RECENSIONI


L' Occhio dell' Infinito
Sotto la nostra lente di ingrandimento, questa settimana poniamo il romanzo di Alfred E. VAN VOGT "L' Occhio dell'Infinito", nella traduzione di Gianni PILO pubblicata in edizione supereconomica dalla Newton di Roma.
Uno sguardo alla quarta di copertina ci consente di avere alcune brevi ed immediate notizie. Quella di maggior interesse è sapere che, da molti, questo romanzo viene considerato il migliore dell' autore.
La trama vede impegnato il protagonista, Michael Slade, in una battaglia per assicurare la sopravvivenza al popolo della Terra di una dimensione parallela. La caratteristica particolare degli abitanti di questa Terra è un terzo occhio posto al centro della fronte. Occhio che lo stesso Slade scopre di avere, in seguito ad un incidente.
Grazie al controllo del proprio sistema nervoso, teso a migliorare la vista dei suoi tre occhi, Slade impara a migrare da una dimensione all' altra.
Entra in scena una "entità", Leear,che informa il nostro protagonista del suo ruolo fondamentale nella lotta per la Terra parallela.
Slade, prima scettico, poi impaurito, recalcitrante e convinto di essere ingannato si trova suo malgrado a recitare il ruolo che gli era stato assegnato, convinto anche dall' amore per una donna di questa nuova Terra che ha sostituito l' affetto per la moglie che lo ha abbandonato.
Senza svelare i particolari e i molteplici colpi di scena che si susseguono in cento pagine di avventura fantastica, il nostro eroe-suo-malgrado avrà in fine, la meglio, come vuole lo stile del romanzo fantascientifico americano degli anni quaranta.
Per noi questo romanzo non è certo uno dei migliori scritto da VAN VOGT. A parte alcune ottime scelte narrative che lasciano il lettore nell' incertezza fino a tre quarti del romanzo (stiamo parlado di paragrafi che interrompono il flusso narrativo anticipando elementi posteriori alla fine dell' avventura), la trama si dipana, spesso, troppo forzatamente.
In molteplici situazioni di tensione in cui viene calato il nostro protagonista, la soluzione avviene per mezzo di avvenimenti o personaggi dall' apparenza gratuita, sorta di Deus ex Machina che non servono nell' economia generale del romanzo e che per questo lasciano un poco di amaro in bocca.
Un esempio è il mostruoso "nith" che compare solo nel finale, e che assume, improvvisamente, un ruolo fondamentale nella narrazione.
Il ruolo stesso di Slade, alla fine, appare inutile e facilmente impersonabile da uno qualunque degli altri personaggi che compaiono durante la narrazione. Tutta l' avventura perde di tono, dopo un crescendo un pò a tentoni ma comunque valido.
Un VAN VOGT da dimenticare o evitare. No, o almeno non del tutto.
Non possiamo sconsigliare totalmente la lettura di questo romanzo. Coloro ai quali piace "l' avventura a tutti i costi" tipica della fantascienza popolare anni 40, sapranno facilmente sorvolare le inconsistenze e le forzature del romanzo, che purtroppo risente il trascorrere degli anni e non può più nulla contro una schiera di lettori sempre più smaliziati.
Inizio Pagina Dove non diversamente indicato i testi sono di Massimo FERRI Inizio Pagina