L'arco di Kvyll

"Kvyll ... figlia mia svegliati" cosi' si senti' sussurrare nell'orecchio la giovane Kvyll una mattina Riprendendo coscienza senti' l'odore leggero del fumo provenire dalla stanza accanto. Scosto' dal suo viso la coltre di pelliccia ed alzo' il capo. "Kvyll, il mio vecchio cuore vibra di orgoglio a vederti levare splendente come il sole, ma questi e' gia' su nel cielo e tu non hai ancora dischiuso gli occhi" disse Gh scostando i capelli arruffati di Kvyll "coraggio, levati, oggi verrai con me a cercare un albero". Kvyll apri' gli occhi vide la figura del vecchio Gh davanti a se', sorrise assonnata e si alzo'.
Il sole aveva veramente iniziato a splendere sulle montagne, in breve la ragazza indosso' gli abiti che portava nel bosco chiedendosi che albero avrebbero dovuto cercare. Ma quello che dice Gh non si discute, lui ha la conoscenza. Uscirono e si incamminarono lungo uno dei percorsi che Gh stesso insegnava a tutti gli abitanti delle case della montagna per spostarsi anche durante il giorno, senza farsi vedere dalla gente della valle. Kvyll non chiese spiegazioni a Gh per un pezzo e questi si limito' a cantilenare sommessamente un incantesimo di protezione per renderli invisibili ad occhi indiscreti. Una precauzione non superflua, dato che in quel periodo dell'anno gli uomini della valle percorrevano spesso i boschi ed i prati della montagna.
Giusero, infine, ad un colle boscoso dove Gh si fermo' e ruppe il silenzio "Ora tu dovrai trovare l'albero destinato a fornire il legno col quale tuo padre fabbrichera' per te un arco". Kvyll guardo' l'anziano per un attimo, perplessa: non sapeva nulla di legno e non aveva mai costruito un arco, come poteva sapere quale sarebbe stato il legno migliore? Ci fosse stato suo padre ... Gh interruppe i suoi pensieri "Figlia mia, non devi chiederti quale sia l'albero, lo sai gia' da quando sei nata, libera la tua mente dai pensieri, non servono altro che a confonderti, in questo bosco c'e' un albero, il tuo albero, tu lo conosci gia', e' nato per te e tu per lui, devi solo incontrarlo". Kvyll non si sorprese del fatto che Gh avesse letto nel suo pensiero, era abituata al fatto che il vecchio non avesse bisogno di sentire parole o di usare gli occhi per vedere, faceva parte delle sue facolta'. "Nonno Gh" cosi' lo chiamavano i giovani del clan "le tue parole sono sempre state per me la verita', faro' come tu dici" e prese a vagare per il bosco. "Per essere certo che la tua mente cosciente sia impegnata, Kvyll, ti raccontero' qualcosa che devi sapere e giustifica questa nostra gita, una cosa che non dovrai raccontare a nessuno pero': chi deve sapere sa, chi non deve sapere non sapra'." Kvyll continuava a camminare ma era ansiosa di conoscere la ragione della ricerca di un albero particolare per fabbricare l'arco.
"Tu sei stata addestrata all'uso dell'arco fin da quando hai iniziato a camminare senza dondolare come gli ontani durante i temporali, finora hai usato degli archi piccoli, da bambina, ma e' giunto il momento che tu abbia il tuo arco, quello che ti accompagnera' lungo tutta la vita e che verra' con te oltre la morte. Da sempre, presso la nostra gente, vi sono grandi arceri, siamo un popolo di montagna e vi sono molti cacciatori fra di noi, dato che la terra non e' generosa qui. Le donne, nonostante non caccino, hanno sempre portato l'arco per la guerra. Ci sono due ragioni per questo, la prima e' che siamo sempre stati pochi e la pace e' un bene raro nella nostra storia. Gli uomini combattono con le spade e le asce, ma dietro di loro, in ogni battaglia dei tempi antichi, c'erano le donne con gli archi. Il loro compito non era solo quello di contribuire al combattimento, se gli uomini vacillavano ed iniziavano a fuggire di fronte al nemico, le donne li uccidevano con le loro frecce. Non contava nulla che quelli fossero i loro padri, mariti o figli, se i guerrieri cedevano sarebbe stata la fine del clan e del nostro popolo. Cosi', dove il coraggio non bastava, i nostri guerrieri sapevano che nessuno sarebbe uscito vivo da una battaglia se non vincitore. Le donne poi, in caso di disfatta, dopo avere ucciso tutti gli uomini, usavano andare ai carri ed uccidevano i bambini, quindi se' stesse. Questo accadeva molti secoli fa, quando ancora i nostri antenati non avevano valicato le montagne per scendere lungo le valli, prima dei regni di cui cantano le saghe, e vivevano nelle grandi pianure che nessuno di noi puo' ricordare. Quando il nostro popolo trovo' la terra da coltivare e sconfisse tutti coloro che si trovavano ai suoi confini, questa usanza cesso', ma le donne continuano ad essere addestrate all'uso dell'arco. Ora, l'arco ti rendera' il guardiano supremo della tua famiglia, sara' tua responsabilita' dare e togliere la vita, come il tuo grembo generera' la vita, il tuo arco la togliera', quindi deve essere come una parte di te. Esso esiste da sempre, come esisti da sempre tu ed ogni cosa di questo mondo, l'arco e' rinchiuso dentro un albero e la sua essenza ti attende dalla notte dei tempi. Ora tu sei divenuta una donna Kvyll, da qualche tempo il tuo corpo subisce il potere della Luna e fra qualche tempo potresti diventare moglie e madre. Dunque e' giunto il momento che tu ed il tuo arco vi congiungiate."
Mentre Gh parlava cosi' Kvyll si fermo' davanti ad un vecchio albero di tasso e vi appoggio' le mani, le sue dita accarezzarono la corteccia squamosa dell'albero, bello come pochi se ne vedono ormai sulle montagne. Si volto' verso Gh e sorrise "Questo albero contiene il mio arco, esso puo' portare la morte ed essere fonte di vita, lo riconosco Gh, e' lui!". Il vecchio si avvicino' alla ragazza e le slego' dal collo la cordicella alla quale portava appeso un pendaglio che lui stesso le aveva dato appena nata, lo appese ad un ramo dell'albero e disse "Torniamo a casa, tuo padre verra' qui domani a prendere il tuo albero e fabbrichera' l'arco per te, ora la figlia piu' splendida del nostro clan e' veramente una donna".