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Kamala

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I Kamala ci regalano il Prog con "Il delirio e la cura"

Per gli amanti del rock progressivo, magari anche nostalgici come me, ecco un ottimo lavoro dei giovanissimi Kamala, in grado di soddisfare la riscoperta di un genere musicale forse troppo trascurato, ma tutt’altro che tramontato.
“Il delirio e la cura” nasce come demo, ma ha tutte le carte in regola per qualificarsi come vero e proprio album compcet, definizione tornata in voga dopo un certo assopimento dato dall’invasione di una moltitudine di generi musicali spinti a suon di mode e faccine belle, ma spesso con poco spessore. Il Prog resta ancora una musica “completa”, un sapiente mixage di arti nobili che si fondono rendendo difficile il compito del singolo strumentista, indotto a fare musica piu’ che accompagnare, come un ergersi solista a sua volta indipendentemente dallo strumento che suona, per poi adagiarsi sopra un insieme nel quale ogni nota ha una relazione di completamento.
I Kamala riescono bene ad interpretare tale sviluppo e richiamando le varie sonorita’ dei gruppi storici che hanno fatto la storia della musica anche in Italia, coordinano con ottima scelta di tempi, il loro tappeto musicale che sostiene la storia letteraria, anch’essa importante per un Prog che si rispetti.
In “Al me di domani” nasce la prima introspettiva di un soggetto qualsiasi, che non trova un percorso nella sua strada comune, non esistono gioie e fortune in una prigione di stasi inerte senza definizione assoluta, un muro di aria dentro l’aria, originando “Pensieri passivi”. “Tremando sul bordo” e’ il sottile stato che separa la vita e non vita, quello che induce ogni domanda, che porta alla scelta di poter sbagliare, ma almeno provare ad esistere, sovrastata dal desiderio di un destino scritto, che si aspetta senza dover fare, agghiacciante ma rilassante allo stesso tempo invocato in “Delirio notturno”. Sopraggiunge la “Stasi nella fiaba” tutto bello, troppo bello per essere vero, probabilmente un’illusione dalla quale fuggire per non correre il rischio di non poter piu’ nascere o semplicemente svegliarsi. E allora meglio fuggire dalla fiaba per poi ritrovarsi davanti allo stesso mondo di sempre, quello dove la gente e’ uguale a se’ stessa, quella che ci fa scoprire anche noi uguali a tutti gli altri manichini. In “Vortici” appare la nuda realta’ e il modo di aggirarla per la sua impossibilita’ di cancellarla. Bastava capire i simboli di orrore, fermarsi a rompere l’inerzia per porsi al centro del proprio IO come punto focale di un nuovo inizio carico di energia affrontando la verita’ ormai ammessa con tale serenita’ da viverla in modo piu’ concreto.
I Kamala scavano a fondo nel luogo comune di coscienza, e attraverso parole e musica fanno emergere i suoi lati oscuri. L’album ha una durata di poco piu’ di 38 minuti, un po’ poco se paragonato agli odierni album, assolutamente normale invece in relazione a LP compcet storici del prog. Molto gradevole musicalmente, non sconfina mai nel superfluo, mantiene la sua linearita’ con ottimi fraseggi strumentali e richiami ad oc che gia’ al secondo ascolto appaiono fluidi e ben congegnati.
Tutti i brani sono scaricabili gratuitamente (e non e’ poco di questi tempi!) dal sito: http://www.neltempiodikamala.splinder.com
Un augurio e un ringraziamento a questa band. L’augurio e’ quello che possano esprimersi ancora cosi’, davanti all’attenzione di chi conosce e sa gradire la storia del rock progressivo. Il ringraziamento per portare avanti il baluardo di questa ottimo genere al fine di renderlo ancora protagonista nella scena  musicale a volte compromessa dalla semplicita’ di altri generi e dal filone del facile profitto.

 

Biografia dalla rete:

per adesso non la trovo :-)