RACCONTI


Luca MASALI - POVERO ANGELO
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Vide tutto rosso per un secondo, poi nero. La testa gli scoppiò per il dolore atroce. La cloche premuta contro il petto, come un coltello sacrificale piantato nel cuore. Nella bocca, l' odore e il sapore del sangue uscito dai capillari del naso esplosi per l' intollerabile accelerazione si mescolava al gusto di plastica del respiratore. Le sacche aeree della tuta anti-G si gonfiarono, comprimendo il povero corpo martoriato del pilota. Lontano, come in un sogno, attutito da ondate di dolore puro, sentiva il cupo lamento della sirena d' allarme che lo avvertiva, se ce ne fosse stato bisogno, di aver superato i limiti strutturali dell' aereo... E di essere andato molto vicino a superare anche i 20 G, l' accelerazione alla quale non si poteva sopravvivere. Stupito di essere ancora vivo, spinse leggermente in avanti la manetta e con un colpetto di cloche riportò l' aereo in assetto normale. Aveva rischiato la distruzione dell'aereo e una morte atroce, ma ce l' aveva fatta. Il missile aveva sfiorato la pancia del vecchio MiG Fulcrum e stava perdendosi contro il cielo azzurro cupo, dello stesso colore del mare nel Golfo della Sirte.
L' aereo nemico effettuò allora una manovra impossibile.
Si bloccò letteralmente in aria, come se avesse frenato di colpo, il muso piantato in verticale contro la tropopausa quasi visibile a quell' altezza. In un secondo e mezzo passò da cinque Mach a zero e si voltò come un cobra per lanciare un nuovo attacco.
A occhio, il pilota libico stimò un' accelerazione di 140 G. Era l' equivalente di lanciarsi a mille chilometri all' ora contro un muro di cemento... E per di più, il Nemico aveva dimostrato di essere controllabile oltre lo stallo. Le sue peggiori paure erano confermate. A bordo della macchina non poteva esserci un pilota umano, che sarebbe certamente morto sul colpo... Lui stesso aveva rischiato di morire per un' accelerazione dieci volte minore! Era un aereo robot dell' ultima generazione, un segreto militare del Nemico. Non aveva speranza di cavarsela, con quel vecchio Fulcrum russo.
-Allah Akbar-, mormorò a se stesso. Dio è grande. E buttò il Fulcrum in picchiata, per acquisire velocità e cercare di schivare il prossimo missile.

Ahmed Kassani, a bordo del vecchio Fulcrum, credeva di essere solo mentre lottava per la vita contro l' aereo robot. Invece il duello aveva un sacco di spettatori. E stavano innervosendosi sempre di più.

-Cristo, finitela con quel fottuto MiG! Possibile che un aereo da seicento milioni non riesca a fare a pezzi una carcassa libica?
-Sgnore, io... -Io un cazzo! Sono circondato da idioti incompetenti! Il Presidente vuole la soluzione finale ADESSO! -Signore, è impossibile... Se accendiamo il Campo di Singolarità adesso, ci portiamo dietro anche il libico... -Non me ne frega un cazzo di quel morto di fame! Ho detto ADESSO!

L' avvisatore di bordo urlò, quando il radar di puntamento dell' aero robot illuminò il Fulcrum. Ahmed chiuse gli occhi, aspettando lo schianto del missile. Questa volta non poteva evitarlo. Non c' era più nulla che potesse fare. Il cielo si illuminò di un bagliore dorato e il pilota provò una straordinaria sensazione di pace. Quello dunque era il paradiso dei giusti? Stupito, il pilota si guardò intorno. La luminosità dorata stava svanendo lentamente... Spalancò la bocca per la sorpresa. Il Golfo della Sirte era sparito, lasciando il posto a un oceano di sabbia. Ma non era la familiare sabbia del deserto libico. Il colore non era quello giusto! Con la coda dell'occhio vide il Nemico e gli si rizzarono i capelli in testa. Non era ancora morto, quindi! L' aereo robot sembrava non badare più a lui. Si dirigeva in leggera picchiata contro una catena di montagne nel bel mezzo del deserto. Ahmed inserì il postbruciatore, e si gettò all' inseguimento. Possibile che il cacciatore fosse diventato preda?

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