Al bar del centro. di F. Venturi

L'amarena fiammeggia sulla vetta di panna della coppa "Transformer" del bar Vanni.

Il bambino con l'apparecchio continua a piagnucolare qualcosa , a proposito di non si sa quale dei Power Ranger , che non gliel'hanno comprato e qua e la'.

La madre parla al telefonino con una voce nasale , mi vengono i dubbi su chi sia il roditore.

Lei o quello morto della sua pelliccia?

Il padre del bambino , immerso nel Messaggero , lascia fare al destino.

Leggo i fondi del mio caffe' , cercando di capire perche' quella coppa a forma fallica abbia un nome cosi' esotico.

Eccola , finalmente , la mia nuova conquista , una tipa da bar del centro , ha insistito per vedermi qui.

- Andiamo in un posticino che conosco io, molto intimo...-

Le ho detto stamattina per telefono.

-Ma no, andiamo da Vanni...-

-Vedrai , e' piccolino, hanno un vino novello con dei biscotti...-

Ho continuato , fingendo di non aver sentito.

-Voglio andare da Vanni...-

-...fatti in casa ,sono sicuro che ti piacera', e' appena fuori porta, in un borghetto...-

Niente.

-Io vado da Vanni, se vuoi vedermi vieni la'.-

-Vaffanculo te e Vanni-

Ho pensato allora.

Tuttavia , si sa , andare da soli in piccoli bar di borghetti medievali , mangiare biscotti e bere novello , e' la causa principe di crisi depressive da clinica specializzata. Di Zurigo.

-E Vanni sia. - Le ho concesso.

Eccomi qua in un bar tutto stucco veneziano , pellicce e Motorola.

A passare il sabato pomeriggio di fronte ad un bambino piagnucolante , che ha ordinato un gelato pornografico ed ora invece vorrebbe un giocattolo da 39.900 lire , come ha il suo compagno di banco.

Mentre la madre chiede a qualcuno via etere:

-Ma ti rendi conto? Ma ti rendi conto? Dopo tanti anni che mi faccio i vestiti da lei...-

E il padre legge la formazione della Lazio dietro il separe' quotidiano. E pensa che Zeman non capisce un cazzo. Che se ci fosse lui in panchina , lo scudetto l'avrebbero gia' vinto da un pezzo.-

-E' molto che aspetti?- Mi chiede con voce studiata e suadente , come quella che fanno le miliardarie con gli amanti giovani nei film. Quella voce che ti vuole comunicare una sola cosa : che , della risposta che darai , non glie ne frega niente a nessuno.

E' vestita come una miliardaria di un film. Cammina come una miliardaria in un film...

-No, solo venti minuti...-

Rispondo considerando la possibilita' di scappare.

Si siede accavallando le gambe.

Tira fuori una sigaretta e la accende.

Poi , con un gesto plateale della mano , chiama un cameriere.

-La Signora desidera?-

Ha l'aria di saperlo anche l'uomo quanto e' strana questa gente dei bar del Centro.

-Un Alexander. Tu cosa vuoi?-

Penso che dovrei rispondere che voglio un mondo migliore , per vedere la reazione di questo biondissimo cervello.

-Una birra.- Indovino all'istante che ai suoi occhi parra' richiesta plebea.

Infatti la sua smorfia e' puntuale come l'orologio al cesio di Berlino.

-Dove mi porti a cena?-

Non rinuncia nemmeno a sputarmi il fumo negli occhi.

-E' una sorpresa...-

-Non ho voglia di sorprese. Dove hai prenotato?-

-Beh, ecco conosco un posticino...-

-Non rinizierai col borghetto e tutto il resto..? Beh, ho prenotato io , "dall'Arrotino".-

Mi studia ma io incasso bene, anche se so che si spende esattamente quello che mi passano i miei in un mese. E a testa.

Il cameriere si avvicina con le nostre ordinazioni , il boccale della mia birra e' incredibilmente proletario di fianco al flute dell'Alexander.

Mi sento a disagio , in fondo e' il primo appuntamento e lei si sta dimostrando cio' che non mi era parso. Una stronza , saltando inutili giri di parole.

-Cos'hai detto che fai per vivere?-

Chiede con aria da 740. Volvo o denuncia dei redditi che sia.

-Scrivo.-

Butto giu' la prima sorsata di birra.

-Cosa scrivi?-

-Quello che mi viene in mente. Non avere dubbi, non sono uno scrittore di successo.-

- Tuo padre cosa fa?-

-Niente, e' in pensione.-

-D'accordo, cosa faceva?-

L'interrogatorio si fa serrato, stringo la tovaglia del tavolino. Mi sto innervosendo.

-Ma che importanza ha? L'altra sera in discoteca non facevi tutte queste domande...-

-Ero ubriaca.-

-Beh, mio padre era ufficiale dell'esercito...-

-La pensione dell'esercito e' una miseria, lo sai?-

-E con questo?-

-Con che soldi credi di portarmi fuori questa sera?-

-Sembra che i soldi per te siano di primaria importanza...-

-Non lo sono per tutti?-

-Non direi. Io vivo con pochi soldi.-

-No, tu muori con pochi soldi. Per vivere bisogna essere ricchi.-

-Non la pensiamo alla stessa maniera. Tutto qui. Io vivo bene...-

-Non hai risposto alla mia domanda, dove prenderai i soldi per questa sera?-

Mi fissa come se volesse mettermi a disagio a tutti i costi. In un paio di occasioni ha anche alzato la voce.

Ho visto che le due ragazze del tavolino di fianco stanno tentando di capire di che cosa stiamo parlando.

-Non preoccuparti ,posso offrirti la cena...-

-E la discoteca, il tavolo , lo champagne...?-

-Beh veramente avevo pensato di andare a sentire un po' di jazz al "Caffe' Latino".-

-Bravo vacci a sentire il jazz. Da solo.-

Si alza indispettita. Butta giu' l'Alexander tutto d'un colpo.

-Voi pezzenti non sapete fare altro che parlare e parlare. In questo mondo servono i soldi, non le parole.-

Fatico a credere ai miei occhi e alle mie orecchie.

Sta urlando. STA URLANDO.

Devo stare calmo, devo stare calmo.

Pensare ad altro, pensare ad altro.

Al giorno della mia prima Comunione. Sono sull'altare e ho le mani giunte.

Ai confetti. Gia', gia'.

-Pezzente. Mi tocchera' pure di pagarti il conto...-

Qui rompo gli argini. E' fortunata che non abbia qualcosa con cui poterla scarnificare.

Mi alzo e la spintono.

E le do uno schiaffo.

Una meraviglia di schiaffo. Pieno e appagante. Fa il rumore di un onda che si infrange a riva.

Il bambino del Power Ranger smette di piangere.

Mi sembra che mi guardi , ammirato.

Forse sta per chiedermi se , per dieci mila lire , posso fare lo stesso servizio su sua madre , rea di non avergli comprato il giocattolo.

Il padre scosta un attimo il giornale , la donna mi guarda terrorizzata mentre e' ancora al telefono.

Lei e' caduta , fa fatica a rialzarsi sui tacchi di 12 centimetri presi in prestito da Joan Collins.

Prendo la birra e gliela verso in testa. Mi piace fare le cose in grande.

Poi ,con lo scontrino , vado alla cassa mentre la sento piagnucolare e gridare che la paghero', bastardo.

Sono 20.000 lire. Cazzo.

Faccio per prendere il portafoglio ma il cameriere mi mette una mano sul braccio.

- Non si preoccupi Signore, offro io. Se non rischiassi di sembrare troppo accondiscendente , le chiederei anche l'autografo.-

Il sorriso del cameriere mi riempie di gioia.

-Grazie.-

Gli do la mano.

-Grazie a lei.-

Esco e l'aria e' fresca e buona. C'e' la luna in alto , sulle vie del centro.

Andro' a vederla dal mio borghetto medievale .