali (vedi figura 6) pari a X=45°, inoltre supponiamo, come nel caso 3), che l'angolo tra A1B1 e B1C1 sia di 15°.


 

 

 

 

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