Il fiume

La massa di tronchi scendeva lungo il fiume, lenta e ormai silenziosa. La corrente era molto ridotta, nonostante le piogge e lo scioglimento della neve su in Engrajc, il Tnemillyl era ormai arrivato alla fine della corsa, prossimo al mare. Oyam stava sulla grande zattera, fatta con tronchi robusti di abete, insieme agli altri compagni di viaggio. C'era poco da controllare, i tronchi non avevano possibilità di incastrarsi da nessuna parte e quindi gli uomini potevano restare a fumare la pipa e a chiacchierare nella chiusa parlata dell'Engrajc.
Erano scesi dalla valle chiamata Lanach Nas Ireip per portare il taglio del bosco al mare, al porto di Nangil dove avrebbero potuto venderlo, insieme ad un carico di legno già lavorato, prodotto dell'inverno. A parte Oyam e Inem, che veniva dall'Eiser, tutti gli altri erano boscaioli della valle, la gran parte di Irth e di Ehlap. Qualche giorno prima avevano costruito due zatteroni di tronchi, li avevano caricati di viveri e di legno lavorato e poi avevano aperto la diga di contenimento sotto Irth lasciandosi portare a valle dalla corrente del Mulf insieme a centinaia di tronchi di abete e faggio.
Oyam si era unito alla compagnia dopo che, durante l'inverno, aveva portato a Ehlap un carico di sale, aprofittando della neve per usare le slitte, molto più comode dei carri da quando la strada del Lanach Nas Ireip era franata con le piogge della primavera precedente. Sistemare la strada era un lavoro lungo e probabilmente sarebbe costato un'altra estate di lavoro. Si era fermato a Irth per alcuni mesi a lavorare il legno ed ora, dato che conosceva bene l'ultimo tratto del Tnemillyl, era stato assoldato per portare giù il taglio, il prezioso legname che avrebbe portato un po' d'argento nelle tasche degli uomini e qualche mercanzia nelle loro case.
Oyam si consultò con Inot, l'unico che aveva già portato giù il carico altre volte. Erano vicini alla foce e dovevano iniziare a tenere unito l'ammasso di tronchi, per evitare che si disperdesse in mare, e poi fermarlo da qualche parte nell'acqua bassa di fronte alla spiaggia di Nangil mentre cercavano un acquirente. Tutti gli uomini si spogliarono, appesero dei chiodi lunghi ed una mazza ad una camera d'aria fatta di pelle e si buttarono in acqua trascinandosi dietro una lunga corda ciascuno. Piantavano un chiodo per ogni tronco e vi legavano la corda, collegando così tutti i tronchi in una specie di rete. L'acqua era fredda, ma il carico doveva essere tenuto unito e gli uomini avrebbero preferito morire assiderati piuttosto che tornare a casa senza i proventi di un anno di lavoro nel bosco.
Finirono il lavoro appena in tempo. Davanti a loro si aprì improvvisamente il mare. Ora dovevano portare i tronchi fuori dalla corrente del Tnemillyl e trainarli verso sinistra dalla spiaggia. Inot e Oyam si buttarono a nuoto con due corde che erano legate alla zattera, questa precedeva i tronchi ed era legata ad essi dalla rete di corde. Inot corse verso un grande pioppo che cresceva al limite della spiaggia e vi legò la sua corda per bloccare il loro convoglio di legno, Oyam si mise a tirare lungo la spiaggia, ma era un tentativo patetico di spostare tonnellate di legno. Quando la corda di Inot fu in tensione i tronchi iniziarono a ruotare da soli spostandosi sul bordo sinistro della corrente. Allora tutti gli uomini scesero a riva e si misero a tirare la corda di Oyam, facendo dei paranchi sugli alberi che erano vicini alla riva del mare. Dopo due ore di traino il carico era al sicuro dalla corrente e venne ormeggiato su dei pini.

Stava per calare il sole, Oyam si mise a contemplare le torri di avvistamento ed il faro di Nangil. Erano anni che che non veniva in quella città, quel tramonto gli fece riaffiorare qualcosa e lo spinse lontano dai suoi compagni, sulla foce del Tnemillyl a contemplare, dall'altra parte del fiume, la torre faro di Ny Bih, la pineta dietro di quello ed i massi di scogliera sul mare. Oynam si sentiva attratto da quel luogo eppure voleva fuggire, poi si rese conto che ciò che doveva cacciare erano i ricordi. Sapeva bene che con quello stato d'animo avrebbe finito per infilarsi in qualche osteria ad "annegare i ricordi nel bere" come diceva una volta, quando li' ci andava molto spesso.
Mentre rotolava nella sua mente Oyam non si era accorto che alle sue spalle era arrivato Nauig Litnem, il giovane e gigantesco abbattitore di alberi di Uamit. Nauig era rimasto per un po' a osservare Oyam, non aveva il coraggio di rivolgergli la parola perchè, nonostante la sua mole gigantesca, era intimorito da quel cittadino venuto su da Nihud che gli sembrava più "selvatico" di qualunque abitante dell'Engrajc. Ma in quel momento Nauig si rese conto che il suo compagno di viaggio era preso in un gorgo peggiore di quelli che fa il Tnemillyl durante le piene all'inizio dell'estate, così si sentì in dovere di tirarlo fuori. "Cosa c'è Oyam?", non ottenne risposta, "Dai, per una volta, se c'è qualcosa di troppo grande anche per te dillo, non puoi mica portare tutto tu!", Oyam non distolse lo sguardo dal faro e dal sole calante e disse sottovoce "Synn Urmallahn". Nauig non capì, ma per cercare di scherzare disse "é qualcuno che ti deve dei soldi?" l'unica cosa che poteva incupire Oyam, per quanto ne sapeva Nauig, erano i soldi. "No, Nauig, amico mio, è qualcuno a cui forse devo io qualcosa, ma è più prezioso dei soldi." Nauig rimase stordito, Oyam l'aveva adirittura chiamato "amico mio" e aveva un debito talmente grande da non potere essere pagato coi soldi, nemmeno con i pezzi d'oro?
Oyam si alzò di scatto, lo sguardo ora cambiato, era tornato severo. Nauig ebbe per un attimo paura di avere fatto arrabbiare Oyam, ma poi riconobbe che lui aveva sempre quell'aria arrabbiata, d'altronde su nell'Engrajc era una cosa normale. "Vieni Nauig, andiamo dagli altri e cerchiamo un'osteria in cui infilarci ad annegare i bei ricordi", "Come sarebbe a dire che vuoi annegare i bei ricordi? Se sono belli!", Oyan si fermò, mise una mano sulla spalla a Nauig e gli disse "Vedi il problema è che sono ricordi, quindi passato, cose belle che non ci sono più e non torneranno mai, se hai dei cattivi ricordi devi essere felice che siano ricordi, se ne hai di belli è triste che lo siano". Nauig ci pensò su un attimo, concluse che Oyam doveva essere più strano di quello che pensava, ma anche meno "selvatico" di tutti loro, anzi non lo era per nulla. Si incamminarono verso i compagni e le grandi case di Nangil.

Trovarono una taverna ricavata dai locali sotto una grande costruzione di pietra, che per il resto era vuota e veniva saltuariamente usata per alloggiare i mercanti e le loro merci che sbarcavano al porto. Mentre la maggior parte delle case di Nangil erano fatte completamente di legno e canne palustri, i magazzini erano costruiti in pietra bianca, portata con le navi, era un simbolo della ricchezza del porto commerciale. Entrarono tutti: Inot, Inem, Nauig, Oyam, Znarf (questi era un Cum proveniente da un paese oltre le montagne) e Oiram, il fratello di Nauig. Si misero ad un tavolo e chiesero subito che genere di bevande avessero. Ovviamente ce n'era di tutti i tipi, Nangil era un porto e si trovava qualunque cosa nei suoi depositi e nelle sue taverne.
Ordinarono boccali di birra da un klus per tutti, ed Oyam aggiunse "Per ora...", Nauig stava attentissimo ad ogni espressione e parola di Oyam cercando di capire che faccenda fosse questa di Synn Urmallahn. Rimase però deluso, Oyam sembrava essere tornato normale e passò la serata a stordirsi per bene con la birra e col vino. Alla fine fu lui a portare Nauig in una camera per la notte, tanto il ragazzo aveva bevuto per stargli dietro. Tornato in taverna Oyam ordinò una bottiglia di grappa e si mise ad ascoltare alcuni marinai che parlavano di mostri marini ed altre cose del genere: il vecchio demone dell'ignoto, sempre presente nell'umanità, o forse era la coscienza perduta sulle cose del mondo, deformata dalla paura. Un marinaio proveniente da uno dei porti dell'Ayrtsi notò l'interesse di Oyam e gli si rivolse "Non mi sembri un marinaio, scommetto che non hai nemmeno idea di cosa voglia dire incontrare i draghi e le sirene!", "Su alle sorgenti del Mulf, dove l'acqua sgorga dalla roccia, c'è la casa di un drago molto antico, ma io effettivamente non l'ho mai incontrato, per quanto riguarda le sirene ho avuto a che fare con le Aganis, non so se siano peggio loro o le vostre sirene del mare, ma sul Mulf bisogna starci attenti" replicò Oyam. Il marinaio non aveva mai sentito parlare delle Aganis dai lunghi capelli verdi, il cui aspetto dipendeva dalla loro volontà e dallo stato d'animo del mortale che le guardava. Oyam le aveva sempre viste con l'aspetto di donne bellissime, perchè non le temeva e sapeva come evitare di restarne affascinato. Quello che si era chiesto un tempo, ma al marinaio non lo disse, era quanto fosse reale la presenza di esseri come le Aganis o i Cjalcjus notturni o ancora di Orcs, draghi, Gans e simili. Nei suoi spostamenti attraverso tutto il Lurflann e l'Engrajc aveva incontrato molti di questi esseri, a volte ci aveva parlato. Aveva trascorso un'intera notte con le Aganis di Rats Tadec. No, per quanto fosse difficile da ammettere, questo mondo non era appannaggio unico degli uomini.

Verso l'una di notte Oyam raggiunse i suoi compagni nelle stanze sopra la taverna. Mentre saliva le scale la luce del lumino ad olio si spense e si trovò ad avanzare nel buio cercando di ricordare la conformazione dell'edificio. In quel momento la dose di alcol ingerita gli dava la strana sensazione di potere vedere nel buio. Inot vide entrare Oyam barcollando, la luce della luna che illumnava il suo volto deformato da un broncio più accentuato del solito. Dopo alcuni passi nella stanza Oyam andò a sbattere sulla parete e cadde sul suo letto di traverso rimanando lì per un po'. Inot andò a vedere se per caso si era rotto il naso. Oyam guardò la sua sagoma nell'oscurità e bofonchiò "Sa camminare nel buio sai ... per me è una strega ... mah, ec caruk sun laitof!". (1) "Chi? Che cosa dici figliolo?" replicò Inot, ma Oyam dormiva già. Inot tornò al suo letto pensando che a volte i giovani sono strani, anche se, in effetti, non sapeva quanti anni avesse Oyam, fatto sta che a volte faceva strani discorsi e quando beveva parlava in quella specie di lingua che non si capiva se fosse un delirio da ubriaco o chissà quale strana parlata di qualche angolo del Nord.
Il giorno dopo tutto il gruppo era in piedi all'alba, eccetto Oyam che stava smaltendo gli effetti della serata precedente. Inot e Inem andarono al mercato per cercare al padiglione dei mercanti di legname un acquirente per il loro carico. Rimasero a contrattare per un paio di ore con alcuni mercanti dell'Ovest ed alla fine vendettero tutto ad uno proveniente da Aissnev. Verso mezzogiorno andarono a svegliare Oyam ed a raccogliere gli altri per andare ad agganciare i tronchi alle barche del cliente e per caricare il legname lavorato. Nauig era un po' stordito dalla sbronza della sera prima, gli altri erano particolarmente arzilli ed allegri per avere combinato l'affare. Oyam lavorava come se non avesse fatto bisboccia la sera prima, ma era piuttosto nervoso e maltrattava un po' tutti. Finirono il lavoro a metà pomeriggio, si fecero dare le monete d'argento per la merce, si caricarono tutto il loro bagaglio sulla schiena e partirono subito. Anche se la sera si avvicinava preferivano non restare a Nangil con il denaro, quello era indubbiamente il posto migliore per farselo rubare o per finire in qualche bordello ubriachi a gettare all'aria un anno di lavoro.

Inot suggerì di risalire il corso del Tnemillyl seguendo gli argini costruiti in secoli di lavoro dell'uomo per conquistare nuove terre fertili, l'unico percorso asciutto sicuro dato che la pianura era occupata dalla palude. Fra una guerra e l'altra i progetti di prosciugare le paludi erano andati persi, anzi, spesso in passato gli acquitrini avevano impedito il passaggio di grossi gruppi di razziatori provenienti da Est. Persero molto tempo per passare il canale che separa l'isola di Nangil dalla terra ferma perchè il ponte di legno era stato distrutto da una alluvione ed i batellanti avevano molto da fare. Nessuno ricordava se quel canale fosse stato scavato dall'uomo, per proteggere Nangil, o se, piuttosto, era un ramo del delta del Tnemillyl rettificato durante il tentativo di prosciugare le paludi. Secondo alcuni era stato scavato da un gigante, ma la storia che narrava la vicenda era molto antica e solo pochi la conoscevano.
Verso l'imbrunire si trovavano poco oltre Ad Getrep, verso il villaggio di Hrog. Inot decise che avrebbero passato la notte a Hrog in una locanda dove era già stato l'anno precedente. Mentre il gruppo superava le prime case a valle di Hrog, Oyam si bloccò e rimase come paralizzato fissando un punto invisibile nella semi oscurità. Inem rimase a guardarlo. Ad un certo momento Oyam si levò dalla schiena la sua grianna, con cui aveva spesso movimentato le serate su a Irth, e, sempre fissando quel misterioso punto nella campagna, iniziò a suonare.
Dalle corde sfiorate dalle dita di Oyam uscì un arpeggio che aveva un misto fra l'antico ed il triste, Inem rimase un po' ad ascoltare, poi prese a sua volta il suo strumento, un violino di Eiser, ed iniziò a intrecciare una melodia sul giro della grianna. Cessarono di suonare all'unisono, come se conoscessero perfettamente entrambi la parte, anche se Inem improvvisava completamente. Allora il violinista di Eiser, intagliatore, ladro, arrotino, fabbricante di pentole di rame e anche un po' mago, disse "Tu Oyam potresti camminare su questa terra anche senza occhi ed orecchie, vero? Ti basterebbero il tuo naso e l'udito, o il ricordo. Tu sai cosa c'è oltre quell'oscurità, io lo sento, sai?", "Inem, tu senti molte cose che la gente di solito non sente, noi siamo della stessa natura" replicò Oyam, "In ogni caso la tua curiosità sarà presto saziata perchè il mio naso sente che nell'odore di questo fumo c'è della legna gettata nel fuoco da ...".

Raggiunsero la compagnia alla locanda. Questa era costituita da una serie di costruzioni i cui muri erano di mattoni ed il tetto di canne palustri sostenute da un'intelaiatura di legno. Quella era la tradizionale struttura delle case della pianura, cambiava solo il tipo di copertura del tetto, a seconda della disponibilità. Le varie costruzioni erano collegate fra loro da tettoie. C'era una grande costruzione circolare dove si trovava la taverna con un grande focolare al centro e tanti tavoli e panche tutto intorno, accanto a questa si trovava la cucina, comunicante attraverso una porta chiusa da una pelle. Le altre costruzioni erano alcuni dormitori, un granaio, un deposito di viveri, un altro deposito lasciato libero per le mercanzie degli avventori, dietro questo primo complesso si trovava la casa dei proprietari dell'osteria, un orto, un pollaio, il recinto dei maiali ed un secondo granaio. Il tutto era circondato da una palizzata di legno con un'unica porta chiusa da un cancello robusto.
Oyam rallentò vicino la cancello e Inem vide quel poco di pelle che restava libera sul suo volto impallidire. "Avanti, tu non hai paura di nulla, non te lo ricordi?", Oyam si fece avanti e disse "Ho paura che il cielo mi cada sulla testa, lo sai!", poi con decisone ostentata si infilò lungo il vialetto lastricato che conduceva alla porta della locanda. All'interno c'erano una quindicina di persone, gente che andava e veniva da Nangil ed alcuni del villaggio. Nella grande sala circolare i compagni di Inem ed Oyam erano già seduti ad un tavolo non lontano dal focolare.
Spiegarono ai due ritardatari che avevano preso uno degli alloggi solo per loro e chiamarono una delle ragazze che tenevano il posto, perchè mostrasse loro dove mettere i bagagli. Inem e Oyam seguirono la ragazza su per le scale di legno e andarono a mettere tutti i loro averi sui letti. Oyam volle assolutamente il letto all'angolo della stanza, come al suo solito, e fece sloggiare Nauig che ci aveva già messo il sacco coi suoi bagagli. Poi Inem prese il violino e disse "Prendi su la grianna Oyam, questa sera dobbiamo festeggiare e faremo sentire a questi impaludati come si suona una ballata!", Oyam tolse la grianna dal fodero di tela e prese a seguire Inem verso il rumore della sala. "Porca vacca! Non si vede un accidente! Maledetto il momento in cui non abbiamo preso una candela!" imprecò Inem sbattendo contro una colonna di legno che sosteneva la tettoia fra il loro alloggio e la taverna, Oyam lo superò e raggiunse deciso la porta della grande sala, nonostante l'oscurità accentuata da una improvvisa nebbia salita dal fiume. Inem ricordò che Inot gli aveva raccontato dell'impatto col muro della notte precedente, per un attimo temette che Oyam andasse a sbattere di nuovo, ma questa volta passò via veloce. Fu invece Inem a sbattere la testa su un trave troppo basso, arrvò alla sala bestemmiando tutte le divinità possibili ed immaginabili. "Come hai fatto ad evitare quel trave? Porco boia maledetto!", Oyam lo guardò divertito "Se sono sobrio il buio per me è un fratello. Da bambino, prima della guerra, andavo con mio padre alle miniere a comprare il ferro per la sua fucina e mi divertivo a farmi portare nei cunicoli da un vecchio minatore." "Già, e durante l'ultima guerra hai fatto la galleria di Dnolp!" aggiunse Inot, "Ma non sembra che tu sia mai stato un pippistrello, prendi sempre botte da tutte le parti! Comunque stavolta Inem ti ha battuto.".
Si misero tutti a sedere e poco dopo arrivò al tavolo una ragazza a prendere le ordinazioni per la cena. Aveva modi sbrigativi, adatti al suo lavoro, l'aria seria e gli occhi castani che a momenti si aprivano come in un'espressione di meraviglia, una lunga treccia di capelli castani le scendeva dalla testa fino quasi alla cintura. Ordinarono focaccia con cipolla e carne, Oyam chiese un supplemento di vino nero e fu l'unico a rivolgersi senza titubanze alla ragazza nella lingua del Lurflann, poichè solitamente la gente che viveva presso le foci del Tnemillyl preferiva parlare in Vos'c, ovvero la lingua che veniva parlata ad occidente del fiume, soprattutto dai mercanti. Nauig era piuttosto irrequieto, per la prima volta aveva la possibilità di portare a casa delle monete d'argento, ma aveva l'intenzione di divertirsi quella sera, visto che Inem e Oyam avevano tirato fuori gli strumenti.

Una volta finito di mangiare Inem prese il violino, si alzò in piedi e annunciò "Adesso preparatevi a portarci ancora qualche caraffa di vino, perchè vi faremo vedere come finisce un anno di lavoro per noi che siamo scesi dall'Engrajc!" attaccò subito un pezzo veloce che accompagnava battendo i piedi sul pavimento. Oyam gli stette dietro con la grianna, Nauig corse verso la cucina a cercare una pentola per fabbricarsi un improvvisato tamburo e ne uscì inseguito dalla ragazza che aveva preso le ordinazioni e dalla cuoca, con una grossa pignatta e con un mestolo di legno. Il giovane riuscì a rifugiarsi dietro ai compagni e le sue inseguitrici dovettero desistere. Nella sala tutti si erano voltati verso l'improvvisato spettacolo offerto da quella banda di boscaioli dell'Engrajc.
Suonarono tutta una serie di pezzi tradizionali ed alcuni originari delle terre del Nord. Ad un certo momento Oyam attaccò una ballata e si mise a cantare nella lingua del Lurflann. La ragazza che li aveva serviti prese a fissare la grianna di Oyam come se qualcosa fosse cambiato nella scena, poi iniziò a canticchiare dietro alla musica.
Quando ebbe finito Oyam dichiarò che aveva bisogno di una pausa e di una caraffa di vino nero. Chiamò la ragazza e disse "Etraup ejgnod na rtil id agenrc!", Nauig lo guardò incuriosito, Inot sbottò "Oh ci risiamo, ha bevuto ed inizia a farneticare, sembra che parli come uno delle isole del Grande Mare!", Inem lo fissava negli occhi, ridotti a due fessure. La ragazza rispose nella stessa parlata lasciando sconcertati tutti gli ascoltatori, poi sparì verso la cucina. Tornò con due caraffe di vino, ne posò una di fronte ad Oyam, l'altra la consegnò a Nauig che aveva tutta l'aria di essere sull'orlo di un collasso, tanto era eccitato da questa faccenda misteriosa. (2)
"Una caraffa di vino dura poco fra le mani di Fyrn Ohrm, quindi per i suoi amici è meglio portarne un'altra!" disse rivolta a Oyam. Tutti tacquero. Oyam alzò lo sguardo, lo fissò per un attimo negli occhi della ragazza e disse "Fyrn è morto, io sono suo fratello Oyam Ohrm", "Certo, come no" disse la ragazza "allora devo portarti via il vino, perchè il fratello di Fyrn non beve!", Oyam la bloccò "Non facciamo sciocchezze!", la ragazza rimise giù la caraffa e rispose risentita "Non ti ha mai detto Fyrn che nessuno mi tratta così? Brutto idiota!" poi si allontanò verso la cucina. Oyam teneva lo sguardo fisso sul pavimento, poi si alzò di scatto e inseguì la ragazza gridando "Synn, ejcne it sev misineb jak zaj sid ec caruk iov i on mes iup li nojoc ak is essal aanem rot ita!".
Nauig saltò sulla sedia "Synn! ... Synn, Synn Urmallahn!", "Cosa vuole dire?" chiese Inem. "Accidenti, Synn Urmallahn sarebbe quella tipa lì! Ha! L'altra sera che Oyam era lì sulla riva del Tnemillyl l'ho sentito borbottare in quella strana lingua, quando gli ho chiesto cosa ci fosse che non andava lui mi ha risposto: Synn Urmallahn!".
Inem disse "Lo sentivo, c'era qualcosa di strano, Oyam si muove in questo posto con gli occhi della memoria, sembra più strano del solito, ma qui c'è la faccenda di questo fratello, io non sapevo che Oyam avesse avuto mai un fratello e la ragazza mi sembrava un po' ironica. Comunque quei due hanno qualche ragione per discutere, adesso sono di là. Non ho mai visto quella luce negli occhi di Oyam!", intervenne Inot "Mi fa paura, quegli occhi li aveva quando l'ho conosciuto, in guerra, ogni tanto se ne stava per un giorno rintanato in qualche buco nelle nostre fortificazioni, poi veniva fuori, prendeva su l'ascia, un grosso martello e partiva verso la terra di confine. Una volta lo abbiamo sentito gridare, è tornato il mattino seguente, coperto di sangue e con un sacco pieno di teste mozzate. Una sera si è messo a fracassare tavole di legno a calci, ma in definitiva penso che fosse per via della guerra, in quei momenti eravamo tutti fuori di noi, non è facile, un guerriero si lascia trascinare.". Inem riprese "Non era la guerra, Oyam non è il tipo da andare matto per la guerra, lui sapeva di farcela, sapeva che sarebbe sopravissuto. Io sento che lui ha dei problemi col passato e col futuro, è per questo che gira continuamente per tutto il Lurflann e l'Engrajc, per cercare di fuggire da qualcosa che si porta sempre dentro, ma questa volta c'è andato a sbattere dritto contro. Attenzione torna!".

Oyam stava uscendo dalla cucina con la faccia di uno che era stato travolto da un carro di ghiaia, si voltò e gridò qualcosa che suonava come un insulto in quella lingua strana. Tornò a sedersi e bevve dalla caraffa del vino con lunghe sorsate. Poi riprese a suonare. Ad un certo momento entrò nell'osteria un giovane del villaggio seguito da un paio di amici. Si piantò davanti a Oyam e Inem e si mise a fissarli. Quando questi ebbero finito un pezzo gli si rivolse: "Si può sapere cosa ci fanno degli straccioni come voi qua dentro?", Inem lo mandò a quel paese, l'altro per tutta risposta gli fece volare via la sedia di sotto con una spazzata del piede. Inem si rialzò e mise la mano in tasca sull'impugnatura del coltello. Il giovane riprese "Quando faccio una domanda mi piace sentire una risposta più gentile. Synn! vieni qui! Dove sei?", Synn uscì dalla cucina. "Chi sono 'sti pezzenti che si permettono di venire qui a fare i pagliacci?", "Qui ognuno fa quello che gli pare a meno che non dispiaccia a me!" replicò la ragazza. "Fai la signora! Ma brava! Tanto so che finirai a quattro zampe, come i miei cani, a scodinzolare alla mia tavola."
Fino a quel momento Oyam era rimasto seduto in silenzio e fissava il nuovo arrivato, a questo punto si alzò e disse "é questo eh?" guardando Synn. "Ti ho detto di farti gli affari tuoi Fyrn!" disse lei con lo sguardo furioso. Oyam si piantò davanti al giovane e gli disse "Senti, tu non lo sai, ma Fyrn Ohrm è morto perchè questa ragazza avesse la libertà che le spetta e non è finito sotto terra ma è andato in un posto peggiore. Ora, io sono Oyam Ohrm e tu sei un disgraziato che vuole vedere in ginocchio questa ragazza, beh io penso che tu sia già morto, o meglio lo sarai fra poco, qui fuori, in cortile.", il giovane rimase a guardare Oyam con aria di superiorità, poi si rivolse a Synn "A quanto pare fai colpo sulla gente dell'Engrajc! Bene, questo qui non mi fa paura, se devo solo liberarmi di lui per avere te considerati già a casa mia.". "Tu Oyam non farai un bel niente e tu Oihrog non sei altro che un imbecille." rispose Synn.

Oyam si diresse verso il cortile. Nauig gli corse dietro e rimase a quardarlo da sotto il portico di legno. Oyam si era messo in ginocchio sulla ghiaia dello spiazzo per i carri, si era tolto la giacca e la camicia e guardava qualcosa che teneva in mano, come se pregasse. Non si accorse che Synn era arrivata alle sue spalle, vide cosa aveva in mano e gli posò una mano sulla testa "Ancora!?" disse, "Non scherzo mai, anche se tu non ci credi." rispose Oyam mentre quella mano fra i capelli gli faceva venire la pelle d'oca, "Senti Fyrn, lo sai come stanno le cose...", "Io non sono Fyrn!" disse piano Oyam, "Va bene, Oyam, tu non sei Fyrn, quindi non hai ragione di fare tante scene, io me la cavo benissimo da sola, cosa credi? E poi Oihrog è fortissimo e non ci penserà su due volte ad ammazzarti, non puoi farmi questo, non posso averti sulla coscienza, dopo tutto questo tempo, credevo che ...", "Tu non devi credere niente, lo so che opinione hai di me. Comunque io sono già morto e quindi non fa differenza se lo sono sul serio, almeno avrò mantenuto una delle promesse di Fyrn e potrò magari liberarmi per sempre da questo. Il tipo là dentro è forte? Hai sempre detto che faccio paura, adesso vedrai che non è solo un'impressione!"
Oihrog uscì seguito da tutti gli avventori. "Allora giochiamoci questa donna!" disse, "Qui non ci si gioca nulla, dato che Synn non è di nessuno e non sarà mai di nessuno, tu ti illudi di poterla avere? Non si può avere, perchè lei non è nemmeno di se stessa. Comunque giochiamo a morire!". Oyam non aveva nemmeno finito di parlare che Oihrog gli aveva tirato un pugno in pieno volto, Oyam lo incassò senza vacillare, poi indietreggiò e si mise in guardia con le gambe larghe, la mano destra davanti al viso, la sinistra chiusa a pugno sul fianco. Oihrog gli si avvicinò per tornare a colpirlo ma Oyam fece partire un calcio diretto allo stomaco dell'avversario. Oihrog venne gettato indietro dall'impatto con il piede di Oyam, poi si rialzò e si lanciò in avanti, colpì Oyam con una serie di pugni al fegato ed al volto finchè questi non riuscì a pararne uno e rispose con una gomitata al diaframma, il braccio fece perno sotto lo sterno di Oihrog ed il pugno andò a colpirne il volto. Oihrog afferrò Oyam per la cintura e ci fu una serie di colpi piuttosto confusa. Alla fine i due si allontanarono: Oyam sanguinava, Oihrog teneva nella mano destra un coltello. Oyam rimase per un attimo immobile, aveva una ferita che gli attraversava il torace, una coltellata destinata al fegato che era riuscito a scansare. Bagnò le dita di sangue e con quello si fece due segni sotto gli occhi, poi alzò le braccia al cielo, lanciò un grido inumano e si gettò sull'avversario. Oihrog ricevette un calcio circolare alla testa, l'impatto con la gamba di Oyam lo fece volare a terra ed il coltello gli sfuggì di mano. Mentre stava per rialzarsi Oyam gli assestò un altro calcio al volto, poi gli si gettò addosso e gli dette una serie di pugni e gomitate, fino a trasformare il viso di Oihrog in una specie di poltiglia sanguinolenta. Alla fine lo fece rialzare, ormai privo di forze, e lo tenne in piedi per i capelli, quindi si rivolse a Inem "Vai a prendere la mia spada, voglio questa testa nella mia collezione!", Inem corse a cercare la spada nel bagaglio di Oyam.

Synn si fece avanti, "Lascialo, non vedi come è ridotto?", "No, ho promesso di ammazzarlo e lo farò!" replicò Oyam. "Tu non ammazzi nessuno in casa mia!", Oyam gridò "Tu non puoi darmi ordini, tu non puoi dirmi proprio niente! Ecrap im utsa etsu? Eh? Ecrap?", allora una lacrima corse sulle guance di Synn "Non farlo, ti prego, non ... io non voglio che tu sia un assassino, se lo ammazzi sei peggio di lui, non ti permetterò di farlo. Se lo lasci ti farò lavorare qui per un po', potrai restare qui quanto vuoi, va bene?", "Io sono già un assassino, cosa credi che abbia fatto per vivere? Ho ammazzato gli altri! Sono prima di tutto un guerriero. Non intendo comunque restare qui più a lungo di questa notte, non sai quanto mi costa!". Inem arrivò con la spada e la passò ad Oyam. Lui l'afferrò, poi disse a Oihrog "Adesso ascoltami, io ti vorrei ammazzare, ma per tua fortuna sono talmente stupido che voglio fare contenta Synn e ti lascio l'opportunità di prendere la tua carcassa e andare a vivere in occidente, vai dove vuoi ma sparisci. Io resterò qui finchè non te ne sarai andato e ogni tanto tornerò a vedere come sta Synn, se ti trovo la prossima volta mi sarà passato il cuore tenero, allora me la prenderò con te! Hai capito stupido gradasso?".
Oyam lasciò cadere Oihrog a terra e si allontanò con la spada verso il Tnemillyl. I suoi compagni e Synn fecero per seguirlo, ma lui si voltò udendo i loro passi e li fece fermare. Sulle rive del Tnemillyl Oyam si sedette fra le erbe alte, vicino all'acqua, ed iniziò a parlare da solo, con un tono cantilenante come se pregasse. Nessuno vide la luce che illuminò l'acqua e la creatura che ne emerse. Oyam ferito rimase lì tutta la notte e al mattino rientrò all'osteria perfettamente sano.