INTERPRETAZIONE DEGLI ATTI

"Nessuno farebbe il minimo atto se non avesse la persuasione che quell'atto è la sola e unica realtà. Tale accecamento è la base assoluta, il principio indiscutibile di tutto ciò che è. Colui che lo discute dimostra soltanto che egli esiste meno, e che il dubbio ha minato il suo vigore... Ma, anche in mezzo ai suoi dubbi, deve sentire l'importanza di essersi avviato verso la negazione. La consapevolezza che nulla vale la pena diventa implicitamente una convinzione, dunque una possibilità di atto; e questo perché anche un briciolo di esistenza presuppone una fede inconfessata; un semplice passo - fosse pure verso una parvenza di realtà - è un'apostasia nei confronti del nulla; il respiro stesso deriva da un fanatismo in embrione, così come qualsiasi partecipazione al movimento...
Dalla flânerie al massacro, l'uomo percorre la gamma degli atti soltanto perché non ne percepisce il nonsenso: tutto quello che viene fatto sulla terra promana da un'illusione di pienezza nel vuoto, da un mistero del Nulla...
All'infuori della Creazione e della Distruzione del mondo, tutte le iniziative sono egualmente senza valore."

E. M. Cioran, Sommario di decomposizione

 

L’AUTOMA

Respiro per pregiudizio. E contemplo lo spasimo delle idee, mentre il Vuoto sorride a se stesso... Non più sudore nello spazio, non più vita; ma la minima volgarità la farà riapparire: basta aspettare un’attimo.
Quando ci si sente esistere, si prova la sensazione di un demente meravigliato che sorprenda la propria follia e cerchi invano di darle un nome. L’abitudine ottunde il nostro stupore di essere: noi siamo e passiamo oltre, riprendiamo il nostro posto nel manicomio degli esistenti.
Conformista, io vivo, cerco di vivere, per imitazione, per rispetto delle regole del gioco, per orrore dell’originalità. Rassegnazione da automa: fingere un’apparenza di fervore e riderne segretamente; piegarsi alle convenzioni soltanto per ripudiarle di nascosto; figurare in tutti i registri, ma senza residenza nel tempo; salvare la faccia mentre sarebbe doveroso perderla...
Colui che disprezza tutto deve assumere una perfetta aria di dignità, indurre in errore gli altri e perfino se stesso: adempirà così più facilmente il suo compito di finto vivo. A che scopo esibire il proprio decadimento quando si può fingere la prosperità?L’inferno non conosce le buone maniere: è l’immagine esasperata di un uomo franco e screanzato, è la terra concepita senza alcuna superstizione di eleganza e di civiltà.
Accetto la vita per urbanità: la rivolta perpetua è di cattivo gusto quanto la sublimità del suicidio. A vent’anni ci si scaglia contro il cielo e il lerciume che esso copre; poi ci si stanca. La posa tragica si addice soltanto a una pubertà protratta e ridicola; ma occorrono mille prove per accedere all’istrionismo del distacco.
Colui che, emancipato da tutte le regole della consuetudine, non possedesse doti di attore, sarebbe l’archetipo della sventura, l’essere idealmente infelice. Inutile costruire questo modello di franchezza: la vita non è tollerabile se non per il grado di mistificazione che vi si mette. Un tale modello sarebbe la rovina istantanea della società, dato che la "dolcezza" del vivere in comune sta nell’impossibilità di dar libero sfogo all’infinità dei nostri pensieri riposti. Se ci sopportiamo a vicenda è solo perchè siamo tutti impostori. Chi non accettasse di mentire vedrebbe la terra sfuggirgli sotto i piedi: noi siamo biologicamente costretti al falso. Non esiste eroe morale che non sia o puerile o inefficace o inautentico; giacchè la vera autenticità è la sozzura nella frode, nelle convenienze dell’adulazione pubblica e della diffamazione segreta. Se i nostri simili potessero prendere atto delle nostre opinioni su di loro, l’amore, l’amicizia, la devozione sarebbero depennati per sempre dai dizionari; e se avessimo il coraggio di guardare in faccia i dubbi che concepiamo timidamente su noi stessi, nessuno proferirebbe un "io" senza vergognarsi. La mascherata investe tutto ciò che vive, dal troglodita fino allo scettico. Poichè è soltanto il rispetto delle apparenze a separarci dalle carogne, fissare il fondo delle cose e degli esseri significa perire; atteniamoci a un più confortevole nulla: la nostra costituzione può tollerare solo una certa dose di verità...
Sforziamoci di conservare nel nostro intimo una certezza superiore a ogni altra: la vita non ha senso, non può averne. Dovremmo ucciderci all’istante, se una rivelazione inattesa ci persuadesse del contrario. Sparisse l’aria, continueremmo a respirare; ma soffocheremmo subito se ci venisse tolta la gioia dell’inanità...

Ibidem

 

SENZA SCOPO, SENZA SPIRITO DI PROFITTO

Un giorno il maestro Nansen chiese al discepolo Obaku:
"Quando la pratica della meditazione e la saggezza si equilibrano in noi, siamo in grado di attingere l’Illuminazione, di vedere la natura del Buddha. Cosa significa ciò?".
La risposta di Obaku fu questa:
"Non voglio dipendere da nulla".
Intendeva dire che il discepolo non dipende né dalla meditazione né dalla saggezza. E che non desidera ottenere l’Illuminazione con questi mezzi.
Disse allora Nansen:
"E però non devi neppure dipendere dalla non dipendenza".

La tazza e il bastone – Storie Zen

 

NÈ UN NULLA, NÈ UN QUALCOSA DI DIVERSO DAL NULLA

Il maestro Joshu chiese un giorno a un suo discepolo:
"Cosa sei?".
Il discepolo rispose: "Sono in meditazione, nello stato del Nulla, e dunque non sono nulla".
Il maestro Joshu allora gli disse: "Devi abbandonare il pensiero di non esser nulla, devi abbandonare i tuoi pensieri!".

Ibidem

 

FRAMMENTO

Rivolgi a tutti gli amici, o cuore, un animo duttile,
adeguando il tuo umore a quello di ognuno.
Assumi la natura del polipo dalle molte pieghe,
che sembra a vedersi simile alla pietra cui aderisce.
Una volta, così assentisci; un’altra divieni diverso di pelle:
l’abilità vale più dell’intransigenza.

Teognide, poeta greco della seconda metà del VI sec. a.C.