Alberi

Yorl camminava cercando di stare incollato ai talloni di suo padre, Thyrn, ma si sentiva incredibilmente goffo ed incerto. Ogni pochi passi rischiava di inciamparsi in qualche radice, magari per la beffa di un Mazarot. Camminare al chiarore della luna non e' una cosa cui ci si abitua in un attimo. Thyrn procedeva sicuro, senza sbagliare un appoggio del piede, veloce ma silenzioso, come quando cacciava.
Il ragazzo era alla sua prima uscita notturna, avendo compiuto dodici anni poteva seguire gli uomini della famiglia per i lavori nel bosco e la caccia. Ma bisognava muoversi di notte, sfruttando le fasi lunari piu' luminose, perche' durante il giorno c'era sempre il rischio di incontrare gli Uomini della Valle e gli incantesimi non potevano tenere tutto l'anno la montagna coperta di nebbia e nubi basse, altrimenti sarebbe morto il bosco stesso. Ne' si poteva sempre avere con se' qualcuno che cantava gli incantesimi di protezione, il vecchio Gh non poteva essere dovunque, in fondo. E la magia e' una cosa da usare con parsimonia.

"Coraggio Yorl, ti abituerai alle marce nella notte, ora sei un piccolo uomo, quante ne farai nella tua vita! Come tuo padre e tuo nonno prima di te." disse Thyrn voltandosi, sentiva il ragazzo ansimare e incespicare di continuo, ma non stava cedendo di certo. Gia', orgoglioso come tutti gli uomini della montagna di ogni eta'.
"Ma quando arriveremo papa'? Non sono stanco eh, pero' e' difficile camminare qui." Thyrn sorrise, anche se, nell'incerta luce della Luna filtrata dall'intrico dei rami dei faggi, era impossibile apprezzare le espressioni del volto. "Fra poco arriveremo, mi raccomando, sii educato e gentile con i Gans!" e procedettero. Quanto rumore riusciva a produrre un ragazzino, penso' Thyrn, ma anche lui alla sua eta' passava per il bosco come un cervo in amore, senza badare troppo al rumore dei suoi passi, o meglio, incapace di controllarlo. Ormai i Gans avevano certamente sentito il loro arrivo, perche' il loro udito era piu' fine di quello dei caprioli.
Nel frattempo Yorl si chiedeva come sarebbero stati questi famosi Gans. Fin da piccolo aveva sentito parlare di loro, ma non ne aveva mai incontrato uno. Silenziosi, vivevano sulle montagne e fra i boschi, nascosti meglio degli uomini della sua famiglia. Un Gan si vede solo quando lui lo vuole, come tanti altri abitatori del bosco.
Infine raggiunsero un grande masso nel bosco, finito li' nella notte dei tempi, chissa' come, forse era stato portato da qualche Orcul per qualche ragione, o forse era semplicemente caduto dalle pendici della montagna. Due Gans aspettavano immobili ai piedi della grande pietra coperta di muschi e felci. Nemmeno Thyrn riusci' a percepire la loro presenza, ma non fu certo stupito come Yorl quando una voce emerse dall'oscurita', come se un mucchio di foglie secche e legno che si intravvedeva avesse parlato. "Salute a te Thyrn. Ed anche al tuo giovane figlio." Thyrn ricambio' il saluto e quindi fece un cenno a Yorl per invitarlo a salutare a sua volta. "Salute a te ... g ... Gan" tentenno' il ragazzo. Allora il mucchio di foglie e legna si mosse, rivelando di essere in realta' una straordinaria creatura. Il mantello che lo ricopriva lo rendeva indistinguibile dal terreno, dalla corteccia degli alberi o dalle foglie e l'erba. Nemmeno di giorno. Il Gan si avvicino' senza fare alcun rumore, per lo meno nessuno sensibile alle orecchie di un uomo, ed un raggio di luce lunare lo illumino'. "Mi chiamo Crog, giovane uomo, anche se effettivamente appartengo alla gente che voi chiamate Gans, preferisco il mio nome. Quale e' il tuo?" "Yorl, figlio di Thyrn mic Karnygoh!" "Bene, un vero ometto tuo figlio Thyrn, fiero del suo nome, come tutta la famiglia, ne avete buone ragioni, si." Il ragazzo osservo' meglio il Gan. Era alto piu' o meno come lui, ma robustissimo, il volto era largo, con grandi occhi, il naso grosso come quello di un vecchio, mascella robusta ed una specie di barba corta, le gambe che spuntavano sotto il mantello erano straordinariamente possenti, sproporzionate per un essere cosi' basso, e davano l'idea di una forza enorme. Nonostante l'aspetto robusto e quasi rozzo i Gans avevano fama di essere estremamente gentili e Yorl sentiva che Crog dava una sensazione di bonta' immensa.
Come gli uomini dei clan delle montagne e dei boschi anche i Gans vivevano da tanti secoli nascondendosi agli Uomini della Valle. Nati in tempi talmente antichi da non potere nemmeno essere misurati in secoli, i Gans avevano abitato indisturbati le montagne ed i boschi, anche quelli di pianura. Per un certo tempo avevano convissuto con questi nuovi arrivati, gli uomini, ma questi con il loro egoismo non erano disposti a dividere nulla con nessuno. Cosi', essendo gente fondamentalmente pacifica, finirono per rifugiarsi dove di uomini non ve n'erano tanti e quei pochi ancora disposti ad essere amici. I Gans erano preziosi alleati per gli uomini delle montagne, li aiutavano nei lavori piu' pesanti, senza chiedere mai nulla in cambio, se non di essere trattati con dignita' e gentilezza. Era una cosa che gli Uomini della Valle non erano disposti a fare.
Tutto questo Yorl lo sapeva perche' gli era stato raccontato fin dalla prima infanzia. Ora incontrava finalmente i Gans e qualcosa gli diceva che era tutto vero.

"Hai molte domande, vero piccolo uomo?" domando' Crog, come se potesse intuire, se non percepire, i pensieri di Yorl. "Noi Gans quando dobbiamo lavorare non amiamo parlare troppo, qui nel bosco, anche se e' notte e gli Uomini della Valle sono a dormire nelle loro case, e' meglio essere silenziosi. Tu dovrai imparare ad esserlo mio giovane amico, ti abbiamo sentito arrivare da molto lontano ed ora che sei qui perfino il tuo respiro e' fragoroso come un temporale estivo per le mie orecchie. Ma non temere, imparerai. Ora andiamo a lavorare."
Risalirono per un tratto il bosco e raggiunsero un grande faggio, che si ergeva possente fra altri piu' giovani. Thyrn si consulto' con i due Gans e quindi dette mano alla mannaia per abbattere l'albero. Intanto i due Gans se ne stavano in parte e borbottavano qualcosa in una lingua incomprensibile. Crog quindi si rivolse nuovamente a Yorl "Noi non abbattiamo l'albero, vi aiuteremo a portarlo via, ma deve essere tuo padre a tagliarlo, perche' e' a lui ed alla sua gente che l'albero serve ed e' stato destinato. Noi abbiamo parlato con questo vecchio faggio per salutarlo, e' molto tempo, relativamente alla vita di voi uomini, che lo conosciamo. Ma era nato per questo ed il suo legno non marcira' dopo essere stato schiantato da un fulmine o da una nevicata troppo forte nella sua vecchiaia, esso dara' calore alla tua famiglia e servira' per fabbricare molte cose utili. L'albero lo sa e non si lamenta della sua sorte, sono gentili gli alberi, non come gli uomini." Yorl ascoltava a bocca aperta, ma pensava a cosa doveva provare l'albero mentre la mannaia di suo padre tagliava alla base il suo grande tronco. "Ogni cosa sulle montagne e' viva" prosegui' Crog "ricorda sempre, che devi rispettare ogni cosa viva e, dato che ovunque vi e' vita, anche in alcune pietre, devi prendere sempre e solo quello che ti serve ed e' destinato a te. Gli uomini hanno dimenticato queste regole da tanto tempo ed ora la loro terra sta divenendo sterile, chissa' quali catastrofi colpiranno anche noi, anche se non abbiamo colpa. Ma siamo nati con la Terra e moriremo con essa." sospiro' il Gan. Yorl si chiese quanti anni potesse avere Crog. Anche se non era sicuro, pensava che quell'essere fosse nato molto prima che la sua gente giungesse in quella parte del mondo, molto tempo prima che le persone sagge come Gh comparissero. In fondo Gh stesso aveva insegnato che la sua conoscenza veniva da genti antichissime, come i Gans appunto.

Dopo un lungo lavoro, con un improvviso scricchiolio, l'albero si schianto' a terra, mentre le sue foglie scrosciavano come la pioggia d'autunno. "Yorl, ora tocca a te, vieni qui con il tuo attrezzo e, mentre mi riposo, inizia a tagliare i rami, ma soprattutto fai quello che ti dice Crog, non ci sono esseri piu' abili nel lavorare il legno dei Gans, vedrai!".
Il ragazzo si avvicino' all'albero con il suo attrezzo, una tozza lama, pesante per un dodicenne, rettangolare, con un corto manico che si innestava sul lato corto della lama nei pressi del filo. Aspetto' che il Gan gli desse delle disposizioni, ma continuava a pensare alla fine dell'albero, dopo quello che Crog gli aveva detto. "Non sentirti in colpa se toglierai i rami all'albero Yorl di Thyrn mic Karnygoh", Crog interruppe i suoi pensieri "i tuoi sentimenti ti fanno onore, ma, come ti ho detto, questo albero era nato per voi, egli sara' felice di scaldarti e darti oggetti utili col suo legno. Vieni, ora ti insegnero' cosa devi fare."
Lavorarono per tutta la notte, fino a quando non era giunto il momento di tornare alla loro casa, prima del sorgere del sole. Sarebbero tornati a finire il lavoro ed a recuperare il legno un'altra notte, nel frattempo i Gans avrebbero curato di fare in modo che questo si asciugasse nel modo migliore. Non c'era alcun pericolo che gli Uomini della Valle percorrendo i boschi trovassero le tracce del loro lavoro, perche' i Gans avevano fatto creare tutto attorno dei sentieri di impronte magiche ad un Mazarot, ogni uomo che li avesse calpestati sarebbe stato costretto a seguirli fino a perdersi e non sarebbe mai passato vicino al faggio abbattuto.

Yorl era stanchissimo e dormi' per quasi tutto il giorno. Quando si sveglio', nel tardo pomeriggio, si alzo' e vide vicino al suo letto la culla di larice che aveva ospitato lui ed i suoi fratelli e sorelle. Si avvicino' ad essa e accarezzo' il rosso legno dalle vene robuste. Sua madre lo sorprese in quel momento "Si, Yorl, il vecchio larice ha sfidato sulle crete i fulmini ed il gelo per cullarti, ora che sei un piccolo uomo e' ora che tu lo ringrazi". Yorl sorrise cacciando giu' un nodo alla gola, un fiero uomo del clan Karnygoh non si commuove, esteriormente.

Questo racconto e' dedicato a tutti gli alberi che vidi tagliare nel bosco da bambino ed a tutti quelli che donano alla mia famiglia ogni cosa utile.