Attraverso il mirino:

macchine a telemetro accoppiato

Il telemetro accoppiato è un dispositivo di messa a fuoco dell'obbiettivo basata sulla messa a fuoco dell'obbiettivo consentendo un controllo atttraverso l'oculare. Lo svantaggio di tale sistema, basato su specchi semiriflettenti, è quello di essere poco utile nelle riprese notturne.Per la maggior parte dei modelli si tratta di un meccanismo basato sull'immagine coincidente o spezzata (Argus, Agfa Karat etc,etc). Al centro del mirino o in un oculare separato la visione è realmente doppia; la messa a fuoco va fatta facendo ruotare una ghiera dell'obbiettivo fino alla sovrapposizione delle immagini,mentre in un apposito mirino è dedicato talvolta alla composizione dell'immagine.

Molte case europee negli anni trenta, cinquanta, sessanta costruirono più versioni dello stesso modello. Alcuni modelli furono dotati di telemetro (Voightlander Vito B,C) o fu previsto un telemetro accessorio separato, da alloggiare nella slitta flash.

Una macchina a telemetro monobbiettivo a soffietto del tipo Zeiss Super Ikonta rappresentano tuttora una buona occasione di foto nitida di grande formato. Ciò è vantaggioso soprattutto nelle foto di tipo turistico, dal momento che la prassi per caricarle è spesso laboriosa e non vi è possibilità di cambio di focale; occorre prestare inoltre attenzione che il soffietto sia intatto, i sostegni (standarte) dell'obbiettivo effettivamente paralleli e che il movimento dei braccetti che fanno posizionare l'otturatore sia esatto (che scorrano liberamente l'uno sull'altro).

Il corpo anteriore rigido monobbiettivo offre maggiori prospettive d'uso, ma a mio parere ha un fascino assai inferiore e spesso necessita del telemetro accoppiato usato come accessorio,S tratta di apparecchi dotati di solito di buoni obbiettivi, di dimensioni contenute che si prestano sia al turismo che al reportage.

I modelli a telemetro Leica, Contax, le prime Nikon offrono un ampio parco di obbiettivi, la cui parte migliore è da collocarsi nella fase produttiva intorno agli anni '50.
Fra queste camere la migliore credo sia la Leica a vite, sia per affidabilità meccanica che per le dimensioni contenute.
La recente introduzione da parte della Cosina di un corpo marcato Voightlander innesto 39x1mm ha suscitato nuovo interesse per gli apparecchi Leica a vite, grazie all'offerta di un kit di grandangoli spinti (15mm,25mm etc,etc). Personalomente ho qualche perplessità, dovuta alla possibile "caduta di luce" ai bordi per grandangoli così spinti e per il possibile uso di un 18 mm che presume una foto d'architettura o una stampa grande formato per non perdere i dettagli di un'immagine così ampia come quella che fornisce un grandangolo così spinto.

 

Franci.a


Franci_a@yahoo.com
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