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RACCONTI

 

Più sabbia che piedi

1

Ulisse strascica il passo, lasciando che la sabbia travasi impetuosamente nelle sue All Stars, tanto che ora sarebbe difficile valutare se c’è ancora posto per i legittimi inquilini, che fino a prova contraria sarebbero i piedi. Cattiva abitudine non togliersi le scarpe, quando si passeggia sulla spiaggia. Cattiva abitudine passeggiare in compagnia di Allegra, scarpe o non scarpe. Su questo mugola la mente di Ulisse Demonte, sbirro free-lance, in un tardo pomeriggio di metà settembre, prestando scarsa attenzione al lido, semideserto e immemore della bolgia che l’affollava fino a poche settimane prima in un’estasi mistica di lenti scure e creme abbronzanti. Un posto del genere ha un fascino difficilmente quantificabile, specie se affrontato in compagnia di una ragazza con quel personalino delizioso fatto di glutei, cosce e seni molto convincenti, capelli, occhi, bocca, guance, mani e tutto il resto, e una voce – Dio, quella voce, le cose che racconta! – che da oltre dieci anni ha fatto innamorare Ulisse.

Purtroppo è un amore che Allegra ricambia con un’affettuosa amicizia e null’altro, lasciando inevitabilmente Ulisse depresso ed incompiuto dopo ogni incontro. Ma sarebbe possibile rinunciare anche a queste passeggiate e al sapore dolce-amaro che lasciano? Rinunciamo anche all’alcool e al tabacco, allora! Un investigatore privato, per convenzione, non può farlo.

"Senti Ulisse, piantala… non è che sia molto divertente, la nostra camminata… parlo solo io! Tu sospiri e basta!"

"Scusa, Allegra, ma tu sai che ti muoio dietro e non fai altro che parlarmi del tuo nuovo fidanzato! Non pretenderai davvero che mi finga interessato!"

"Credevo che fossimo amici, Ulisse, e invece a te non frega niente di quello che ti dico… "

"A me interessi tu, accidenti, non gli uomini che ti fai!"

"Ma vai a cagare!"

Come di consueto la passeggiata finisce urlandosi in faccia. Probabilmente entrambi sanno che dietro alla durezza di quelle parole si cela un affetto molto profondo. Comunque Allegra corre alla sua macchina piantando in asso Ulisse che già pregusta i quattro chilometri da fare a piedi per raggiungere casa. Dopo avere sfrattato la sabbia da quella sorta di centri sociali occupati che sono le sue scarpe, s’incammina…

2

Ventotto anni, neolaureato in giurisprudenza, Ulisse Demonte si è inventato una bella professione di investigatore privato, forte di una biennale esperienza come guardia giurata e del fatto che gli studi legali pagano molto male i praticanti avvocati. Non che il suo mestiere lo remuneri meglio: anzi, da qualche mese l’attività langue, ma oggi in agenda c’è un appuntamento. Ulisse, arrivato a casa maledicendo Allegra e se stesso per quattro chilometri, ha trovato, alla segreteria telefonica, il messaggio di questa certa signora Frank che aveva del lavoro per lui. Richiamata la possibile cliente, Ulisse si è accordato per un incontro. Quindi fra due ore bisogna essere a casa della Frank. Dall’altra parte della città. Con l’auto rotta e lo sciopero dei mezzi pubblici. Tanto vale non farsi neanche la doccia!

"Certo, signora, sarebbe stato opportuno vedersi nel mio ufficio, ma… "

"… ma lei non ha un ufficio, vero signor Demonte? Non si preoccupi, casa mia è abbastanza accogliente e… discreta… "

"Ma signora, la mia Agenzia… "

"Via, ho trovato il suo numero sulle Pagine Gialle: "Investigazioni Demonte – prezzi modici"… grottesco... sembra la pubblicità di un supermercato hard discount… comunque a me non piace gettare via il denaro… ci si può accordare… "

L’affascinante signora che sta umiliando Ulisse in questo modo, ma che pure gli prospetta un incarico remunerato, è Louisa Frank, una bella donna sulla cinquantina, bionda, alta e magra. Proprietaria di maggioranza della Frank Tessile S.p.A. – azienda fondata dal padre nell’immediato secondo dopoguerra – è una donna fredda, altera e parsimoniosa. Lo stereotipo dell’agiatezza. Almeno queste sono le conclusioni alle quali è giunta la mente analitica di Ulisse nei primi istanti dell’incontro.

"Capisce, Demonte, non è assolutamente una questione di gelosia o cose del genere… del resto da molto tempo mio marito non dorme più con me… è che sono davvero stufa di sopportarlo come peso morto nella MIA azienda. Io lavoro e lui spende i MIEI soldi con le sue fidanzatine. Pensi che quando l’ho sposato ne ero persino innamorata! Il marchese Monelli Robur Del Carro, il più bel marito che potessi immaginare! Ne ero così infatuata che non pensai nemmeno alla separazione dei beni… addirittura vagheggiavo una Frank - Monelli S.p.A. Ed ora vorrei che se ne andasse, ma senza portarsi via un pezzo della MIA azienda!"

"Bene, signora Frank, mi pianterò alle costole del marchese e troverò le prove che le servono, in modo che lei possa liberarsene senza lasciargli nulla del suo patrimonio. Parola di segugio! A pagamento, s’intende… "

"Quanto?"

"Cinquecento al giorno più le spese"

"Non mi faccia ridere, Demonte, non siamo mica in California! Facciamo cinquecentomila a lavoro finito… mi sembra onesto"

3

Rientrato a casa, sudato da far girare i passanti, Demonte gusta per qualche secondo il dolce sapore che lascia in bocca la soddisfazione di avere ottenuto un incarico remunerato. Purtroppo il piacevole aroma viene quasi subito sostituito dall’acre sentore che gli provoca ciò che la retribuzione comporta: lavorare! Non che Ulisse sia uno scansafatiche… diciamo che per lui l’ozio è preferibile all’azione… e poi turbare la pace di uno che ha il solo torto di essersi sposato per puro interesse ed ora cerca di riprendersi il suo tempo amoroso non è bello! Ma non è il momento per le elucubrazioni etiche, è ora di darsi da fare, voglia o meno. Del resto Ulisse ha già accettato un acconto dalla signora Frank.

Bisogna sempre cominciare dalle cose più semplici, provando le strade che percorrerebbe qualsiasi bambino dotato di Manuale delle Giovani Marmotte. Primo: un personaggio del calibro del marchese Monelli dove potrebbe portare a cena una donna? Sicuramente da Parmenide, costosissimo ristorante macrobiotico dove si può mangiare in salette molto discrete, decisamente più esclusive di qualsiasi club privato. Le indagini prendono subito una piega positiva. Sembra, infatti, che il marchese poco si curi di nascondere la sua vita extraconiugale, visto che una delle tre auto nel parcheggio del ristorante è la sua: una Jaguar metallizzata.

Bene, non resta che attendere l’uscita dei due cuoricini e lasciare fare il suo dovere alla Yashica e alla pellicola da 1600 ASA. Eccoli che escono! Forza, Ulisse! Click, click, click, c-l-i-c-k… "Ommadonna!"

L’immagine che il teleobiettivo ha impresso sulla pellicola e sulla retina colpisce il cervello come una frustata: il marchese è allacciato ad Allegra Rattazzi! I due entrano nella Jaguar e si esibiscono in effusioni hard-core puntualmente ritratte dalla Yashica di un fotografo con la morte nel cuore.

"Il lavoro deve essere comunque portato a termine, diceva sempre mio padre!"

Tornato a casa Demonte sviluppa immediatamente la pellicola e le eloquenti immagini che porterà come prova alla signora Frank lo vivisezionano man mano che prendono forma alla luce rossa della camera oscura. Che sofferenza vedere, anzi rivedere, quei due strofinarsi in maniera oscena. "Ma c’era bisogno di farlo in macchina? Non avete una casa?" Ulisse trova davvero insostenibile vedere delle mani che frugano il corpo di Allegra.

"E pensare che le MIE mani, invece, non le hai mai volute tenere non dico tra le gambe, come hai lasciato fare a quello stronzo, ma nemmeno sulle spalle… oh, Allegra, un’esibizione del genere!"

Il lato positivo della faccenda è che il lavoro è terminato e i soldi sono stati guadagnati. A questo pensa Ulisse Demonte, lasciando che qualche guaito argini un po’ il suo dolore.

4

Ulisse trascorre una notte piuttosto agitata, svegliandosi a tarda ora con un bel macigno più o meno a metà esofago, di quelli che non si sciolgono con l’Alka-Seltzer. Con l’entusiasmo di un torturando prepara il materiale fotografico per la signora Frank. Materiale pornografico, verrebbe da dire ad Ulisse, se gli fosse rimasta ancora un po’ d’ironia. Comunque vuole portare il tutto alla signora già in mattinata. Subito. Non si può tenere in casa l’immondizia! Uscendo sfoga la sua amarezza sbattendo violentemente la porta di casa contro gli stipiti. Vaffanculo!

Arrivato dalla cliente si attacca al campanello con un’insofferenza che normalmente gli sarebbe sembrata eccessiva. Viene ad aprirgli la colf alle dipendenze dei Monelli-Frank, una donna anziana, decisamente corpulenta e sciatta, con un marcato accento padano. "L’avrà assunta la signora Louisa, non suo marito" è l’ovvia conclusione alla quale giunge Demonte.

"Guardi, dottore, la signora non è ancora scesa stamattina, ma ormai dovrebbe essere sveglia. Se si vuole accomodare io intanto vado a chiamarla."

Mentre la donna si allontana Ulisse si accorge che non c’è nessun portacenere nel salone della villa. Visto che le dita non possono essere impegnate da una sigaretta si mette a sfogliare le sue fotografie, le prove che il marchese Monelli è adultero e che Ulisse Demonte è infelice. Questa ricerca ha turbato la sua vita almeno quanto turberà quelle dei due amanti, maledizione!

Un urlo che tuona orrore sorprende Ulisse immerso nei suoi tristi pensieri: è la colf, dal piano di sopra! Demonte, affannosamente, sale con pochi balzi lo scalone di marmo che porta alla zona notte della villa. Guidato dalle grida della domestica, entra in quella che presumibilmente è la stanza da letto della signora Frank. Sulla soglia della camera, con le mani premute sugli occhi, c’è la donnona ululante. Verso il centro della stanza è invece buttato il corpo di Louisa Frank. Il cranio è sfondato, aperto sulla fronte. Poco distante, lordo di sangue rappreso e qualcosa che Ulisse intuisce essere materia cerebrale, giace uno spigoloso soprammobile. La domestica non smette di urlare. Ulisse vomita la colazione.

5

In questura il commissario Uggeri, titolare delle indagini che riguardano la morte di Louisa Frank, ha convocato Monelli che, in qualità di marito ed unico erede della defunta, è di prammatica il sospettato numero uno. Tutto ciò non sarà molto originale ma con le stravaganze non si risolvono i fatti criminali. Il marchese perciò, assistito dal suo legale, deve soddisfare la curiosità professionale del poliziotto:

"Non mi sembra particolarmente affranto, dottor Monelli, o marchese, o come preferisce… "

"Non si formalizzi, commissario, mi chiami come vuole… certo… non ero più molto legato a mia moglie… guardi, parli con il mio avvocato, io ho un mal di testa… ieri sera ho esagerato con il cognac!"

"Commissario, se non c’è altro, le chiederei di lasciare andare il mio cliente… come vede non è molto in forma."

"Preferirei di no, avvocato, sono in attesa di alcune analisi chimiche che vorrei commentare con lui… "

Anche Allegra deve rispondere a qualche domanda:

"Emanuele… il marchese Monelli… ha passato tutta la notte con me. Siamo stati a cena da Parmenide e poi siamo venuti subito a casa mia. Non ci siamo più mossi, fino a questo pomeriggio quando ci avete convocati in questura, commissario"

"Bene, signorina Rattazzi… in ogni caso dovremo approfondire qualche dettaglio, compiere ulteriori accertamenti… del resto il marchese entra in possesso di una considerevole fortuna… "

Uggeri non deve attendere molto la conferma dei suoi sospetti:

"Commissario, le impronte digitali sull’arma del delitto corrispondono a quelle del marito. Che pollo!"

"Un pollo ubriaco, Marchetti… un pollo ubriaco… "

Tutto questo viene fedelmente riportato a Demonte da Antonio Marchetti, agente di Pubblica Sicurezza nonché compagno di banco di Ulisse, alle scuole elementari.

6

"Ma perché ti sei inventata quella storia, Allegra? Se quel coglione del tuo uomo ha lasciato le sue impronte dappertutto, come pensavi di farla franca?"

"Non sei mai stato innamorato, Ulisse? Farei di tutto per Emanuele, mi taglierei anche le vene per lui, figurati se mi spaventa un’accusa di favoreggiamento… o falsa testimonianza... o come diavolo si chiama il motivo per cui sono qui!"

"Ma come ha fatto il tuo marchese ad essere così imprudente? Me lo chiedo perché non riesco a capacitarmi di doverti vedere in parlatorio per colpa di un imbecille… se voleva stendere l’arpia poteva evitare di ubriacarsi! Non si è molto lucidi con… con quanto?"

"A casa avevo due bottiglie di Remy Martin, che piacciono tanto ad Emanuele... una l’ha strozzata completamente, lo ricordo benissimo, visto che IO non ho bevuto nulla, lo sai che non mi piace!"

"Una bottiglia di cognac sopra una cena macrobiotica? L’alcool gli si sarà fiondato direttamente nel cervello, cazzo! Praticamente una endovena di liquore… ma neanche un bambino! Avrà fatto fatica a reggersi in piedi! Eppure ad un certo punto è uscito con le sue gambe ed è andato ad uccidere la moglie… "

"Non lo so… era davvero rotondo… sarà andato venti volte in bagno e poi ha detto che andava a casa… alle due, mi sembra… verso le cinque è tornato e non sono più riuscita a parlargli finché non siamo stati convocati in questura… guarda che questo lo dico a te che sei un amico! Non testimonierò niente in Tribunale che possa compromettere Emanuele!"

"Che donna, Allegra. Ma perché non si è innamorata di me?" mastica tristemente fra se Ulisse Demonte mentre il poliziotto lo accompagna all’uscita.

7

Il Pubblico Ministero non ha nessuna difficoltà a dimostrare come il marchese Monelli, ubriaco fradicio, sia giunto a casa ed abbia innescato un litigio con la moglie sfociato nel colpire ripetutamente in testa la donna con un pesante soprammobile di marmo. La richiesta è di rinvio a giudizio per il marchese, imputato di omicidio preterintenzionale, aggravato dall’ubriachezza volontaria.

Omicidio c’è stato, ed i fatti hanno avuto lo svolgimento così ben ricostruito dalla Pubblica Accusa. Ma il marchese non è "imputabile", in quanto la sua ubriachezza era accidentale ed egli non era in grado di intendere e di volere al momento del delitto. Questa è l’ardita tesi proposta dal legale del marchese, il brillante Gabriele Antey, principe del foro noto in tutto il Paese.

L’avvocato Antey dimostra come il marchese, dopo una cena oculatamente scelta molto leggera, sia stato fatto ubriacare dalla sua amante, la Rattazzi Allegra, allo scopo di renderlo psicologicamente succube. Una deposizione firmata del marchese Monelli conferma che, dopo abbondanti libagioni di notevole gradazione alcolica, la signorina Rattazzi lo ha convinto a recarsi dalla moglie per chiedere il divorzio, ben sapendo come sarebbe degenerata la discussione. Il marchese, infatti, notoriamente non dedito a bevute clamorose come quella, precisa l’avvocato, difficilmente avrebbe saputo controllare le sue azioni. Nell’ipotesi meno favorevole ad Allegra sarebbe nata una semplice zuffa tra i due coniugi. In quella più propizia, regolarmente verificatasi, il marchese sarebbe rimasto vedovo. Un uomo ubriaco, inoltre, non sarebbe stato in grado di evitare di lasciare tracce del suo delitto. Così la Frank Tessile S.p.A. si sarebbe trovata decapitata dei vertici aziendali, con la signora Louisa defunta ed il marchese Monelli in galera. Non sarebbe così stato difficile per la signorina Rattazzi impossessarsi di alcuni stabilimenti della ditta a prezzo irrisorio, considerando che il di lei padre possiede una manifattura con una piccola partecipazione azionaria all’interno del Gruppo Frank. Una scalata laboriosa ma ben congegnata, che comunque non giustifica la tragedia organizzata da un demone che, come al solito, veste i panni di un angelo: Allegra Rattazzi. Come è stata brava a fingere di immolarsi per il suo uomo con quella ridicola falsa testimonianza! Complimenti, davvero! Certo che fare uccidere una donna per qualche miliardo, come movente, è ineccepibile!

Il Giudice per le Indagini Preliminari accoglie la tesi difensiva, procedendo per la non imputabilità del marchese ed il cambiamento del capo d’accusa a carico di Allegra Rattazzi, comunque già in stato di fermo: da favoreggiamento ad omicidio.

8

"Allegra, Allegra… non riesco a crederci, come ha fatto quel bastardo ad incastrarti così? Perché tu sei innocente e lui ha raccontato solo delle balle, vero?"

"Ma certo che sono innocente, Ulisse! Certo che mi hanno incastrata! Sicuramente, però, non è stato Emanuele ad intrappolarmi! Qualcuno deve avere messo nei guai anche lui! Non si può spiegare altrimenti!"

"Svegliati, Allegra! Il tipo si è sbronzato, si è incazzato con la moglie, l’ha uccisa e ha trovato la scema che pagherà al suo posto! Ma io lo sventro a mani nude!"

"Non essere sciocco, Ulisse, ci deve essere qualcosa sotto… non è possibile che Emanuele mi abbia messo così nella merda! Troverà qualcosa per me… "

"Trovatela da sola qualcosa per uscire dal pantano, Allegra! Lui ti ha fottuto! Incazzati, Allegra, se sai qualcosa parla! Racconta tutto al giudice! Salvati, amore mio, ti prego… "

"Te l’ho già detto, Ulisse. Mi taglierei le vene per quell’uomo, io!"

"Allegra, da solo non posso tirarti fuori di qui… tu, piuttosto, prova a ragionare e smettila di immolarti per quella grande testa di cazzo del tuo marchese… a proposito… sta arrivando il suo avvocato, quel tal Antey!"

"Certo, Ulisse. Emanuele lo ha messo a mia disposizione!"

"Siamo a posto!"

La mattina dopo l’incontro in parlatorio tra Allegra e Ulisse, il corpo della ragazza viene trovato privo di vita nella sua cella in un lago di sangue, le vene recise. L’arma del suicidio è stata identificata nella classica, ma efficacissima, lametta da barba di provenienza ignota, con la quale Allegra si è recisa con precisione entrambi i polsi. E nessuno si è accorto di nulla. Che donna!

La notizia giunge ad Ulisse in tarda serata. La notte di Demonte passa tra lacrime, singhiozzi e grida. Si sentiranno così male i tossici in crisi d’astinenza? L’astinenza da Allegra durerà ora per tutta la vita, puoi starne certo, Ulisse Demonte. E non servirà a nulla distruggere tutti i nastri di Hall & Oates che ascoltavate in macchina per evitarti di comprendere che d’ora in poi Allegra sarà solo una fotografia lucida su una lapide di pietra. Però i negativi delle foto che hai scattato all’esterno di Parmenide bruciali. Ti conviene…

9

"Marchese, se sono venuto fin qui, se l’ho disturbata, è solo perché ci sarebbe questa fatturina da regolare… sa… per quel servizio che mi aveva commissionato la sua povera moglie… "

Il marchese Monelli ha gli occhi piccoli piuttosto distanti l’uno dall’altro, che faticano a puntarsi entrambi correttamente su Ulisse:

"Certo Demonte che lei ha una bella faccia di culo! Capisco qualche soldo faccia sempre comodo, ma, diamine, un po’ di tatto! Ma a chi vado a parlare di tatto! Se non fosse stato per lei… "

"Io? Cosa c’entro io? È lei che ha fatto tutto!"

"Oh, davvero cade dalle nuvole? Crede forse che non mi fossi accorto quella sera che qualcuno ci stava fotografando? Così ho poi preso la decisione di andare da mia moglie per raccontarle tutto… ed è successo quello che sappiamo. In un certo senso è stata tutta colpa sua!"

Demonte non prende neanche fiato. La replica è stizzita:

"La smetta di recitare, marchese, non serve. Non ho un registratore addosso ed anche se lo avessi il suo avvocato mi ridicolizzerebbe, in Tribunale, perciò possiamo parlare apertamente. Lei, per essere l’uomo atrocemente freddo che stimo, si è comportato troppo imprudentemente per risultare credibile: sapendo di avere qualcuno alle costole, "quella sera" ha messo in scena una specie di coito automobilistico nell’intenzione di farsi scoprire. Il motivo ultimo mi sfugge. Me lo riveli lei! Mi illumini! Mi istruisca! Un’opera d’arte ha bisogno di spiegazioni!"

Monelli, che fino a questo punto ha retto lo sguardo di Ulisse, si volta. Lentamente si avvicina ad un tavolo sul quale si trova un prezioso servizio di cristallo e si versa da bere. Quindi, con atarassica superiorità negli occhi, si gira di nuovo verso Demonte e con tono arrogante concede ad Ulisse il chiarimento richiesto:

"Va bene. Avevo un accordo, con mia moglie. Avrei dovuto fornirle le prove utili a dimostrare che la tradivo. Lei avrebbe ottenuto un divorzio "onorevole" e le sarebbero rimaste le sue proprietà… in cambio mi aveva promesso una somma sufficiente a convincermi a collaborare. Nulla di ufficiale, naturalmente! Grazie a lei, Demonte, ho potuto mantenere fede al mio patto e, di notte, sono tornato da mia moglie a pretendere quanto mi era dovuto. Mi sembrava inutile perdere altro tempo, e poi, come sa, ero sbronzo, non ragionavo molto! Mia moglie però non ha voluto rispettare la sua parte dell’accordo, non intendeva darmi una lira. Abbiamo litigato ed io… l’ho aggredita… sì, insomma, l’ho uccisa… la sua amica mi aveva ubriacato!"

"Lei non era ubriaco, marchese. Probabilmente ha ucciso sua moglie per il motivo che mi ha appena esposto, ma non era ubriaco, e nemmeno arrabbiato! Lei ha assassinato sua moglie freddamente ed è andato a casa sua con l’intenzione di uccidere! Certo, ha bevuto molto la sera del delitto. Ma sono stato a casa di Allegra, e sa cosa ho trovato nella spazzatura? Una confezione da duecentocinquanta grammi di burro. Vuota!"

"Interessante, Demonte. E due fette di pane ammuffito no?"

"Caro marchese, Allegra non utilizzava burro da almeno cinque anni, da quando si era data all’alimentazione naturale. Quel burro l’ha portato lei a casa di Allegra, Monelli. Lei ha bevuto come una spugna dopo averne inghiottito un panetto intero, che le ha foderato lo stomaco assorbendo tutto il cognac che ha tracannato in seguito. Prima di uscire ha provveduto diligentemente a svuotarsi in bagno. Me lo ha detto Allegra che lei ha fatto un gran viavai al cesso, quella sera. Perfettamente sobrio, anche se un po’ provato dall’eccesso di succhi gastrici rigurgitati, si è recato a casa da sua moglie. Del resto la signora Frank l’aspettava per sapere se era riuscito a farsi beccare in atteggiamenti equivoci dal segugio fotografo, mi corregga se sbaglio! Ma lei ha pensato che non fosse più proporzionato ai suoi bisogni il denaro che le era stato promesso e che uccidere sua moglie restando impunito sarebbe stato un giochetto, così avrebbe avuto l’opportunità di ereditare tutto!"

"Non male, Demonte. Ma ricordi che analisi un po’ più approfondite delle sue visionarie intuizioni hanno stabilito che di alcool nel mio sangue ce n’era, e parecchio!"

"Infatti! Allegra mi ha anche detto che, in sua presenza, lei ha bevuto una bottiglia di cognac da solo. Però a casa di Allegra ci sono due bottiglie vuote! Finito il lavoretto con sua moglie è tornato dalla sua amante e si è scolato il Remy Martin che Allegra aveva ancora in casa... "

"Ma non dica stupidaggini! L’altra bottiglia l’avrà bevuta Allegra!"

"Allegra era astemia. Teneva in casa del liquore solo per lei, accidenti!"

Il marchese a questo punto è immobile. La bocca, spalancata, interdetta, non trova altri argomenti. Ma è una postura che evidenzia più sorpresa che preoccupazione. Allora si scioglie su una poltrona:

"Sa, Demonte, Allegra era perfetta per i miei scopi. Aveva un movente già cucito addosso! Non è stato molto difficile legarla a me, ci so fare io, con le donne. Però mi stavo quasi affezionando a quella ragazza, e questo non sarebbe stato molto opportuno. Così ho deciso di stringere i tempi convincendo mia moglie ad ingaggiare lei, Demonte, proprio lei, ché Allegra mi aveva accennato del vostro, diciamo così, legame. Mi è sembrato piacevolmente diabolico coinvolgerla.

Tutto è andato come avevo previsto, tranne la prematura scomparsa di Allegra. Credevo sinceramente che avrebbe preferito scontare il carcere piuttosto che seguire il mio consiglio di… ammazzarsi. Invece ha accettato le lusinghe del mio avvocato, l’altra sera, durante il colloquio… le ha passato lui la lametta… meglio così: in galera la gente cambia! Allegra avrebbe potuto anche mutare la sua opinione nei miei riguardi e decidersi a dire la verità, non si sa mai, mentre in quel momento era ben decisa a proteggermi… "

"Il fatto di avere due morti sulla coscienza, naturalmente, non la turba, vero marchese?"

"Coraggio, Demonte, siamo seri! I miei avi hanno fatto ben di peggio e mai nessuno si è sognato di dargli addosso per questo. Neanch’io verrò punito. Se ne rende conto, vero?"

"Non ne sarei così sicuro, marchese… "

Le sei parole di Demonte vengono prontamente seguite da sei colpi secchi. Il revolver di Ulisse, regolarmente registrato dai tempi in cui faceva la guardia giurata, per la prima volta ruggisce verso una persona.

10

"Allegra, Allegra amore mio. Allegra, amore mio, mi senti?"

Ulisse è tornato sulla piccola spiaggia a riempirsi le scarpe di sabbia.

Non pensa che qualche sbirro regolare potrebbe cercarlo, ora. Non pensa neanche che la verità è sprofondata nella sabbia come i suoi piedi. Forse pensa che la prossima volta abbasserà la mira così da bucare quel porco fottuto.

Ha lasciato sei proiettili conficcati in una parete della villa del marchese Monelli, sparando quattro dita sopra la testa di quell’individuo che starà ancora piangendo e tremando accasciato sul pavimento. Comunque immeritatamente illeso.

"Magari domani cambio idea e ti sparo davvero, hai capito bastardo? E dillo al tuo avvocato che presto farò una visitina anche a lui… e ricordati che mi devi mezzo milione!"

Sono state queste le ultime parole che Demonte ha rivolto al boia di donne, all’uxoricida nonché assassino del suo amore.

Ma ora non è a questo che Ulisse pensa.

"Allegra, amore mio, mi senti?"