RIFLESSIONI SU VICENDE DI POLITICA ED ATTUALITÀ

 

PENA DI MORTE, TORTURA... E GUERRA NEI BALCANI

Attualmente, esistono diversi luoghi nel mondo nei quali si praticano, in maniera più o meno istituzionale, la pena di morte e la tortura.
Ora, ritengo necessario precisare gli intenti e l’ impostazione delle brevi riflessioni che seguiranno ed affermo, a questo proposito, che parlerò solo in relazione a quei paesi ritenuti "moderni" e rispettosi dei "diritti umani", fra i quali, naturalmente, l’Italia.
Degli altri è inutile parlare in quanto ci si trova di fronte a realtà storico-sociali che non arriverei a definire asincrone o sfalsate rispetto alle nostre, ma almeno indipendenti e dunque, probabilmente, non è corretto, sotto molti punti di vista, interferire e imporre il proprio punto di vista mai libero da ipocrisie, secondi fini politico-economici o visioni del mondo, sì, contrarie a quelle che si combattono, ma ugualmente fanatiche.
Per i riferimenti alla stringente attualità, ognuno tragga le sue conseguenze.
Certo che, se mi si concede di approfondire e sbilanciarmi, chi ha, come me, una visione della vita profondamente relativista e dialettica, anche riguardo ai princìpi umani ritenuti "universali", può finire, d’altra parte, per subordinare tutto agli interessi politici del momento e concordare per l’intrusione e l’interferenza violente.
In conclusione di questa premessa, legata evidentemente ai problemi attuali nei Balcani, si delineano, secondo il mio pensiero, due opzioni, entrambe ragionevoli: non interferire oppure interferire ma con interessi e fini politici consapevoli e dichiarati, almeno nella mente di chi comanda e/o arriva a capire questo discorso, senza ritenersi John Wayne o, peggio e più ridicolo ancora, i crociati del "bene".
Ma torniamo all’argomento principale: la pena di morte e la tortura, e, precisiamo che per tortura, nei paesi moderni, intendo quell’insieme di azioni che, a volte, dei presunti colpevoli devono subire da parte delle autorità giudiziarie, più per abitudine che per degenerazione del sistema.
In ogni caso, focalizziamo l’attenzione sulla pena di morte.
Essa rappresenta indubbiamente l’ultimo ed il più grave attentato alla libertà individuale ed alle garanzie elementari che dovrebbero essere assicurate ad ogni uomo. Ha la stessa inutilità della vendetta ed è provocata dagli stessi propositi ottusi, in sostanza è una vendetta. L’omicidio, anche e soprattutto a scopi difensivi, ha una sua logica, e a volte si rende inevitabile, se è commesso in un contesto di conflitti tra singoli, basti pensare all’epoca del West americano oppure anche a certe situazioni all’interno di realtà in cui dominano la malavita ed il crimine, ma se è istituzionalizzato diventa palesemente assurdo.
D’altra parte però, è altrettanto assurdo il comportamento di chi si scandalizza e si indigna per la pena di morte e non si rende conto che la sua "qualità" e la sua natura sono identiche a quelle degli altri tipi di pene inflitte dalla società a chi si permette di trasgredire; in primo luogo il carcere: la pena di morte rappresenta solo un piccolo passo in avanti quantitativo rispetto agli altri provvedimenti. Pensiamo a come si deve sentire un semplice carcerato, che viene bandito per sempre dalla vita regolare, quando ci si scaglia con tutta la nostra forza e convinzione contro la pena di morte: non ci sono parole per descrivere la rabbia e la beffa subita.
Con tutto questo, non intendo dire necessariamente che non devono esistere la giustizia, le pene ecc.; non intendo demolire a tutti i costi le basi della società civile; contesto semplicemente il fatto che esistono molte contraddizioni e, per questo motivo, sarebbe logico e ragionevole cercare di essere distaccati il più possibile.
"Il respiro stesso deriva da un fanatismo in embrione, così come qualsiasi partecipazione al movimento..." ha affermato un filosofo che ammiro.
Comunque, è bene che questo distacco rimanga prerogativa di pochi.